Straordinario appare, nel suo insieme, il processo messo in forma dall'Albania negli ultimi tre anni. Una riforma amministrativa realizzata in pochi mesi, che ha portato a ridurre a 61 il numero degli enti locali nel paese, fino al 2014 ancora organizzato in un farraginoso sistema di centri principali (qytete), comuni rurali, centri di villaggi, e villaggi (fhastra). La recentissima riforma della giustizia, quasi imposta dalle organizzazioni europee e internazionali alle quali l'Albania da tempo intende aderire, dimostrando carte in regola in materia di contrasto alla corruzione, alla criminalità e indipendenza della magistratura. Assieme a queste, la riforma della legge quadro urbanistica e l’avvio di un processo di pianificazione che tocca tutte le scale di intervento, a partire dagli strumenti di valenza nazionale – un nuovo Piano Nazionale Generale (Fig.1), un Piano Nazionale per le aree costiere, un Piano di Settore per l’unica, grande area metropolitana del Paese, la conurbazione tra Tirana e Durazzo, assieme ad un interessante Piano dettagliato per le Aree di Importanza Nazionale . Il tutto in contemporanea dell’avvio del processo di formazione – all’inizio previsto rapidissimo, in sole 18 settimane – dei primi 26 Piani Urbanistici generali delle 61 municipalità riformate, naturalmente quelle più importanti, con Tirana, Scutari, Durazzo, Valona, Gjirokstro in prima linea, dove, in ragione del rapido inurbamento del paese dopo la fine del regime comunista, continua a concentrarsi, anche se a ritmi più lenti del passato, la quota più consistente di popolazione albanese. Oltre vent’anni di crescita edilizia incontrollata hanno peraltro consegnato all’oggi un paese sostanzialmente destrutturato, sia nelle città che nei territori un tempo agricoli, dove ogni classificazione tra città e campagna sembra ormai del tutto inadeguata, soprattutto a ridosso delle città maggiori e nelle limitate aree di pianura. E' una prova difficile, quella che attende il Paese, quasi impossibile, che merita di essere osservata e sorretta, anche da parte della cooperazione internazionale e in particolare italiana.
Albania, un paese alla prova del Piano
Piero Rovigatti
2019-01-01
Abstract
Straordinario appare, nel suo insieme, il processo messo in forma dall'Albania negli ultimi tre anni. Una riforma amministrativa realizzata in pochi mesi, che ha portato a ridurre a 61 il numero degli enti locali nel paese, fino al 2014 ancora organizzato in un farraginoso sistema di centri principali (qytete), comuni rurali, centri di villaggi, e villaggi (fhastra). La recentissima riforma della giustizia, quasi imposta dalle organizzazioni europee e internazionali alle quali l'Albania da tempo intende aderire, dimostrando carte in regola in materia di contrasto alla corruzione, alla criminalità e indipendenza della magistratura. Assieme a queste, la riforma della legge quadro urbanistica e l’avvio di un processo di pianificazione che tocca tutte le scale di intervento, a partire dagli strumenti di valenza nazionale – un nuovo Piano Nazionale Generale (Fig.1), un Piano Nazionale per le aree costiere, un Piano di Settore per l’unica, grande area metropolitana del Paese, la conurbazione tra Tirana e Durazzo, assieme ad un interessante Piano dettagliato per le Aree di Importanza Nazionale . Il tutto in contemporanea dell’avvio del processo di formazione – all’inizio previsto rapidissimo, in sole 18 settimane – dei primi 26 Piani Urbanistici generali delle 61 municipalità riformate, naturalmente quelle più importanti, con Tirana, Scutari, Durazzo, Valona, Gjirokstro in prima linea, dove, in ragione del rapido inurbamento del paese dopo la fine del regime comunista, continua a concentrarsi, anche se a ritmi più lenti del passato, la quota più consistente di popolazione albanese. Oltre vent’anni di crescita edilizia incontrollata hanno peraltro consegnato all’oggi un paese sostanzialmente destrutturato, sia nelle città che nei territori un tempo agricoli, dove ogni classificazione tra città e campagna sembra ormai del tutto inadeguata, soprattutto a ridosso delle città maggiori e nelle limitate aree di pianura. E' una prova difficile, quella che attende il Paese, quasi impossibile, che merita di essere osservata e sorretta, anche da parte della cooperazione internazionale e in particolare italiana.File | Dimensione | Formato | |
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