La sintonia tra Carlos Martí Arís e Jorge Luis Borges ha radici lontane nel tempo. Borges è un vero e proprio compagno di viaggio con il quale Martí Arís, più volte, ha trovato molteplici corrispondenze; ha stabilito una sorprendente comunanza di vedute; ha condiviso un vero e proprio sodalizio culturale. Il rapporto di interdipendenza con lo scrittore argentino appare chiaramente da una pluralità di temi all’interno dei quali letteratura e architettura sono indissociabili. Una delle relazioni più esplicite e, allo stesso tempo, più intense è il tema del labirinto. Così Borges: «quando si dice che un racconto possiede una solida architettura, a questa si attribuisce innanzitutto la capacità di offrire una costruzione formale dotata di un ordine che, anche se complesso, è in ogni caso riconoscibile. (“Se il labirinto ha una sua architettura, ha detto una volta Borges sorridendo, allora siamo salvi”)». L’accostamento tra la riconoscibilità formale e l’ipotesi dello scrittore argentino allude all’importanza del rapporto di reciprocità tra architettura e letteratura. Che, nel caso del labirinto, affonda le sue radici in una storia che ha attraversato i secoli: la mitologia greca. I labirinti hanno trovato riscontro non solo nelle pagine di quei libri che hanno eletto l’immaginazione a materia prima della scrittura, ma anche in molte realizzazioni concrete. Una delle più recenti si trova si trova a Fontanellato, in provincia di Parma e prende il nome di Labirinto della Masone. Secondo Borges, chiunque si proponga «di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di vascelli, di isole, di pesci, di case, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto». Una realtà che può essere espressa anche con le parole di Martí Arís: «il labirinto della letteratura è concepito da Borges come qualcosa di ineluttabile: è l’unico modo possibile di abitare il mondo e di ri-conoscerlo».

Abitare il labirinto

Antonio Alberto Clemente
2021-01-01

Abstract

La sintonia tra Carlos Martí Arís e Jorge Luis Borges ha radici lontane nel tempo. Borges è un vero e proprio compagno di viaggio con il quale Martí Arís, più volte, ha trovato molteplici corrispondenze; ha stabilito una sorprendente comunanza di vedute; ha condiviso un vero e proprio sodalizio culturale. Il rapporto di interdipendenza con lo scrittore argentino appare chiaramente da una pluralità di temi all’interno dei quali letteratura e architettura sono indissociabili. Una delle relazioni più esplicite e, allo stesso tempo, più intense è il tema del labirinto. Così Borges: «quando si dice che un racconto possiede una solida architettura, a questa si attribuisce innanzitutto la capacità di offrire una costruzione formale dotata di un ordine che, anche se complesso, è in ogni caso riconoscibile. (“Se il labirinto ha una sua architettura, ha detto una volta Borges sorridendo, allora siamo salvi”)». L’accostamento tra la riconoscibilità formale e l’ipotesi dello scrittore argentino allude all’importanza del rapporto di reciprocità tra architettura e letteratura. Che, nel caso del labirinto, affonda le sue radici in una storia che ha attraversato i secoli: la mitologia greca. I labirinti hanno trovato riscontro non solo nelle pagine di quei libri che hanno eletto l’immaginazione a materia prima della scrittura, ma anche in molte realizzazioni concrete. Una delle più recenti si trova si trova a Fontanellato, in provincia di Parma e prende il nome di Labirinto della Masone. Secondo Borges, chiunque si proponga «di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di vascelli, di isole, di pesci, di case, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto». Una realtà che può essere espressa anche con le parole di Martí Arís: «il labirinto della letteratura è concepito da Borges come qualcosa di ineluttabile: è l’unico modo possibile di abitare il mondo e di ri-conoscerlo».
2021
978-88-32196-15-3
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