Violante Beatrice di Baviera (1673-1731), moglie del granprincipe Ferdinando de’ Medici (1663-1713), fu accolta nel granducato di Toscana nel 1689. Animata da una profonda religiosità e da uno spiccato senso del dovere, la principessa Wittelsbach è stata a lungo considerata dagli storici una figura marginale all’interno delle logiche e dei poteri della corte degli ultimi Medici. A favorire la sua recente ‘riabilitazione’ storiografica è stato soprattutto l’uso consapevole e maturo con cui Violante seppe disporre in oltre quarant’anni di vita italiana delle valenze sociali, culturali, encomiastiche e politiche offerte dal mondo dello spettacolo. La sua familiarità con il meccanismo della committenza, con l’etichetta di corte e con le dinamiche produttive del teatro – professionale, di corte e d’accademia – le permise di ritagliarsi e rimodellare, ogni volta che si rese necessario, un inequivocabile spazio identitario all’interno dei delicati equilibri dinastici. Il coinvolgimento nella mercatura teatrale del marito contribuì a creare un’intesa all’interno di un matrimonio mal combinato; l’impegno dilettantesco di attrice, musicista, drammaturga e coreografa la rese l’indiscussa protagonista degli intrattenimenti mondani di palazzo e degli sforzi di pacificazione tra gli irrequieti principi fiorentini; la propensione alla 'cerimonialità' le consentì di elevarsi al prestigioso ruolo di referente medicea della società europea dei regnanti. Nel pieno Settecento, la vedova bavarese si impegnò per la riabilitazione morale del teatro e il suo nome coincise con quello di una mecenate in grado di conferire ai protetti credenziali di costume, garbo e cultura da esibire (insieme alle lettere di raccomandazione) come passe-partout presso le corti e le prime moderne associazioni impresariali d’Europa: dal teatrino privato del conte boemo Anton Von Sporck alla Royal Academy of Music di Londra.

Il carteggio di Violante di Baviera come fonte di studio dello spettacolo italiano ed europeo del primo Settecento

Spinelli leonardo
2021-01-01

Abstract

Violante Beatrice di Baviera (1673-1731), moglie del granprincipe Ferdinando de’ Medici (1663-1713), fu accolta nel granducato di Toscana nel 1689. Animata da una profonda religiosità e da uno spiccato senso del dovere, la principessa Wittelsbach è stata a lungo considerata dagli storici una figura marginale all’interno delle logiche e dei poteri della corte degli ultimi Medici. A favorire la sua recente ‘riabilitazione’ storiografica è stato soprattutto l’uso consapevole e maturo con cui Violante seppe disporre in oltre quarant’anni di vita italiana delle valenze sociali, culturali, encomiastiche e politiche offerte dal mondo dello spettacolo. La sua familiarità con il meccanismo della committenza, con l’etichetta di corte e con le dinamiche produttive del teatro – professionale, di corte e d’accademia – le permise di ritagliarsi e rimodellare, ogni volta che si rese necessario, un inequivocabile spazio identitario all’interno dei delicati equilibri dinastici. Il coinvolgimento nella mercatura teatrale del marito contribuì a creare un’intesa all’interno di un matrimonio mal combinato; l’impegno dilettantesco di attrice, musicista, drammaturga e coreografa la rese l’indiscussa protagonista degli intrattenimenti mondani di palazzo e degli sforzi di pacificazione tra gli irrequieti principi fiorentini; la propensione alla 'cerimonialità' le consentì di elevarsi al prestigioso ruolo di referente medicea della società europea dei regnanti. Nel pieno Settecento, la vedova bavarese si impegnò per la riabilitazione morale del teatro e il suo nome coincise con quello di una mecenate in grado di conferire ai protetti credenziali di costume, garbo e cultura da esibire (insieme alle lettere di raccomandazione) come passe-partout presso le corti e le prime moderne associazioni impresariali d’Europa: dal teatrino privato del conte boemo Anton Von Sporck alla Royal Academy of Music di Londra.
2021
978-3-99012-955-5
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