La narrazione di luoghi e paesaggi è un esercizio cronachistico, letterario o giornalistico di antica tradizione. Molto dobbiamo a questa nobile tradizione che ci ha consentito di conoscere ed apprendere culture e paesaggi lontani non solo in virtù della scrittura di professionisti ma anche da racconti orali e note di mercanti, monaci, pellegrini e guerrieri (Gordon 2009). Pur nella diversità che li caratterizza, hanno in comune la consapevolezza di fornire informazioni e riflessioni utili sulla base di un valore attribuito all’oggetto della narrazione. La forza di questi racconti è nella capacità di definire immagini e immaginari stabili nel lungo periodo che faticano ad evolvere sulla base di nuove narrazioni e godono di un certo prestigio, di una relativa diffusione e di una discreta utilità nell’ambito della comunicazione progettuale, e più ancora, in quello della pratica descrittiva (Heidegger 1968). Stessa sorte ha riguardato le cosiddette aree interne del Paese: estesi ambiti territoriali che hanno sofferto, e ancora soffrono, marginalità economica e stigma sociale insieme a insignificanza nel discorso pubblico che nel migliore dei casi, e sulla base di “selezioni di qualità”, le relega a riserve dedicate al loisir. Sulla base di queste considerazioni e dell’esperienza svolta con i giovani studenti, con questo contributo si intende proporre alcune considerazioni circa il raccontarsi: guardare alla propria realtà come a qualcosa di complesso, stratificato e spesso opaco; sperimentare un modo per dare un profondo significato ai luoghi e agli eventi umani per costruire e comunicare la propria realtà e il proprio mondo.
Il mio paese. Un'esperienza didattica.
ottavia aristone
2023-01-01
Abstract
La narrazione di luoghi e paesaggi è un esercizio cronachistico, letterario o giornalistico di antica tradizione. Molto dobbiamo a questa nobile tradizione che ci ha consentito di conoscere ed apprendere culture e paesaggi lontani non solo in virtù della scrittura di professionisti ma anche da racconti orali e note di mercanti, monaci, pellegrini e guerrieri (Gordon 2009). Pur nella diversità che li caratterizza, hanno in comune la consapevolezza di fornire informazioni e riflessioni utili sulla base di un valore attribuito all’oggetto della narrazione. La forza di questi racconti è nella capacità di definire immagini e immaginari stabili nel lungo periodo che faticano ad evolvere sulla base di nuove narrazioni e godono di un certo prestigio, di una relativa diffusione e di una discreta utilità nell’ambito della comunicazione progettuale, e più ancora, in quello della pratica descrittiva (Heidegger 1968). Stessa sorte ha riguardato le cosiddette aree interne del Paese: estesi ambiti territoriali che hanno sofferto, e ancora soffrono, marginalità economica e stigma sociale insieme a insignificanza nel discorso pubblico che nel migliore dei casi, e sulla base di “selezioni di qualità”, le relega a riserve dedicate al loisir. Sulla base di queste considerazioni e dell’esperienza svolta con i giovani studenti, con questo contributo si intende proporre alcune considerazioni circa il raccontarsi: guardare alla propria realtà come a qualcosa di complesso, stratificato e spesso opaco; sperimentare un modo per dare un profondo significato ai luoghi e agli eventi umani per costruire e comunicare la propria realtà e il proprio mondo.File | Dimensione | Formato | |
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