Ci circondiamo di oggetti per noi stessi, per le nostre case, per gli ambienti di lavoro. La necessità funzionale dell’oggetto è passata in secondo piano, scegliamo cosa comprare per esprimere chi siamo. La relazione tra possesso e identità è oggi più forte che mai, tanto da definire non solo le società in cui viviamo, ma anche la nostra stessa individualità. L’evoluzione del mercato risente della frenesia produttiva contemporanea. Per far fronte alla maturità di prodotti già diffusi in modo capillare, vengono create nuove categorie merceologiche, che non sempre nascono da un bisogno manifesto. Anzi, gli stessi bisogni e desideri, ciclicamente, vengono immaginati, definiti, progettati, promossi e venduti, mostrando il lato oscuro della produzione di massa, oggi problematica per l’ambiente seppur specularmente cruciale per l’economia. Tuttavia, un approccio personale al consumo rivela diversi aspetti positivi, uno dei principali è che il consumatore moderno è molto più consapevole e attento rispetto al passato: scegliere e acquistare un oggetto è un atto che va oltre la semplice utilità, diventa un modo per affermare l’identità del consumatore stesso e come vuole essere percepito dal contesto sociale in cui vive. Questo approccio apporta un impatto straordinario, tanto sociale quanto economico perché genera nuove reti di relazioni, conoscenza e valori. Si trattò di una vera e propria rivoluzione iniziata con il boom economico del Secondo dopoguerra, e dove il design gioca un ruolo cruciale. Senza entrare nel dettaglio delle molteplici definizioni del termine, possiamo dire che il design è la disciplina che stabilisce le regole per progettare oggetti d’uso quotidiano ma che al contempo ci aiutano a definire la nostra complessa identità. Forme, colori, immagini, materiali e sensazioni tattili contribuiscono a creare un immaginario collettivo, il «linguaggio delle cose» di cui Deyan Sudjic parla nel suo celebre saggio, riferendosi alla capacità che gli oggetti hanno di affermare chi siamo e chi vogliamo essere, aiutandoci a capire il mondo in cui viviamo.

Le cose che siamo. Design, arte e cultura materiale africana.

Rossana Gaddi
Primo
2025-01-01

Abstract

Ci circondiamo di oggetti per noi stessi, per le nostre case, per gli ambienti di lavoro. La necessità funzionale dell’oggetto è passata in secondo piano, scegliamo cosa comprare per esprimere chi siamo. La relazione tra possesso e identità è oggi più forte che mai, tanto da definire non solo le società in cui viviamo, ma anche la nostra stessa individualità. L’evoluzione del mercato risente della frenesia produttiva contemporanea. Per far fronte alla maturità di prodotti già diffusi in modo capillare, vengono create nuove categorie merceologiche, che non sempre nascono da un bisogno manifesto. Anzi, gli stessi bisogni e desideri, ciclicamente, vengono immaginati, definiti, progettati, promossi e venduti, mostrando il lato oscuro della produzione di massa, oggi problematica per l’ambiente seppur specularmente cruciale per l’economia. Tuttavia, un approccio personale al consumo rivela diversi aspetti positivi, uno dei principali è che il consumatore moderno è molto più consapevole e attento rispetto al passato: scegliere e acquistare un oggetto è un atto che va oltre la semplice utilità, diventa un modo per affermare l’identità del consumatore stesso e come vuole essere percepito dal contesto sociale in cui vive. Questo approccio apporta un impatto straordinario, tanto sociale quanto economico perché genera nuove reti di relazioni, conoscenza e valori. Si trattò di una vera e propria rivoluzione iniziata con il boom economico del Secondo dopoguerra, e dove il design gioca un ruolo cruciale. Senza entrare nel dettaglio delle molteplici definizioni del termine, possiamo dire che il design è la disciplina che stabilisce le regole per progettare oggetti d’uso quotidiano ma che al contempo ci aiutano a definire la nostra complessa identità. Forme, colori, immagini, materiali e sensazioni tattili contribuiscono a creare un immaginario collettivo, il «linguaggio delle cose» di cui Deyan Sudjic parla nel suo celebre saggio, riferendosi alla capacità che gli oggetti hanno di affermare chi siamo e chi vogliamo essere, aiutandoci a capire il mondo in cui viviamo.
2025
979-12-80443-12-0
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