Nel corso del Forum IFAU 2018, le relazioni presentate nella quarta sessione hanno puntualizzato aspetti riguardanti il rapporto tra le diverse fragilità dell’habitat antropizzato e le innovazioni tecnologiche che possono contribuire a trasformare edifici, città e territori in sistemi non-fragili. Gli autori che hanno preso parte ai lavori hanno documentato teorie, approcci metodologici e processi innovativi sulla base di esperienze di ricerca e sperimentazioni progettuali che, a più di un anno di distanza, evidenziano la necessità di ulteriori riflessioni. Assunto che le fragilità dell’habitat antropizzato possono essere generate non solo dalle mutazioni in atto a livello climatico, geologico, energetico e socioeconomico, ma anche da errati processi di pianificazione, tecnico-produttivi e trasformativi, si pongono oggi almeno due nuove questioni. Una prima questione emergente è quindi comprendere fino a che punto i gradi d’innovazione tecnologica possano essere autonomi e frammentari, giocati fra localismi/tradizionalismi e globalità/universalismi, e quanto sia urgente agire in senso integrato per la sostenibilità dell’habitat e la risoluzione delle sue vulnerabilità non solo in termini riparativi, ma soprattutto in senso abilitante e rigenerativo. La seconda questione riguarda allora la capacità non solo di risolvere problemi, senza comprendere e intervenire sulle cause generatrici, ma di cogliere nel rilevamento di criticità e vulnerabilità le occasioni per orientare le tecnologie verso la costruzione di “paesaggi adattativi" ricercando più gradi di reattività anche attraverso sinergie tra competenze esperte e spontanee. Su queste due questioni, il saggio sviluppa considerazioni sui saggi selezionati dalla sessione quattro evidenziano la necessità di reindirizzare tutte le discipline scientifiche a ripensare sia il senso della ricerca, sia le finalità del progettare.

Le molte reattività dell'ambiente costruito

ANGELUCCI Filippo
2020-01-01

Abstract

Nel corso del Forum IFAU 2018, le relazioni presentate nella quarta sessione hanno puntualizzato aspetti riguardanti il rapporto tra le diverse fragilità dell’habitat antropizzato e le innovazioni tecnologiche che possono contribuire a trasformare edifici, città e territori in sistemi non-fragili. Gli autori che hanno preso parte ai lavori hanno documentato teorie, approcci metodologici e processi innovativi sulla base di esperienze di ricerca e sperimentazioni progettuali che, a più di un anno di distanza, evidenziano la necessità di ulteriori riflessioni. Assunto che le fragilità dell’habitat antropizzato possono essere generate non solo dalle mutazioni in atto a livello climatico, geologico, energetico e socioeconomico, ma anche da errati processi di pianificazione, tecnico-produttivi e trasformativi, si pongono oggi almeno due nuove questioni. Una prima questione emergente è quindi comprendere fino a che punto i gradi d’innovazione tecnologica possano essere autonomi e frammentari, giocati fra localismi/tradizionalismi e globalità/universalismi, e quanto sia urgente agire in senso integrato per la sostenibilità dell’habitat e la risoluzione delle sue vulnerabilità non solo in termini riparativi, ma soprattutto in senso abilitante e rigenerativo. La seconda questione riguarda allora la capacità non solo di risolvere problemi, senza comprendere e intervenire sulle cause generatrici, ma di cogliere nel rilevamento di criticità e vulnerabilità le occasioni per orientare le tecnologie verso la costruzione di “paesaggi adattativi" ricercando più gradi di reattività anche attraverso sinergie tra competenze esperte e spontanee. Su queste due questioni, il saggio sviluppa considerazioni sui saggi selezionati dalla sessione quattro evidenziano la necessità di reindirizzare tutte le discipline scientifiche a ripensare sia il senso della ricerca, sia le finalità del progettare.
2020
9788849236682
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