Nel 1308 il Papato si insedia ad Avignone. Roma si disorienta, ma ben presto comprende che non sarebbe stato possibile erigere “un’altra Roma”. Questa è la sua forza. Se l’Urbe non è più il centro operativo delle terre di diritto papale, continua tuttavia a mantenere pressoché inalterato il suo valore simbolico. Papato e Impero la utilizzano, infatti, dapprima come spazio ideale e concreto di contesa e poi come sede di incontro nel 1368. In quegli anni Roma, però, assume anche le caratteristiche di una città comunale e ciò determina l’ascesa di nuovi gruppi sociali che fanno dell’operosità produttiva uno strumento di affermazione e poi di controllo della scena politica. Questa è la storia che è narrata attraverso le testimonianze plastiche superstiti. Si tratta di un tessuto laceratissimo che ha richiesto la ricostruzione del contesto. Contesto significa urbanistica, architettura, pittura, oreficeria, devozione, geografia del sacro, insomma tutto ciò che concorre a restituire il volto della Roma trecentesca e quindi dell’intelaiatura entro cui si sono potuti collocare crocifissi lignei, statue onorarie papali, monumenti funebri e arredi ospedalieri che, inevitabilmente, raccontano un’assenza; l’assenza delle grandi imprese duecentesche le cui formule collaudate sono riproposte già in occasione del primo rientro della curia pontificia (1368) con l’erezione del ciborio lateranense e la modellatura di due monumentali reliquiari che accolgono le reliquie, appena ritrovate, tra le più importanti della Cristianità: le teste dei Santi Pietro e Paolo.

Roma al tempo di Avignone. Sculture nel contesto

D'ALBERTO C
2013-01-01

Abstract

Nel 1308 il Papato si insedia ad Avignone. Roma si disorienta, ma ben presto comprende che non sarebbe stato possibile erigere “un’altra Roma”. Questa è la sua forza. Se l’Urbe non è più il centro operativo delle terre di diritto papale, continua tuttavia a mantenere pressoché inalterato il suo valore simbolico. Papato e Impero la utilizzano, infatti, dapprima come spazio ideale e concreto di contesa e poi come sede di incontro nel 1368. In quegli anni Roma, però, assume anche le caratteristiche di una città comunale e ciò determina l’ascesa di nuovi gruppi sociali che fanno dell’operosità produttiva uno strumento di affermazione e poi di controllo della scena politica. Questa è la storia che è narrata attraverso le testimonianze plastiche superstiti. Si tratta di un tessuto laceratissimo che ha richiesto la ricostruzione del contesto. Contesto significa urbanistica, architettura, pittura, oreficeria, devozione, geografia del sacro, insomma tutto ciò che concorre a restituire il volto della Roma trecentesca e quindi dell’intelaiatura entro cui si sono potuti collocare crocifissi lignei, statue onorarie papali, monumenti funebri e arredi ospedalieri che, inevitabilmente, raccontano un’assenza; l’assenza delle grandi imprese duecentesche le cui formule collaudate sono riproposte già in occasione del primo rientro della curia pontificia (1368) con l’erezione del ciborio lateranense e la modellatura di due monumentali reliquiari che accolgono le reliquie, appena ritrovate, tra le più importanti della Cristianità: le teste dei Santi Pietro e Paolo.
2013
978-88-98229-15-4
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