Il presente lavoro ha per oggetto il turnaround del trasporto pubblico locale letto attraverso la prospettiva dell’efficienza, la prospettiva delle regole e la prospettiva dei valori. Dal punto di vista dell’efficienza non è sbagliato addossare parte delle responsabilità del declino del trasporto pubblico locale al monopolista pubblico. Il declino in parte dipende più da inefficienze organizzative che da un calo della domanda. La domanda, al contrario è crescente ma è l’offerta ad essere ancora inadeguata. Tra i tanti resoconti che ne denunciano l’inefficienza, nel rapporto sul riordino delle partecipazioni possedute dagli enti locali, meglio noto come rapporto Cottarelli (2014), si legge che dei cinque servizi pubblici locali di rilevanza economica (acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti) quello che versa in condizioni peggiori, quello che è più gravemente ammalato è proprio il trasporto pubblico locale.Di qui la seconda prospettiva, quella delle regole. Non è possibile, infatti, recuperare efficienza se non si cambiano le regole del gioco, se non si prevedono in modo chiaro premi e sanzioni per quegli operatori che non performano in modo adeguato. In questa prospettiva parte della responsabilità va sicuramente addossata al legislatore che non è riuscito a rendere il trasporto pubblico locale né più aperto alla concorrenza né più efficiente, grazie a regole di riparto delle risorse più incentivanti. Il percorso di riforma partito nella seconda metà degli anni 90 del secolo scorso, con la riforma Burlando è stato in realtà un percorso ad ostacoli. A una buona partenza rappresentata dal meccanismo delle gare obbligatorie ha fatto seguito una blanda e parziale applicazione dello stesso. Non tutte le regioni hanno bandito le gare e quelle poche bandite sono state vinte quasi sempre dagli incumbent con ribassi insignificanti.Di qui la terza prospettiva, quella dei valori. Non si possono cambiare le regole del gioco se tali regole non sono avvertite come naturali dagli attori. Questo substrato vocazionale, questa tendenza a darsi naturalmente delle regole piuttosto che subirle, è particolarmente importante per le nostre aziende di trasporto pubblico locale le quali non hanno saputo darsi delle regole e sono ora costrette dalle varie riforme a subirle con la conseguenza di mettere a rischio se stesse ed il servizio che erogano. Senza l’ethos così definito, la legge ed i principi di economicità e di mercato non possono funzionare. In tal senso non si tratta solo di diffondere sani principi di gestione e di razionalità economica nell’ambito pubblico ma di individuare soggetti dotati di ethos pubblico, i cui comportamenti siano naturalmente orientati al bene comune. Questo problema è accentuato nel settore pubblico che è più esposto alla corruzione, alle deviazioni indotte dal contrasto di interessi, alle spinte della politica, alla concezione del potere come fine in sé. In questa prospettiva però le cose stanno cambiando. Il numero di soggetti realmente convinti che bisogna combattere la dipendenza dalle auto è in aumento. Ovviamente sappiamo tutti che le auto sono utili ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che non possiamo più progettare la mobilità nelle città mettendole al centro.
Il Turnaround del Trasporto Pubblico Locale. Regole ed approcci per bilanciare efficienza e creazione di valore
Armando Della Porta
;Massimo Campailla;Mauro D’Incecco;
2016-01-01
Abstract
Il presente lavoro ha per oggetto il turnaround del trasporto pubblico locale letto attraverso la prospettiva dell’efficienza, la prospettiva delle regole e la prospettiva dei valori. Dal punto di vista dell’efficienza non è sbagliato addossare parte delle responsabilità del declino del trasporto pubblico locale al monopolista pubblico. Il declino in parte dipende più da inefficienze organizzative che da un calo della domanda. La domanda, al contrario è crescente ma è l’offerta ad essere ancora inadeguata. Tra i tanti resoconti che ne denunciano l’inefficienza, nel rapporto sul riordino delle partecipazioni possedute dagli enti locali, meglio noto come rapporto Cottarelli (2014), si legge che dei cinque servizi pubblici locali di rilevanza economica (acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti) quello che versa in condizioni peggiori, quello che è più gravemente ammalato è proprio il trasporto pubblico locale.Di qui la seconda prospettiva, quella delle regole. Non è possibile, infatti, recuperare efficienza se non si cambiano le regole del gioco, se non si prevedono in modo chiaro premi e sanzioni per quegli operatori che non performano in modo adeguato. In questa prospettiva parte della responsabilità va sicuramente addossata al legislatore che non è riuscito a rendere il trasporto pubblico locale né più aperto alla concorrenza né più efficiente, grazie a regole di riparto delle risorse più incentivanti. Il percorso di riforma partito nella seconda metà degli anni 90 del secolo scorso, con la riforma Burlando è stato in realtà un percorso ad ostacoli. A una buona partenza rappresentata dal meccanismo delle gare obbligatorie ha fatto seguito una blanda e parziale applicazione dello stesso. Non tutte le regioni hanno bandito le gare e quelle poche bandite sono state vinte quasi sempre dagli incumbent con ribassi insignificanti.Di qui la terza prospettiva, quella dei valori. Non si possono cambiare le regole del gioco se tali regole non sono avvertite come naturali dagli attori. Questo substrato vocazionale, questa tendenza a darsi naturalmente delle regole piuttosto che subirle, è particolarmente importante per le nostre aziende di trasporto pubblico locale le quali non hanno saputo darsi delle regole e sono ora costrette dalle varie riforme a subirle con la conseguenza di mettere a rischio se stesse ed il servizio che erogano. Senza l’ethos così definito, la legge ed i principi di economicità e di mercato non possono funzionare. In tal senso non si tratta solo di diffondere sani principi di gestione e di razionalità economica nell’ambito pubblico ma di individuare soggetti dotati di ethos pubblico, i cui comportamenti siano naturalmente orientati al bene comune. Questo problema è accentuato nel settore pubblico che è più esposto alla corruzione, alle deviazioni indotte dal contrasto di interessi, alle spinte della politica, alla concezione del potere come fine in sé. In questa prospettiva però le cose stanno cambiando. Il numero di soggetti realmente convinti che bisogna combattere la dipendenza dalle auto è in aumento. Ovviamente sappiamo tutti che le auto sono utili ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che non possiamo più progettare la mobilità nelle città mettendole al centro.File | Dimensione | Formato | |
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