Partendo dalla constatazione avanzata da Gabriele Pedullà secondo la quale la scelta per la lotta partigiana e quella per la sua trasfigurazione rappresentativa sarebbero mosse dalla medesima “pulsione di verità” (cfr. G. Pedullà, "Racconti della Resistenza", Einaudi, 2005), il saggio indaga la dimensione ontologica – la verità – e quella antropologico-filosofica – la pulsione – che innervano l’assunto in questione. In altri termini, sia analizza quale struttura ontologica stia alla base della verità che sostanzia la Resistenza e gli sforzi narrativi che la eleggono come proprio oggetto, assumendo come presupposto la natura evenemenziale della lotta resistenziale. La tesi che si cerca di dimostrare è la seguente: nella Resistenza agisce la forza di un evento – così come messo in evidenza da Jean Starobinski nel saggio "Introduction à la poésie de l’évenément" (1943) e poi argomentato dal filosofo francese Alain Badiou ("L’essere e l’evento" e "L’etica. Saggio sulla coscienza del male") –, ovvero di una modificazione della struttura ontologica della situazione storica che divelle “il ritmo delle cose e del tempo” (Calvino), che suscita, a sua volta, una modificazione della struttura antropologica del soggetto resistente, colto nel suo costituirsi come soggetto (il partigiano “avviene e viene”, come rappresentato icasticamente da Andrea Zanzotto). Un processo, quest’ultimo, che interroga le stesse capacità esperienziali e narrative dell’umano, che vengono analizzate in una lettura comparata del saggio "Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nicolaj Leskov" di Walter Benjamin e della "Prefazione" del 1964 al "Sentiero dei nidi di ragno" di Calvino.

Una medesima «pulsione di verità». La Resistenza come evento e la sua trasfigurazione rappresentativa

Matteo Cavalleri
2023-01-01

Abstract

Partendo dalla constatazione avanzata da Gabriele Pedullà secondo la quale la scelta per la lotta partigiana e quella per la sua trasfigurazione rappresentativa sarebbero mosse dalla medesima “pulsione di verità” (cfr. G. Pedullà, "Racconti della Resistenza", Einaudi, 2005), il saggio indaga la dimensione ontologica – la verità – e quella antropologico-filosofica – la pulsione – che innervano l’assunto in questione. In altri termini, sia analizza quale struttura ontologica stia alla base della verità che sostanzia la Resistenza e gli sforzi narrativi che la eleggono come proprio oggetto, assumendo come presupposto la natura evenemenziale della lotta resistenziale. La tesi che si cerca di dimostrare è la seguente: nella Resistenza agisce la forza di un evento – così come messo in evidenza da Jean Starobinski nel saggio "Introduction à la poésie de l’évenément" (1943) e poi argomentato dal filosofo francese Alain Badiou ("L’essere e l’evento" e "L’etica. Saggio sulla coscienza del male") –, ovvero di una modificazione della struttura ontologica della situazione storica che divelle “il ritmo delle cose e del tempo” (Calvino), che suscita, a sua volta, una modificazione della struttura antropologica del soggetto resistente, colto nel suo costituirsi come soggetto (il partigiano “avviene e viene”, come rappresentato icasticamente da Andrea Zanzotto). Un processo, quest’ultimo, che interroga le stesse capacità esperienziali e narrative dell’umano, che vengono analizzate in una lettura comparata del saggio "Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nicolaj Leskov" di Walter Benjamin e della "Prefazione" del 1964 al "Sentiero dei nidi di ragno" di Calvino.
2023
979-12-5496-052-3
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