Il saggio di Georg Simmel, La psicologia di Dante, indaga le dinamiche emotive e psicologiche della Commedia dantesca, secondo un approccio euristico originale, che rifugge da accademismi e filologismi, nel segno di una rilettura esistenziale dell'esperienza ultramondana compiuta da Dante. Il saggio, edito nel 1884, sembra evocare, se non addirittura anticipare, una metodologia esegetica priva di intenti aneddotici e finalizzata a sondare l'immaginario psicologico del poeta, nel segno di un'autonomia interpretativa palesata anche da Gabriele d'Annunzio in diverse circostanze: nella lectura Dantis di Orsanmichele del 1901, nell'introduzione all'edizione Olschki della Commedia del 1911, nelle chiose apposte alla propria edizione commentata da Scartazzini e Vandelli nel 1907. Da prospettive intellettuali differenti, Simmel e d'Annunzio sembrano accomunati da una lettura psicologica ed emozionale della Commedia, in cui sono la musicalità, il simbolismo e il linguaggio, il campo di indagine che tende ad una interlocuzione costante con Dante, con i suoi dannati, i suoi penitenti e i suoi santi. Si disegna in limine quel "grado di realtà" tra il peccato e la pena che Simmel individua scorrendo i gironi della prima cantica, nella misura in cui il peccato è considerabile come "la schiuma della coscienza". La legge del contrappasso è soltanto una delle prerogative intrinseche della Commedia, che Simmel e dÕAnnunzio leggono da una prospettiva biografica e autobiografica, senza indulgere in sofismi esegetici ed elucubrazioni filologiche, negli anni in cui la renaissance dantesca va assumendo una connotazione sempre più interdisciplinare, anche sulla scorta della lettura dei delitti danteschi svolta da Scipio Sighele nel 1896, e dell'analisi filosofica proposta da Angelo Conti nel 1900 sulla scia del wagnerismo e del niccianesimo dannunziani.

Il "grado di realtà": Simmel e Dante, con d'Annunzio

Andrea Lombardinilo
2024-01-01

Abstract

Il saggio di Georg Simmel, La psicologia di Dante, indaga le dinamiche emotive e psicologiche della Commedia dantesca, secondo un approccio euristico originale, che rifugge da accademismi e filologismi, nel segno di una rilettura esistenziale dell'esperienza ultramondana compiuta da Dante. Il saggio, edito nel 1884, sembra evocare, se non addirittura anticipare, una metodologia esegetica priva di intenti aneddotici e finalizzata a sondare l'immaginario psicologico del poeta, nel segno di un'autonomia interpretativa palesata anche da Gabriele d'Annunzio in diverse circostanze: nella lectura Dantis di Orsanmichele del 1901, nell'introduzione all'edizione Olschki della Commedia del 1911, nelle chiose apposte alla propria edizione commentata da Scartazzini e Vandelli nel 1907. Da prospettive intellettuali differenti, Simmel e d'Annunzio sembrano accomunati da una lettura psicologica ed emozionale della Commedia, in cui sono la musicalità, il simbolismo e il linguaggio, il campo di indagine che tende ad una interlocuzione costante con Dante, con i suoi dannati, i suoi penitenti e i suoi santi. Si disegna in limine quel "grado di realtà" tra il peccato e la pena che Simmel individua scorrendo i gironi della prima cantica, nella misura in cui il peccato è considerabile come "la schiuma della coscienza". La legge del contrappasso è soltanto una delle prerogative intrinseche della Commedia, che Simmel e dÕAnnunzio leggono da una prospettiva biografica e autobiografica, senza indulgere in sofismi esegetici ed elucubrazioni filologiche, negli anni in cui la renaissance dantesca va assumendo una connotazione sempre più interdisciplinare, anche sulla scorta della lettura dei delitti danteschi svolta da Scipio Sighele nel 1896, e dell'analisi filosofica proposta da Angelo Conti nel 1900 sulla scia del wagnerismo e del niccianesimo dannunziani.
2024
9791256000999
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