Il saggio, scritto a quattro mani con Pierluigi Licciardello, analizza, sotto diverse prospettive, la tradizione testuale della "Leggenda" del beato Guido, il primo seguace cortonese di Francesco, e le caratteristiche paleografiche e codicologiche del cosiddetto "Codice Petrella", il testimone più antico della tradizione manoscritta legata alla trasmissione di tale testo. Pierluigi Licciardello decostruisce la Leggenda, uno dei testi dell’agiografia minoritica delle origini fino ad oggi inediti, individuandone due nuclei originari: la cosiddetta Leggenda prima, che sarebbe stata composta tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, con l’intento di fissare il momento storico dell’insediamento dei frati Minori a Cortona, e la Leggenda seconda, databile tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, che, scevra dalle venature pauperistiche ed eremitiche di ascendenza spirituale della prima, sarebbe stata redatta affinché le vicende del primo beato francescano continuassero a fare parte del corredo liturgico e spirituale della città. L’approfondimento dei problemi filologici e testuali ha permesso a Licciardello di ricostruire lo stemma codicum della Leggenda, con in testa il cosiddetto ‘codice Petrella’, di cui Simone Allegria propone – pur in assenza dell’originale – un’analisi paleografica e codicologica. I caratteri materiali del manoscritto sembrerebbero confermare la circolazione della Leggenda tra le classi sociali di nuova alfabetizzazione (mercanti, artigiani, bottegai), che a Cortona, così come in altre località dell’Italia medievale, hanno promosso la produzione di testi e codici essenziali sotto il profilo formale, in continuo aggiornamento con il gusto e le tendenze dell’epoca. La lettura della Leggenda del beato Guido fatta da Allegria e Licciardello ha così evidenziato come essa sia debitrice, specialmente nella sua prima redazione, di alcuni temi aderenti all’agiografia francescana delle origini (vale a dire, di quel genere di scrittura agiografica che vede nel fondatore il modello su cui performare le vicende dei suoi primi seguaci), mentre nella sua seconda redazione essa si cali più marcatamente nel contesto politico e religioso locale. Non pare infatti improbabile che il volgarizzamento del testo rappresenti un tentativo (fallito) di arginare l’affermazione del culto di santa Margherita, l’altra beata di ispirazione francescana, che fu promosso fin dalla morte della penitente dai Casali, la famiglia che impose la propria signoria sulla città dal 1325 al 1409.
La Leggenda del Beato Guido: tra agiografia francescana e identità civica cortonese
Simone Allegria
2025-01-01
Abstract
Il saggio, scritto a quattro mani con Pierluigi Licciardello, analizza, sotto diverse prospettive, la tradizione testuale della "Leggenda" del beato Guido, il primo seguace cortonese di Francesco, e le caratteristiche paleografiche e codicologiche del cosiddetto "Codice Petrella", il testimone più antico della tradizione manoscritta legata alla trasmissione di tale testo. Pierluigi Licciardello decostruisce la Leggenda, uno dei testi dell’agiografia minoritica delle origini fino ad oggi inediti, individuandone due nuclei originari: la cosiddetta Leggenda prima, che sarebbe stata composta tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, con l’intento di fissare il momento storico dell’insediamento dei frati Minori a Cortona, e la Leggenda seconda, databile tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, che, scevra dalle venature pauperistiche ed eremitiche di ascendenza spirituale della prima, sarebbe stata redatta affinché le vicende del primo beato francescano continuassero a fare parte del corredo liturgico e spirituale della città. L’approfondimento dei problemi filologici e testuali ha permesso a Licciardello di ricostruire lo stemma codicum della Leggenda, con in testa il cosiddetto ‘codice Petrella’, di cui Simone Allegria propone – pur in assenza dell’originale – un’analisi paleografica e codicologica. I caratteri materiali del manoscritto sembrerebbero confermare la circolazione della Leggenda tra le classi sociali di nuova alfabetizzazione (mercanti, artigiani, bottegai), che a Cortona, così come in altre località dell’Italia medievale, hanno promosso la produzione di testi e codici essenziali sotto il profilo formale, in continuo aggiornamento con il gusto e le tendenze dell’epoca. La lettura della Leggenda del beato Guido fatta da Allegria e Licciardello ha così evidenziato come essa sia debitrice, specialmente nella sua prima redazione, di alcuni temi aderenti all’agiografia francescana delle origini (vale a dire, di quel genere di scrittura agiografica che vede nel fondatore il modello su cui performare le vicende dei suoi primi seguaci), mentre nella sua seconda redazione essa si cali più marcatamente nel contesto politico e religioso locale. Non pare infatti improbabile che il volgarizzamento del testo rappresenti un tentativo (fallito) di arginare l’affermazione del culto di santa Margherita, l’altra beata di ispirazione francescana, che fu promosso fin dalla morte della penitente dai Casali, la famiglia che impose la propria signoria sulla città dal 1325 al 1409.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


