Si pubblica nel presente volume la documentazione inedita bielorussa, consegnata nel 2009 dal governo di Minsk a quello italiano. Si tratta di due cartelle, parte in lingua russa parte in lingua tedesca, dove sulla base di testimonianze raccolte da agenti dell’Nkvd, si ricostruisce il trattamento subito dagli Internati militari italiani (IMI) nei campi di prigionia del Reich. Il volume indaga la storia della prigionia degli italiani nei Balcani tra il 1943 e i primi anni del dopoguerra e il destino degli Internati militari italiani, catturati dai tedeschi subito dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943. Questi ultimi erano i soldati e gli ufficiali appartenenti alle 35 divisioni stanziate in Albania, Grecia e Jugoslavia che dopo l'armistizio si erano arresi ai tedeschi e per la maggior parte si erano rifiutati di continuare la guerra al fianco della Germania e della neonata Repubblica sociale. La massa dei prigionieri, cosiddetti “non optanti”, fu deportata dai Balcani nei campi di prigionia in Germania e nei territori occupati, tra cui la Bielorussia. Per indagare su quest’ultimo caso, sono stati fondamentali i documenti bielorussi qui pubblicati, oltreché i documenti raccolti negli archivi italiani, russi e britannici, L’altro aspetto, tema del volume, rimasto a lungo ai margini della ricostruzione storica, è quello relativo alle migliaia di IMI che, “liberati” dall’Armata rossa nel 1944, invece di essere rimpatriati furono deportati nei lager sovietici. Nella politica di rimpatrio dei militari e civili italiani dall'Urss, ebbe un peso determinante l'avvio della Guerra fredda e la necessità di Stalin di recuperare tutti i cittadini sovietici rifugiati in Europa occidentale.

Gli internati militari italiani: dai Balcani, in Germania e nell’Urss. 1943-1945. Cura e traduzione di documenti inediti bielorussi

Maria Teresa Giusti
2019-01-01

Abstract

Si pubblica nel presente volume la documentazione inedita bielorussa, consegnata nel 2009 dal governo di Minsk a quello italiano. Si tratta di due cartelle, parte in lingua russa parte in lingua tedesca, dove sulla base di testimonianze raccolte da agenti dell’Nkvd, si ricostruisce il trattamento subito dagli Internati militari italiani (IMI) nei campi di prigionia del Reich. Il volume indaga la storia della prigionia degli italiani nei Balcani tra il 1943 e i primi anni del dopoguerra e il destino degli Internati militari italiani, catturati dai tedeschi subito dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943. Questi ultimi erano i soldati e gli ufficiali appartenenti alle 35 divisioni stanziate in Albania, Grecia e Jugoslavia che dopo l'armistizio si erano arresi ai tedeschi e per la maggior parte si erano rifiutati di continuare la guerra al fianco della Germania e della neonata Repubblica sociale. La massa dei prigionieri, cosiddetti “non optanti”, fu deportata dai Balcani nei campi di prigionia in Germania e nei territori occupati, tra cui la Bielorussia. Per indagare su quest’ultimo caso, sono stati fondamentali i documenti bielorussi qui pubblicati, oltreché i documenti raccolti negli archivi italiani, russi e britannici, L’altro aspetto, tema del volume, rimasto a lungo ai margini della ricostruzione storica, è quello relativo alle migliaia di IMI che, “liberati” dall’Armata rossa nel 1944, invece di essere rimpatriati furono deportati nei lager sovietici. Nella politica di rimpatrio dei militari e civili italiani dall'Urss, ebbe un peso determinante l'avvio della Guerra fredda e la necessità di Stalin di recuperare tutti i cittadini sovietici rifugiati in Europa occidentale.
2019
Armadillo
978-88-99544-35-5
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