Si affronta il tema dell’identità prendendo in prestito saperi e conoscenze tratte dall’architettura, in una serie di suggestioni e di metafore estetiche e architettoniche che assimilano, in una sorta di licenza poetica, la progressiva opera di costruzione dell’identità alle costruzioni architettoniche, dove l’idea fondante e le filosofie poste come fondamento del loro costituirsi in una forma specifica, individuano anche i tratti distintivi di un farsi la cui forma si presenta come espressione di un processo ideativo e fattuale suscettibile di complessi intrecci di influenze soggettive, culturali, sociali e storiche. A tal fine, sono state considerate alcune delle correnti architettoniche che hanno saputo offrire un paradigma complesso e dinamico capaci di vivificare gli opposti, il diverso, il vecchio e il nuovo, la luce e l’ombra, il razionale e l’irrazionale, come le suggestioni offerte dal Brutalismo e dal Giardino all’inglese, immagini di un fare che si dispiega nella danza altalenante degli opposti che si bilanciano e ribilanciano in innumerevoli variazioni al tema. Nel contempo si è portata la riflessione intorno ai processi di costruzione sociale dell’identità, in quei fenomeni di atropo-poiesi in cui la persona viene schiacciata all’interno di modelli identitari storicamente, culturalmente e socialmente determinati, aspetti critici di una concezione non sostanzialista dell’identità che si ricama e si disegna nelle imposizioni e nelle velate coercizioni che si frappongono alla libera costituzione di sé. In una visione aperta al futuro non pensato, come condizione di massima apertura al divenire di sé nell’alterità di sé, nell’ignoto enigmatico che ci abita, si guarda al giardino all’inglese come modello di identità sublime, in cui le nuove fioriture e i nuovi colori dell’anima si adagiano delicatamente sulle parti antiche di sé che, come ruderi ancora aperti al divenire e solo apparentemente immobili, conferiscono una dimensione estetica al Sé, come esito imprevedibile di continue espressioni cangianti di Sé dover poter assumersi la responsabilità di essere liberandosi, progressivamente, da tutte quelle forme di condizionamento, anche personali e soggettive, che incarnano la forma di un dover essere sempre a sé conforme e coincidente. E così dar vita a una poetica dell’identità sulla scia di un variopinto giardino all’inglese, la metafora più intensamente estetica per la rappresentazione di questa idea d’identità.
Architetture del Sé: riflessioni pedagogiche su sincretismi identitari
Luana Di Profio
2022-01-01
Abstract
Si affronta il tema dell’identità prendendo in prestito saperi e conoscenze tratte dall’architettura, in una serie di suggestioni e di metafore estetiche e architettoniche che assimilano, in una sorta di licenza poetica, la progressiva opera di costruzione dell’identità alle costruzioni architettoniche, dove l’idea fondante e le filosofie poste come fondamento del loro costituirsi in una forma specifica, individuano anche i tratti distintivi di un farsi la cui forma si presenta come espressione di un processo ideativo e fattuale suscettibile di complessi intrecci di influenze soggettive, culturali, sociali e storiche. A tal fine, sono state considerate alcune delle correnti architettoniche che hanno saputo offrire un paradigma complesso e dinamico capaci di vivificare gli opposti, il diverso, il vecchio e il nuovo, la luce e l’ombra, il razionale e l’irrazionale, come le suggestioni offerte dal Brutalismo e dal Giardino all’inglese, immagini di un fare che si dispiega nella danza altalenante degli opposti che si bilanciano e ribilanciano in innumerevoli variazioni al tema. Nel contempo si è portata la riflessione intorno ai processi di costruzione sociale dell’identità, in quei fenomeni di atropo-poiesi in cui la persona viene schiacciata all’interno di modelli identitari storicamente, culturalmente e socialmente determinati, aspetti critici di una concezione non sostanzialista dell’identità che si ricama e si disegna nelle imposizioni e nelle velate coercizioni che si frappongono alla libera costituzione di sé. In una visione aperta al futuro non pensato, come condizione di massima apertura al divenire di sé nell’alterità di sé, nell’ignoto enigmatico che ci abita, si guarda al giardino all’inglese come modello di identità sublime, in cui le nuove fioriture e i nuovi colori dell’anima si adagiano delicatamente sulle parti antiche di sé che, come ruderi ancora aperti al divenire e solo apparentemente immobili, conferiscono una dimensione estetica al Sé, come esito imprevedibile di continue espressioni cangianti di Sé dover poter assumersi la responsabilità di essere liberandosi, progressivamente, da tutte quelle forme di condizionamento, anche personali e soggettive, che incarnano la forma di un dover essere sempre a sé conforme e coincidente. E così dar vita a una poetica dell’identità sulla scia di un variopinto giardino all’inglese, la metafora più intensamente estetica per la rappresentazione di questa idea d’identità.File | Dimensione | Formato | |
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