Il degrado del patrimonio edilizio che caratterizza ormai da alcuni decenni larga parte dei comuni abruzzesi collinari e montani, rappresenta l’esito di un processo complesso che si accompagna a forme di declino economico e trend demografici negativi. Nella situazione data è difficile immaginare occasioni di ripresa che possano avere origine da forze endogene; piuttosto si è portati a ritenere necessari l’intervento pubblico e mirate politiche economico sociali. Infatti, nei centri dove sono assenti rilevanti risorse turistiche e/o infrastrutture legate agli sport invernali, non sembra possibile ipotizzarne il recupero sulla base di interventi esclusivamente affidati al mercato: a fronte di valori immobiliari spesso irrisori, nessun progetto di riqualificazione edilizia potrebbe risultare conveniente in rapporto ad obiettivi di valorizzazione su base patrimoniale o reddituale. Il processo di ricostruzione che è seguito al sisma del 2009 avrebbe potuto essere interpretato ed attuato nella prospettiva di un ampio programma di interventi individuati sulla base di chiare e definite opzioni strategiche, per garantire prospettive di rilancio e di sviluppo di lungo periodo dei territori colpiti. Nelle iniziali intenzioni l’idea dei Piani di Ricostruzione sembrava assecondare un disegno di questa natura. Nei fatti la ricostruzione si sta attuando come un mero programma di recupero edilizio. Il paper sviluppa questa tesi provando a dimostrare come i finanziamenti fin qui erogati non abbiano generato, a distanza di quasi un decennio dal sisma, effetti particolarmente rilevanti sia a livello economico che demografico.

Recupero edilizio, valori immobiliari e declino demografico nell'Abruzzo port sisma 2009

Carbonara S.
;
Stefàno D.
2019-01-01

Abstract

Il degrado del patrimonio edilizio che caratterizza ormai da alcuni decenni larga parte dei comuni abruzzesi collinari e montani, rappresenta l’esito di un processo complesso che si accompagna a forme di declino economico e trend demografici negativi. Nella situazione data è difficile immaginare occasioni di ripresa che possano avere origine da forze endogene; piuttosto si è portati a ritenere necessari l’intervento pubblico e mirate politiche economico sociali. Infatti, nei centri dove sono assenti rilevanti risorse turistiche e/o infrastrutture legate agli sport invernali, non sembra possibile ipotizzarne il recupero sulla base di interventi esclusivamente affidati al mercato: a fronte di valori immobiliari spesso irrisori, nessun progetto di riqualificazione edilizia potrebbe risultare conveniente in rapporto ad obiettivi di valorizzazione su base patrimoniale o reddituale. Il processo di ricostruzione che è seguito al sisma del 2009 avrebbe potuto essere interpretato ed attuato nella prospettiva di un ampio programma di interventi individuati sulla base di chiare e definite opzioni strategiche, per garantire prospettive di rilancio e di sviluppo di lungo periodo dei territori colpiti. Nelle iniziali intenzioni l’idea dei Piani di Ricostruzione sembrava assecondare un disegno di questa natura. Nei fatti la ricostruzione si sta attuando come un mero programma di recupero edilizio. Il paper sviluppa questa tesi provando a dimostrare come i finanziamenti fin qui erogati non abbiano generato, a distanza di quasi un decennio dal sisma, effetti particolarmente rilevanti sia a livello economico che demografico.
2019
978-88-492-3667-5
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