Il dibattito culturale e la prassi politica del Novecento sono state animate dalla contrapposizione tra due concezioni della democrazia, quella liberale e quella socialista, mentre in posizione largamente minoritaria nel consenso pubblico si atte-stavano i fautori di terze vie liberalsocialiste. Il liberalismo e il socialismo, pur assunti come ideologie antagonistiche dalla maggioranza delle classi sociali della borghesia e del proletariato, non furono certo dottrine compatte e univoche nelle proprie numerose componenti interne, così come diverse furono le traduzioni istituzionali; eppure alcuni tratti distintivi mantennero l’antinomia. Anzitutto, fu scontro nell’individuazione dei principi di legittimazione del potere, tra il valore liberale della difesa della libertà come non costrizione all’agire del singolo e quello socialista della promozione dell’eguaglianza sociale. Un secondo elemento di differenziazione tra le due visioni era ontologico, in merito alla natura del soggetto depositario del potere sovrano: se per i liberali il démos era un aggregato di individui, per i socialisti era un corpo collettivo che si proietta sullo schermo della storia universale”. Un ultima basilare divergenza concerneva l’orientamento realisti-co dei liberali e quello soteriologico dei socialisti, scissi tra un presente assorbito nella transitoria organizzazione dell’intera esistenza umana e un attesa avveniristica di un’emancipazione che finisce per sfumare nell’utopia.

Popolo e volontà generale. Radici intellettuali di una metafisica dell’emancipazione collettiva

CORCHIA LUCA
2014-01-01

Abstract

Il dibattito culturale e la prassi politica del Novecento sono state animate dalla contrapposizione tra due concezioni della democrazia, quella liberale e quella socialista, mentre in posizione largamente minoritaria nel consenso pubblico si atte-stavano i fautori di terze vie liberalsocialiste. Il liberalismo e il socialismo, pur assunti come ideologie antagonistiche dalla maggioranza delle classi sociali della borghesia e del proletariato, non furono certo dottrine compatte e univoche nelle proprie numerose componenti interne, così come diverse furono le traduzioni istituzionali; eppure alcuni tratti distintivi mantennero l’antinomia. Anzitutto, fu scontro nell’individuazione dei principi di legittimazione del potere, tra il valore liberale della difesa della libertà come non costrizione all’agire del singolo e quello socialista della promozione dell’eguaglianza sociale. Un secondo elemento di differenziazione tra le due visioni era ontologico, in merito alla natura del soggetto depositario del potere sovrano: se per i liberali il démos era un aggregato di individui, per i socialisti era un corpo collettivo che si proietta sullo schermo della storia universale”. Un ultima basilare divergenza concerneva l’orientamento realisti-co dei liberali e quello soteriologico dei socialisti, scissi tra un presente assorbito nella transitoria organizzazione dell’intera esistenza umana e un attesa avveniristica di un’emancipazione che finisce per sfumare nell’utopia.
2014
978-88-548-6908-0
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