Durante la sua non breve esistenza (quattro stagioni, dal 1923 al 1954), «Le scimmie e lo specchio», rassegna di teatro prima quindicinale, poi mensile (dal 1945), edita a Roma e poi a Milano, ha spesso modificato la fisionomia, il formato, i collaboratori e le rubriche, ha risentito dell'irregolarità delle uscite, senza mai perdere il piglio polemico, talvolta urticante, assertore «di ogni docile e indocile verità» e conservando come animatore unico il suo direttore, Francesco Prandi (Novara, 1892 - Milano, 1954), nome ingiustamente ignorato dalla storiografia teatrale. Attorno a lui ruota un gruppo di giornalisti (alcuni fissi, altri assidui, altri occasionali) e di artisti di primo piano, tra cui Enrico Prampolini e Mario Pompei. L'originalità de «Le scimmie» è riassumibile nelle seguenti caratteristiche: 1. il pregio della "confezione" grafica e iconografica, direttamente legato alla crescente importanza dell'arte scenografica negli anni Venti; 2. la spiccata vocazione critica dal taglio umoristico, che ne fa una rivista di dibattiti ma anche di insolenze; 3. il legame diretto, costitutivo e integrato, con il fare teatro, dal momento che il suo direttore intraprende (e finanzia) iniziative capocomicali non trascurabili, tra cui la direzione della compagnia «Bertramo-Bonini-Quarra, il «Teatro degli Italiani», la «Stabile di Roma», il «Teatrangolo Spinola-Brin» di Milano; 4. il contributo alla promozione di una drammaturgia italiana e straniera spesso innovativa e poco conosciuta.
«Le scimmie e lo specchio». Una rivista di teatro fra primo e secondo dopoguerra
Antonella DI NALLO
Primo
In corso di stampa
Abstract
Durante la sua non breve esistenza (quattro stagioni, dal 1923 al 1954), «Le scimmie e lo specchio», rassegna di teatro prima quindicinale, poi mensile (dal 1945), edita a Roma e poi a Milano, ha spesso modificato la fisionomia, il formato, i collaboratori e le rubriche, ha risentito dell'irregolarità delle uscite, senza mai perdere il piglio polemico, talvolta urticante, assertore «di ogni docile e indocile verità» e conservando come animatore unico il suo direttore, Francesco Prandi (Novara, 1892 - Milano, 1954), nome ingiustamente ignorato dalla storiografia teatrale. Attorno a lui ruota un gruppo di giornalisti (alcuni fissi, altri assidui, altri occasionali) e di artisti di primo piano, tra cui Enrico Prampolini e Mario Pompei. L'originalità de «Le scimmie» è riassumibile nelle seguenti caratteristiche: 1. il pregio della "confezione" grafica e iconografica, direttamente legato alla crescente importanza dell'arte scenografica negli anni Venti; 2. la spiccata vocazione critica dal taglio umoristico, che ne fa una rivista di dibattiti ma anche di insolenze; 3. il legame diretto, costitutivo e integrato, con il fare teatro, dal momento che il suo direttore intraprende (e finanzia) iniziative capocomicali non trascurabili, tra cui la direzione della compagnia «Bertramo-Bonini-Quarra, il «Teatro degli Italiani», la «Stabile di Roma», il «Teatrangolo Spinola-Brin» di Milano; 4. il contributo alla promozione di una drammaturgia italiana e straniera spesso innovativa e poco conosciuta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.