Partendo dall’analisi del murale raffigurante Giovanni Vitelleschi a cavallo nel Palazzo Vitelleschi di Tarquinia, è stato approfondito lo studio della figura del cardinale a cavallo fra XIII e XV secolo contestualizzandola, ovviamente sia in rapporto a similitudini e divergenze, con i gruppi equestri tardo duecenteschi dei Podestà, sia in rapporto a similitudini e divergenze con le Arche scaligere. L’analisi complessiva è stata condotta entro la prospettiva del rapporto strutturalmente privilegiato fra l’iconografia equestre cardinalizia e quella papale rispetto alle quali si è cercato di ricostruire soprattutto la facies capitolina fra Tre e Quattrocento. Il tentativo di ricostruzione ha significato comprendere, in particolare, se questo luogo, simbolo del potere comunale della Roma basso medievale, ospitasse simulacri plastici equestri dedicati ai pontefici e ai dignitari ecclesiastici di alto rango. Oltre a questa restituzione del contesto, il contributo propone anche nuove acquisizioni specifiche in rapporto al murale Vitelleschi: - fissandone l’esecuzione al 1439 grazie alla sua connessione, mai prima avanzata dalla critica, con il fregio araldico presente all’interno della stessa sala dove è conservata la scena equestre; - stabilendo che il suo rimontaggio parietale, a seguito dello stacco condotto fra il 2006 e il 2008, non ha tenuto conto del preciso posizionamento originario; - ribadendone l’attribuzione, ormai consolidata, alla bottega di Bartolomeo di Tommaso da Foligno e sottolineandone, sulla scia degli studi di W. Angelelli, la matrice legata al Tardogotico emiliano (in particolare alla Cappella dei Magi in San Petronio a Bologna).
Il cardinale a cavallo
Claudia D'Alberto
2024-01-01
Abstract
Partendo dall’analisi del murale raffigurante Giovanni Vitelleschi a cavallo nel Palazzo Vitelleschi di Tarquinia, è stato approfondito lo studio della figura del cardinale a cavallo fra XIII e XV secolo contestualizzandola, ovviamente sia in rapporto a similitudini e divergenze, con i gruppi equestri tardo duecenteschi dei Podestà, sia in rapporto a similitudini e divergenze con le Arche scaligere. L’analisi complessiva è stata condotta entro la prospettiva del rapporto strutturalmente privilegiato fra l’iconografia equestre cardinalizia e quella papale rispetto alle quali si è cercato di ricostruire soprattutto la facies capitolina fra Tre e Quattrocento. Il tentativo di ricostruzione ha significato comprendere, in particolare, se questo luogo, simbolo del potere comunale della Roma basso medievale, ospitasse simulacri plastici equestri dedicati ai pontefici e ai dignitari ecclesiastici di alto rango. Oltre a questa restituzione del contesto, il contributo propone anche nuove acquisizioni specifiche in rapporto al murale Vitelleschi: - fissandone l’esecuzione al 1439 grazie alla sua connessione, mai prima avanzata dalla critica, con il fregio araldico presente all’interno della stessa sala dove è conservata la scena equestre; - stabilendo che il suo rimontaggio parietale, a seguito dello stacco condotto fra il 2006 e il 2008, non ha tenuto conto del preciso posizionamento originario; - ribadendone l’attribuzione, ormai consolidata, alla bottega di Bartolomeo di Tommaso da Foligno e sottolineandone, sulla scia degli studi di W. Angelelli, la matrice legata al Tardogotico emiliano (in particolare alla Cappella dei Magi in San Petronio a Bologna).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.