Il presente saggio introduce la parte terza del volume su L’Impatto delle situazioni d’urgenza sulle attività umane regolate dal diritto, che si occupa più da vicino dei profili processuali relativi al tema della ricerca. Nell’indagare il tema dei rapporti tra tutela ordinaria e tutela d’urgenza (cautelare), viene messo in evidenza un certo parallelismo con il tema dell’emergenza nel diritto pubblico (sostanziale), caratterizzato da un sistema legale emergenziale parallelo a quello ordinario, e dai confini temporali indefiniti. Sul piano processuale, la necessità di dare risposta all’esigenza di una giustizia “immediata” - che caratterizza l’epoca attuale e che oggi viene alimentata (e giustificata) dalle esigenze dell’economia e della comunicazione, le quali richiedono che gli strumenti di tutela dei diritti siano sempre più in grado di assicurare una “effettività” misurata sulle condizioni del vivere sociale – si scontra con la crisi che attanaglia il processo ordinario di cognizione. Ciò ha determinato, da un lato, che, sul piano più strettamente giurisdizionale, la tutela cautelare d’urgenza ha dato luogo alla creazione di un diritto giudiziale che, elaborato per le situazioni di urgenza, si è affermato ben al di là dei confini tracciati dal legislatore per le singole misure cautelari (civili e penali); in ultima analisi, un sistema di tutela “parallelo” a quello previsto in via ordinaria. Tale fenomeno pone il problema della tutela dei diritti fondamentali e di libertà dei cittadini, nonché la connessa questione dei poteri delle parti e del controllo della discrezionalità del giudice. Dall’altro, sul piano legislativo, si è sviluppato, sempre più, un diritto processuale dello “stato di eccezione”, indirizzato verso la progressiva sommarizzazione del processo, che ripropone comunque il problema della tutela dei diritti giudiziari (art. 24 cost.), soprattutto con riferimento alla distribuzione dei poteri tra le parti e il giudice. Quest’ultimo profilo problematico caratterizza anche la recente riforma del giudizio di cassazione, caratterizzata dalla generalizzazione del rito (semplificato) in camera di consiglio per i procedimenti dinnanzi alla Suprema Corte. È certamente vero che questo diritto processuale dello “stato di eccezione” viene alimentato e giustificato dalla insopprimibile richiesta di una giustizia che abbia una durata ragionevole. Ma è anche vero che non sembra consentito sacrificare – sull’altare dell’efficienza, in senso oggettivo ed ordinamentale – le garanzie difensive delle parti, quanto meno quel nucleo minimo di diritti soggettivi alla giustizia che riceve protezione nella nostra Costituzione. Al di là possibili scelte di campo – dettate evidentemente dalla personale sensibilità dell’interprete per l’uno o l’altro dei valori e degli interessi realmente in gioco -, sembra tuttavia che la soluzione dell’attuale situazione emergenziale in cui versa il processo passi soltanto in minima parte per la via della semplificazione, a tutti i costi, delle procedure. Sappiamo tutti quanto siano invece necessari interventi organizzativi che mirino ad affrontare seriamente il problema della carenza degli organici, di una conseguente maggiore allocazione di risorse nel sistema giustizia e della razionalizzazione delle stesse. Qualcosa è stato fatto negli ultimi tempi (ad es., il recente concorso per assistente giudiziario), ma è ancora troppo poco. Se non si interviene decisamente in questa direzione il problema del ritardo nella risposta giurisdizionale viene lasciato strutturalmente non fronteggiato e non risolto. Continueremo, pertanto, ad assistere a nuovi interventi del legislatore dettati dall’“emergenza”, anche in mancanza dei presupposti della necessità ed urgenza; come pure continueremo ad assistere al propagarsi di interventi dei giudici in materia cautelare, al di là dei confini previsti dalle disposizioni di legge. La bussola per orientarsi di fronte al fenomeno della “sommarizzazione” del processo – per via giudiziale o legislativa – resta il nucleo forte rappresentato dalla garanzia costituzionale del giusto processo e dai fondamentali diritti giudiziari delle parti, anche se sempre più spesso ignorati dal legislatore e dai giudici.

Introduzione. Situazioni d'urgenza e diritto processuale dell'"emergenza"

MARTINO, ROBERTO
2017-01-01

Abstract

Il presente saggio introduce la parte terza del volume su L’Impatto delle situazioni d’urgenza sulle attività umane regolate dal diritto, che si occupa più da vicino dei profili processuali relativi al tema della ricerca. Nell’indagare il tema dei rapporti tra tutela ordinaria e tutela d’urgenza (cautelare), viene messo in evidenza un certo parallelismo con il tema dell’emergenza nel diritto pubblico (sostanziale), caratterizzato da un sistema legale emergenziale parallelo a quello ordinario, e dai confini temporali indefiniti. Sul piano processuale, la necessità di dare risposta all’esigenza di una giustizia “immediata” - che caratterizza l’epoca attuale e che oggi viene alimentata (e giustificata) dalle esigenze dell’economia e della comunicazione, le quali richiedono che gli strumenti di tutela dei diritti siano sempre più in grado di assicurare una “effettività” misurata sulle condizioni del vivere sociale – si scontra con la crisi che attanaglia il processo ordinario di cognizione. Ciò ha determinato, da un lato, che, sul piano più strettamente giurisdizionale, la tutela cautelare d’urgenza ha dato luogo alla creazione di un diritto giudiziale che, elaborato per le situazioni di urgenza, si è affermato ben al di là dei confini tracciati dal legislatore per le singole misure cautelari (civili e penali); in ultima analisi, un sistema di tutela “parallelo” a quello previsto in via ordinaria. Tale fenomeno pone il problema della tutela dei diritti fondamentali e di libertà dei cittadini, nonché la connessa questione dei poteri delle parti e del controllo della discrezionalità del giudice. Dall’altro, sul piano legislativo, si è sviluppato, sempre più, un diritto processuale dello “stato di eccezione”, indirizzato verso la progressiva sommarizzazione del processo, che ripropone comunque il problema della tutela dei diritti giudiziari (art. 24 cost.), soprattutto con riferimento alla distribuzione dei poteri tra le parti e il giudice. Quest’ultimo profilo problematico caratterizza anche la recente riforma del giudizio di cassazione, caratterizzata dalla generalizzazione del rito (semplificato) in camera di consiglio per i procedimenti dinnanzi alla Suprema Corte. È certamente vero che questo diritto processuale dello “stato di eccezione” viene alimentato e giustificato dalla insopprimibile richiesta di una giustizia che abbia una durata ragionevole. Ma è anche vero che non sembra consentito sacrificare – sull’altare dell’efficienza, in senso oggettivo ed ordinamentale – le garanzie difensive delle parti, quanto meno quel nucleo minimo di diritti soggettivi alla giustizia che riceve protezione nella nostra Costituzione. Al di là possibili scelte di campo – dettate evidentemente dalla personale sensibilità dell’interprete per l’uno o l’altro dei valori e degli interessi realmente in gioco -, sembra tuttavia che la soluzione dell’attuale situazione emergenziale in cui versa il processo passi soltanto in minima parte per la via della semplificazione, a tutti i costi, delle procedure. Sappiamo tutti quanto siano invece necessari interventi organizzativi che mirino ad affrontare seriamente il problema della carenza degli organici, di una conseguente maggiore allocazione di risorse nel sistema giustizia e della razionalizzazione delle stesse. Qualcosa è stato fatto negli ultimi tempi (ad es., il recente concorso per assistente giudiziario), ma è ancora troppo poco. Se non si interviene decisamente in questa direzione il problema del ritardo nella risposta giurisdizionale viene lasciato strutturalmente non fronteggiato e non risolto. Continueremo, pertanto, ad assistere a nuovi interventi del legislatore dettati dall’“emergenza”, anche in mancanza dei presupposti della necessità ed urgenza; come pure continueremo ad assistere al propagarsi di interventi dei giudici in materia cautelare, al di là dei confini previsti dalle disposizioni di legge. La bussola per orientarsi di fronte al fenomeno della “sommarizzazione” del processo – per via giudiziale o legislativa – resta il nucleo forte rappresentato dalla garanzia costituzionale del giusto processo e dai fondamentali diritti giudiziari delle parti, anche se sempre più spesso ignorati dal legislatore e dai giudici.
2017
9788814226212
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/824826
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