Il contributo affronta la questione della rete ciclabile nella regione medio-adriatica d'Abruzzo come potenziale infrastruttura ambientale, analizzando due fenomeni di crescente importanza: l’espansione della ciclabilità urbana/territoriale e l’aumento degli allagamenti urbani dovuti a eventi climatici estremi. Tradizionalmente, queste due problematiche sono state gestite separatamente: le piste ciclabili sono considerate un elemento di mobilità sostenibile, mentre gli allagamenti urbani vengono affrontati come emergenze periodiche, senza un quadro sistemico risolutivo. Il lavoro propone di superare questa dicotomia, ipotizzando che la rete ciclabile possa diventare strumento attivo per la gestione delle acque meteoriche e la rigenerazione ecologica urbana. Il metodo utilizzato prevede una disamina normativa del contesto nazionale e regionale, evidenziando la mancanza di integrazione tra rete ciclabile e gestione idrica nei regolamenti vigenti. Successivamente, vengono analizzati casi studio internazionali (Boston, Melbourne, Copenaghen, San Rafael, Zwolle) che hanno trasformato la rete ciclabile in infrastruttura multifunzionale, capace di supportare tanto la mobilità quanto la raccolta e gestione delle acque piovane, adottando soluzioni tecniche come pavimentazioni permeabili, sistemi di drenaggio, vegetazione integrata e infrastrutture modulari innovative. L’ipotesi centrale è che occorra ribaltare la prospettiva progettuale italiana: la ciclabile non dev'essere più solo una “striscia d'asfalto” per la mobilità, bensì un dispositivo ambientale connesso al contesto, capace di interagire con lo spazio pubblico e migliorare la resilienza urbana contro gli allagamenti. Gli obiettivi della ricerca sono duplici: mostrare come una progettazione integrata possa contribuire a ridurre la pressione sul sistema fognario e dimostrare che l’approccio multidisciplinare favorisce la transizione verso modelli urbani più sostenibili e resilienti. Lo studio evidenzia la necessità di superare la logica settoriale dell’ingegneria dei trasporti, adottando una visione sistemica che permetta alle reti ciclabili di stabilire legami funzionali con la gestione idrica e la rigenerazione ecologica, anche attraverso la valorizzazione delle reti minori e della mobilità lenta. In conclusione, il lavoro sottolinea come l’innovazione progettuale possa portare benefici ambientali concreti, contribuendo a trasformare l’acqua da fonte di rischio a risorsa strategica per la città.
La rete ciclabile: una potenziale infrastruttura ambientale
Antonio Alberto Clemente
2024-01-01
Abstract
Il contributo affronta la questione della rete ciclabile nella regione medio-adriatica d'Abruzzo come potenziale infrastruttura ambientale, analizzando due fenomeni di crescente importanza: l’espansione della ciclabilità urbana/territoriale e l’aumento degli allagamenti urbani dovuti a eventi climatici estremi. Tradizionalmente, queste due problematiche sono state gestite separatamente: le piste ciclabili sono considerate un elemento di mobilità sostenibile, mentre gli allagamenti urbani vengono affrontati come emergenze periodiche, senza un quadro sistemico risolutivo. Il lavoro propone di superare questa dicotomia, ipotizzando che la rete ciclabile possa diventare strumento attivo per la gestione delle acque meteoriche e la rigenerazione ecologica urbana. Il metodo utilizzato prevede una disamina normativa del contesto nazionale e regionale, evidenziando la mancanza di integrazione tra rete ciclabile e gestione idrica nei regolamenti vigenti. Successivamente, vengono analizzati casi studio internazionali (Boston, Melbourne, Copenaghen, San Rafael, Zwolle) che hanno trasformato la rete ciclabile in infrastruttura multifunzionale, capace di supportare tanto la mobilità quanto la raccolta e gestione delle acque piovane, adottando soluzioni tecniche come pavimentazioni permeabili, sistemi di drenaggio, vegetazione integrata e infrastrutture modulari innovative. L’ipotesi centrale è che occorra ribaltare la prospettiva progettuale italiana: la ciclabile non dev'essere più solo una “striscia d'asfalto” per la mobilità, bensì un dispositivo ambientale connesso al contesto, capace di interagire con lo spazio pubblico e migliorare la resilienza urbana contro gli allagamenti. Gli obiettivi della ricerca sono duplici: mostrare come una progettazione integrata possa contribuire a ridurre la pressione sul sistema fognario e dimostrare che l’approccio multidisciplinare favorisce la transizione verso modelli urbani più sostenibili e resilienti. Lo studio evidenzia la necessità di superare la logica settoriale dell’ingegneria dei trasporti, adottando una visione sistemica che permetta alle reti ciclabili di stabilire legami funzionali con la gestione idrica e la rigenerazione ecologica, anche attraverso la valorizzazione delle reti minori e della mobilità lenta. In conclusione, il lavoro sottolinea come l’innovazione progettuale possa portare benefici ambientali concreti, contribuendo a trasformare l’acqua da fonte di rischio a risorsa strategica per la città.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


