Il saggio si propone di evidenziare criticamente una specifica tendenza compositiva dell’architettura barocca romana, che si caratterizza per il ruolo centrale attribuito all’ordine architettonico: un orientamento che, seppure con finalità e modalità differenziate, si sviluppa con apprezzabile continuità nel corso della seconda metà del Seicento. Numerosi riferimenti, tratti da fonti scritte e grafiche del tempo, sono verificati e proiettati su opere appartenenti ad ambiti tipologici diversi, ma accomunate da una analoga attenzione nei confronti delle potenzialità espressive dell’ordine architettonico. L’analisi condotta include realizzazioni note (la facciata della chiesa dei Ss. Vincenzo ed Anastasio, S. Maria in Campitelli, cappella Cybo in S. Maria del Popolo) ed esiti meno conosciuti (cripta di S. Martino ai Monti, catafalco di Clemente IX, cappella Altieri in S. Maria sopra Minerva); ugualmente diversificato è lo spettro degli autori coinvolti, che affianca a nomi celebri (Martino Longhi il Giovane, Carlo Rainaldi, Pietro da Cortona, Carlo Fontana) architetti meno studiati (Filippo Gagliardi, Camillo Massimo). Pur collocandosi sotto diversi aspetti in antitesi rispetto al “Bel Composto” di ascendenza berninana, la “architettura d’ordini” rientra a pieno titolo nella cultura artistica del Seicento, configurandosi dunque come una preziosa occasione per esplorarne sentieri meno battuti ed evidenziando, in ultima analisi, l’articolata complessità del Barocco romano.
Un tema del Barocco romano. L'architettura d'ordini (1650-90)
VILLANI, Marcello
2005-01-01
Abstract
Il saggio si propone di evidenziare criticamente una specifica tendenza compositiva dell’architettura barocca romana, che si caratterizza per il ruolo centrale attribuito all’ordine architettonico: un orientamento che, seppure con finalità e modalità differenziate, si sviluppa con apprezzabile continuità nel corso della seconda metà del Seicento. Numerosi riferimenti, tratti da fonti scritte e grafiche del tempo, sono verificati e proiettati su opere appartenenti ad ambiti tipologici diversi, ma accomunate da una analoga attenzione nei confronti delle potenzialità espressive dell’ordine architettonico. L’analisi condotta include realizzazioni note (la facciata della chiesa dei Ss. Vincenzo ed Anastasio, S. Maria in Campitelli, cappella Cybo in S. Maria del Popolo) ed esiti meno conosciuti (cripta di S. Martino ai Monti, catafalco di Clemente IX, cappella Altieri in S. Maria sopra Minerva); ugualmente diversificato è lo spettro degli autori coinvolti, che affianca a nomi celebri (Martino Longhi il Giovane, Carlo Rainaldi, Pietro da Cortona, Carlo Fontana) architetti meno studiati (Filippo Gagliardi, Camillo Massimo). Pur collocandosi sotto diversi aspetti in antitesi rispetto al “Bel Composto” di ascendenza berninana, la “architettura d’ordini” rientra a pieno titolo nella cultura artistica del Seicento, configurandosi dunque come una preziosa occasione per esplorarne sentieri meno battuti ed evidenziando, in ultima analisi, l’articolata complessità del Barocco romano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.