La maggior parte degli edifici, residenziali e di culto, di età medievale sopravvissuti a Brindisi mostra in ampie parti una caratteristica bicromia, dovuta all’impego di una pietra calcarea bianca (pietra di Carovigno) e del carparo, una pietra calcarenitica locale dai caratteristici toni caldi del giallo e dell’ocra che, grazie all’interazione con l’ambiente, a volte viene percepita quasi rossastra, come suggerisce il nome di castello Rosso dato al castello di Mare. L’alternanza di questi materiali non si limita a mettere in risalto elementi costruttivi quali archi, estradossi, piattabande e costoloni ma in molti casi riveste interamente gli edifici, tramite la seriazione di corsi orizzontali, arrivando anche a comporre motivi geometrici nelle facciate. Si tratta di una prassi, attestata almeno dall’XI al XIV secolo, che giunse a connotare il paesaggio urbano di Brindisi, differenziandolo da quello degli altri centri costieri pugliesi. Questo contributo vuole dunque esaminare il fenomeno, rintracciandone le radici nell’architettura antica e negli scambi con il mondo bizantino e indagando come un elemento legato alle tecniche murarie, seppur dotato di valenze decorative, possa essere diventato un elemento identitario della città
Brindisi bicolore: materiali costruttivi e logiche decorative in una città medievale
gaetano Curzi
2020-01-01
Abstract
La maggior parte degli edifici, residenziali e di culto, di età medievale sopravvissuti a Brindisi mostra in ampie parti una caratteristica bicromia, dovuta all’impego di una pietra calcarea bianca (pietra di Carovigno) e del carparo, una pietra calcarenitica locale dai caratteristici toni caldi del giallo e dell’ocra che, grazie all’interazione con l’ambiente, a volte viene percepita quasi rossastra, come suggerisce il nome di castello Rosso dato al castello di Mare. L’alternanza di questi materiali non si limita a mettere in risalto elementi costruttivi quali archi, estradossi, piattabande e costoloni ma in molti casi riveste interamente gli edifici, tramite la seriazione di corsi orizzontali, arrivando anche a comporre motivi geometrici nelle facciate. Si tratta di una prassi, attestata almeno dall’XI al XIV secolo, che giunse a connotare il paesaggio urbano di Brindisi, differenziandolo da quello degli altri centri costieri pugliesi. Questo contributo vuole dunque esaminare il fenomeno, rintracciandone le radici nell’architettura antica e negli scambi con il mondo bizantino e indagando come un elemento legato alle tecniche murarie, seppur dotato di valenze decorative, possa essere diventato un elemento identitario della cittàI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.