La Riforma italiana del Terzo settore ha introdotto significativi ele-menti di novità che, per certi versi, avvicinano il concetto di “Ente del Terzo Settore” a quello più in generale riconducibile alla “(Third and) Social Economy” (Mook, Whitman, Quarter, & Armstrong, 2015; Quarter, Mook, & Armstrong, 2017; Quarter et al., 2015; United Nations, 2018) ampiamente descritto dalla letteratura internazionale di riferimento. Partendo da questo presupposto, il presente scritto prova a interpretare le novità della Riforma - ancora in fase di completa imple-mentazione - considerando le più diffuse teorie internazionali sulla economia sociale ed evidenziandone alcuni punti di contatto ed elemen-ti di differenziazione rispetto alla situazione italiana. Le varie componenti della social economy italiana, o della “economia solidale”, saranno descritte in termini evolutivi, ovvero tenendo conto del profondo processo di cambiamento in atto nel nostro Paese, dovuto sia all’intervento del legislatore per riformare il Terzo settore (Fici, 2018), sia anche ai cambiamenti sistemici che toccano, direttamente e indirettamente, le organizzazioni che perseguono fini sociali. Tali cambiamenti dovranno peraltro essere funzionali al rafforza-mento del cosiddetto “pilastro sociale” dell’Unione europea che, nei prossimi mesi, dovrebbe sostanziarsi nella definizione da parte della Commissione di un Action plan per l’Economia sociale, nell’ambito della programmazione comunitaria 2021-2027. In tale importante con-testo evolutivo, anche l’Italia sarà chiamata a definire gli obiettivi verso cui indirizzare risorse ed energie per sfruttare tutto il potenziale che le organizzazioni non profit e dell’economia sociale possono mettere a di-sposizione dell’interesse generale (AA.VV., 2020). Per la compiuta realizzazione dei cambiamenti in atto risulta peraltro fondamentale che dette organizzazioni sappiano comunicare in maniera efficace e trasparente il proprio contributo al perseguimento di finalità considerate di interesse generale, anche nella prospettiva più ampia, cui mira l’Unione Europea, della maggiore “coesione sociale”. Anche in questa prospettiva, la Riforma del Terzo settore ha introdotto nuove e più stringenti regole che vanno analizzate in termini sistemici e che ap-paiono volte a perseguire livelli crescenti di trasparenza. A tal fine, il ricorso al paradigma interpretativo della comunicazione aziendale basato sulle ben note dimensioni della mission, della governance, e dell’accountability (Matacena, 2017) e riferito a tutte le organizzazioni della c.d. (third and) social economy appare come di particolare interesse e dunque meritevole di ogni possibile approfondimento.
La riforma dell’economia sociale in Italia. Brevi riflessioni in una prospettiva economico-aziendale
Michele A. Rea;Laura Berardi
2020-01-01
Abstract
La Riforma italiana del Terzo settore ha introdotto significativi ele-menti di novità che, per certi versi, avvicinano il concetto di “Ente del Terzo Settore” a quello più in generale riconducibile alla “(Third and) Social Economy” (Mook, Whitman, Quarter, & Armstrong, 2015; Quarter, Mook, & Armstrong, 2017; Quarter et al., 2015; United Nations, 2018) ampiamente descritto dalla letteratura internazionale di riferimento. Partendo da questo presupposto, il presente scritto prova a interpretare le novità della Riforma - ancora in fase di completa imple-mentazione - considerando le più diffuse teorie internazionali sulla economia sociale ed evidenziandone alcuni punti di contatto ed elemen-ti di differenziazione rispetto alla situazione italiana. Le varie componenti della social economy italiana, o della “economia solidale”, saranno descritte in termini evolutivi, ovvero tenendo conto del profondo processo di cambiamento in atto nel nostro Paese, dovuto sia all’intervento del legislatore per riformare il Terzo settore (Fici, 2018), sia anche ai cambiamenti sistemici che toccano, direttamente e indirettamente, le organizzazioni che perseguono fini sociali. Tali cambiamenti dovranno peraltro essere funzionali al rafforza-mento del cosiddetto “pilastro sociale” dell’Unione europea che, nei prossimi mesi, dovrebbe sostanziarsi nella definizione da parte della Commissione di un Action plan per l’Economia sociale, nell’ambito della programmazione comunitaria 2021-2027. In tale importante con-testo evolutivo, anche l’Italia sarà chiamata a definire gli obiettivi verso cui indirizzare risorse ed energie per sfruttare tutto il potenziale che le organizzazioni non profit e dell’economia sociale possono mettere a di-sposizione dell’interesse generale (AA.VV., 2020). Per la compiuta realizzazione dei cambiamenti in atto risulta peraltro fondamentale che dette organizzazioni sappiano comunicare in maniera efficace e trasparente il proprio contributo al perseguimento di finalità considerate di interesse generale, anche nella prospettiva più ampia, cui mira l’Unione Europea, della maggiore “coesione sociale”. Anche in questa prospettiva, la Riforma del Terzo settore ha introdotto nuove e più stringenti regole che vanno analizzate in termini sistemici e che ap-paiono volte a perseguire livelli crescenti di trasparenza. A tal fine, il ricorso al paradigma interpretativo della comunicazione aziendale basato sulle ben note dimensioni della mission, della governance, e dell’accountability (Matacena, 2017) e riferito a tutte le organizzazioni della c.d. (third and) social economy appare come di particolare interesse e dunque meritevole di ogni possibile approfondimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.