Questo testo è il risultato di un progetto ambizioso: incrociare un’ampia gamma di prospettive diverse intorno al tema dei fondamenti epistemologici della psicologia clinica e della psicoterapia. L’obiettivo era portare un contributo alla discussione intorno a quelle “domande fondamentali” che da sempre agitano il cuore della psicologia clinica così come di ogni psicologo clinico e psicoterapeuta che abbia sviluppato un minimo di coscienza epistemologica. Del resto ormai più di un secolo fa Karl Jaspers (1913, p. 818), nel gettare le fondamenta della sua “Psicopatologia Generale”, scriveva: “L’esclusione della filosofia è funesta per la psichiatria. In primo luogo: per colui che non è chiaramente consapevole di una filosofia questa si introduce senza che egli se ne accorga nel suo pensiero e nel suo linguaggio scientifico e lo rende poco chiaro sia scientificamente che filosoficamente. In secondo luogo: dato che specialmente nella psicopatologia il sapere scientifico non è di tipo uniforme si devono distinguere i modi del sapere, i metodi, il significato del valore delle affermazioni e i criteri dell’esame, e ciò richiede una logica filosofica”. Quanto scriveva Jaspers per la psicopatologia vale certamente anche per una psicologia clinica che, stretta fra incudine e martello, fra scienze nomotetiche alla ricerca di leggi generali e scienze idiografiche rivolte all’analisi del singolo caso, corre il rischio di non acquisire una propria identità, o di venire frammentata da una scissione che la porta a muoversi lungo paradigmi opposti e inconciliabili. Ma poiché ogni limite è anche un passaggio che ha due versanti, Giano, signore dei passaggi, nel mentre separa costituisce anche il luogo dell’incontro, di una possibile mediazione fra aspetti diversi.
L'algoritmo della psicoterapia
Saggino Aristide;Tommasi Marco
2018-01-01
Abstract
Questo testo è il risultato di un progetto ambizioso: incrociare un’ampia gamma di prospettive diverse intorno al tema dei fondamenti epistemologici della psicologia clinica e della psicoterapia. L’obiettivo era portare un contributo alla discussione intorno a quelle “domande fondamentali” che da sempre agitano il cuore della psicologia clinica così come di ogni psicologo clinico e psicoterapeuta che abbia sviluppato un minimo di coscienza epistemologica. Del resto ormai più di un secolo fa Karl Jaspers (1913, p. 818), nel gettare le fondamenta della sua “Psicopatologia Generale”, scriveva: “L’esclusione della filosofia è funesta per la psichiatria. In primo luogo: per colui che non è chiaramente consapevole di una filosofia questa si introduce senza che egli se ne accorga nel suo pensiero e nel suo linguaggio scientifico e lo rende poco chiaro sia scientificamente che filosoficamente. In secondo luogo: dato che specialmente nella psicopatologia il sapere scientifico non è di tipo uniforme si devono distinguere i modi del sapere, i metodi, il significato del valore delle affermazioni e i criteri dell’esame, e ciò richiede una logica filosofica”. Quanto scriveva Jaspers per la psicopatologia vale certamente anche per una psicologia clinica che, stretta fra incudine e martello, fra scienze nomotetiche alla ricerca di leggi generali e scienze idiografiche rivolte all’analisi del singolo caso, corre il rischio di non acquisire una propria identità, o di venire frammentata da una scissione che la porta a muoversi lungo paradigmi opposti e inconciliabili. Ma poiché ogni limite è anche un passaggio che ha due versanti, Giano, signore dei passaggi, nel mentre separa costituisce anche il luogo dell’incontro, di una possibile mediazione fra aspetti diversi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.