Il saggio indaga il nesso guerra, memoria e post-memoria nella ex Jugoslavia che troviamo simbolicamente rappresentato in due graphic novel contemporanei di grande successo: Fatherland di Nina Bunjevac e Safe Area Goražde di Joe Sacco. A partire dal celebre modello archetipico di Maus di Art Spiegelman, il graphic novel ha conosciuto un grande successo di pubblico e una rapida legittimazione letteraria. Tipicamente postmoderno per la sua capacità di ibridare generi diversi, di intrecciare il colto al popolare, e per la sua commistione di immagini e parole che si integrano a vicenda, questo nuovo genere sembra intrattenere un rapporto privilegiato con la memoria, soprattutto se riferita a traumi collettivi collegati alla guerra. In questo senso, Fatherland e Safe Area Goražde risultano particolarmente significativi perché, pur nella loro diversità, formano un asse narrativo che collega, proprio attraverso il discorso della e sulla memoria, eventi della Seconda guerra mondiale a quelli più recenti delle guerre degli anni Novanta in un’area cruciale per la storia europea del Novecento. Entrambi mettono in scena la difficoltà di ricomporre un passato traumatico. In Fatherland il vissuto dell’autrice e della sua famiglia viene ricostruito con sofferenza in prima persona. In Safe Area Goražde Joe Sacco invece dà voce alle testimonianze di quanti portano ancora i segni degli anni dell’assedio alla cittadina della Bosnia orientale tra il 1992 e il 1995. Per raccontare quel che è successo, sia Bunjevac che Sacco devono risalire alla generazione dei genitori, se non a quella dei nonni, agli eventi traumatici della Seconda guerra mondiale avvenuti in quest’area, che hanno continuato ad agire a livello individuale e collettivo. È dunque di post-memoria che si parla, “distinta dalla memoria da una distanza generazionale e dalla storia da una profonda connessione personale” (M. Hirsch): una post-memoria resa in questo caso ancora più potente e drammatica dalla censura degli eventi storici di quel periodo attuata nella Jugoslavia socialista. Il mezzo del fumetto, nella sua immediatezza visiva, rappresentando quel che la memoria stenta a visualizzare, riesce a dar voce a storie altrimenti destinate a restare ignorate e sommerse.
Guerra, memoria e post-memoria in Fatherland di Nina Bunjevc e Safe Area Gorazde di Joe Sacco
Maria Rita Leto
2021-01-01
Abstract
Il saggio indaga il nesso guerra, memoria e post-memoria nella ex Jugoslavia che troviamo simbolicamente rappresentato in due graphic novel contemporanei di grande successo: Fatherland di Nina Bunjevac e Safe Area Goražde di Joe Sacco. A partire dal celebre modello archetipico di Maus di Art Spiegelman, il graphic novel ha conosciuto un grande successo di pubblico e una rapida legittimazione letteraria. Tipicamente postmoderno per la sua capacità di ibridare generi diversi, di intrecciare il colto al popolare, e per la sua commistione di immagini e parole che si integrano a vicenda, questo nuovo genere sembra intrattenere un rapporto privilegiato con la memoria, soprattutto se riferita a traumi collettivi collegati alla guerra. In questo senso, Fatherland e Safe Area Goražde risultano particolarmente significativi perché, pur nella loro diversità, formano un asse narrativo che collega, proprio attraverso il discorso della e sulla memoria, eventi della Seconda guerra mondiale a quelli più recenti delle guerre degli anni Novanta in un’area cruciale per la storia europea del Novecento. Entrambi mettono in scena la difficoltà di ricomporre un passato traumatico. In Fatherland il vissuto dell’autrice e della sua famiglia viene ricostruito con sofferenza in prima persona. In Safe Area Goražde Joe Sacco invece dà voce alle testimonianze di quanti portano ancora i segni degli anni dell’assedio alla cittadina della Bosnia orientale tra il 1992 e il 1995. Per raccontare quel che è successo, sia Bunjevac che Sacco devono risalire alla generazione dei genitori, se non a quella dei nonni, agli eventi traumatici della Seconda guerra mondiale avvenuti in quest’area, che hanno continuato ad agire a livello individuale e collettivo. È dunque di post-memoria che si parla, “distinta dalla memoria da una distanza generazionale e dalla storia da una profonda connessione personale” (M. Hirsch): una post-memoria resa in questo caso ancora più potente e drammatica dalla censura degli eventi storici di quel periodo attuata nella Jugoslavia socialista. Il mezzo del fumetto, nella sua immediatezza visiva, rappresentando quel che la memoria stenta a visualizzare, riesce a dar voce a storie altrimenti destinate a restare ignorate e sommerse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


