Lesley Lokko è la prima architetta africana alla quale viene affidata la curatela della Biennale di Venezia. Un aspetto giustamente enfatizzato perché è l’occasione per scrivere un nuovo capitolo di storia dell’architettura. Tuttavia, c’è un’altra prima volta di straordinaria importanza: non era mai accaduto che la Biennale venisse affidata a un’architetta-scrittrice. Questo consente di tornare a riflettere su una tradizione secolare che vede letteratura e architettura interdipendenti. E che affonda le proprie radici nell’antichità, arrivando fino a oggi. In questa prospettiva, la Lokko può essere vista come una delle rappresentanti contemporanee di questa tradizione secolare che, anche nel recente passato, ha prodotto una fertile linea di ricerca. Minoritaria. Ma di grande interesse. Il tentativo è quello di mettere in luce tale linea di ricerca attraverso la rilettura di quei testi e di quegli autori che hanno fatto del rapporto tra letteratura e architettura, non solo un tratto distintivo sotto il profilo culturale ma, soprattutto, una parte integrante dei loro itinerari progettuali. Tre le direzioni principali di approfondimento. La prima riguarda il fatto che non vi è grande differenza tra lettura e scrittura sia per il progettista sia per l’autore di testi letterari. La seconda attiene alla scarsa cura con la quale viene utilizzato il linguaggio. La terza concerne l’analogia fra cantieri e libri che seguono, sempre, direzioni diverse da quelle preventivate. La chiave di volta è rappresentata dall’immaginazione che è lo strumento principe alla base di ogni progetto. Nessun cambiamento può esistere se prima non lo si immagina.

Biennale di Venezia 2023: il laboratorio del futuro tra architettura e letteratura

Clemente, Antonio Alberto
2024-01-01

Abstract

Lesley Lokko è la prima architetta africana alla quale viene affidata la curatela della Biennale di Venezia. Un aspetto giustamente enfatizzato perché è l’occasione per scrivere un nuovo capitolo di storia dell’architettura. Tuttavia, c’è un’altra prima volta di straordinaria importanza: non era mai accaduto che la Biennale venisse affidata a un’architetta-scrittrice. Questo consente di tornare a riflettere su una tradizione secolare che vede letteratura e architettura interdipendenti. E che affonda le proprie radici nell’antichità, arrivando fino a oggi. In questa prospettiva, la Lokko può essere vista come una delle rappresentanti contemporanee di questa tradizione secolare che, anche nel recente passato, ha prodotto una fertile linea di ricerca. Minoritaria. Ma di grande interesse. Il tentativo è quello di mettere in luce tale linea di ricerca attraverso la rilettura di quei testi e di quegli autori che hanno fatto del rapporto tra letteratura e architettura, non solo un tratto distintivo sotto il profilo culturale ma, soprattutto, una parte integrante dei loro itinerari progettuali. Tre le direzioni principali di approfondimento. La prima riguarda il fatto che non vi è grande differenza tra lettura e scrittura sia per il progettista sia per l’autore di testi letterari. La seconda attiene alla scarsa cura con la quale viene utilizzato il linguaggio. La terza concerne l’analogia fra cantieri e libri che seguono, sempre, direzioni diverse da quelle preventivate. La chiave di volta è rappresentata dall’immaginazione che è lo strumento principe alla base di ogni progetto. Nessun cambiamento può esistere se prima non lo si immagina.
2024
978-88-99237-57-8
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