L'articolo descrive tutti i testimoni emersi dalla recensio (30 manoscritti e 4 cinquecentine) dell'ultima invettiva di Francesco Petrarca, la 'Contra eum qui maledixit Italie', e ricostruisce da un lato i loro intricati rapporti genealogici, dall'altro fisionomia e storia di ciascun esemplare, individuando copisti, committenti e ambienti culturali. Da una tale messe di testimonianze si ricava che la fortuna nell'Europa occidentale di questo testo fu notevole e duratura, soprattutto in Francia e in Italia (in particolare, Veneto, Lombardia e Firenze, ovvero nei centri culturalmente più fertili del movimento umanistico). La collazione estesa all'intera tradizione ha, inoltre, permesso di fare chiarezza su ciò che avvenne a monte di essa e di rettificare quanto gli studi precedenti avevano concluso: due soli furono i rami all'origine della diffusione dell'invettiva petrarchesca (x ed y), derivanti il primo dalla missiva giunta ad Avignone e l'altro, invece, dalla copia conservata nello scrittoio dell’autore. Quest'ultima, pur presentando varianti sicuramente autentiche, non fu oggetto da parte di Petrarca di una revisione accurata né, tanto meno, in più tempi, come si ricava sia dal confronto intratestuale delle due redazioni sia dal dato extratestuale cronologico (fra la stesura dell'invettiva anti-francese, che cominciò all'inizio del 1373, e la morte dell'autore, che avvenne nel luglio del 1374, trascorsero appena un anno e pochi mesi).

La tradizione dell’ultima invettiva di Francesco Petrarca (Contra eum qui maledixit Italie)

BERTE', MONICA
2006-01-01

Abstract

L'articolo descrive tutti i testimoni emersi dalla recensio (30 manoscritti e 4 cinquecentine) dell'ultima invettiva di Francesco Petrarca, la 'Contra eum qui maledixit Italie', e ricostruisce da un lato i loro intricati rapporti genealogici, dall'altro fisionomia e storia di ciascun esemplare, individuando copisti, committenti e ambienti culturali. Da una tale messe di testimonianze si ricava che la fortuna nell'Europa occidentale di questo testo fu notevole e duratura, soprattutto in Francia e in Italia (in particolare, Veneto, Lombardia e Firenze, ovvero nei centri culturalmente più fertili del movimento umanistico). La collazione estesa all'intera tradizione ha, inoltre, permesso di fare chiarezza su ciò che avvenne a monte di essa e di rettificare quanto gli studi precedenti avevano concluso: due soli furono i rami all'origine della diffusione dell'invettiva petrarchesca (x ed y), derivanti il primo dalla missiva giunta ad Avignone e l'altro, invece, dalla copia conservata nello scrittoio dell’autore. Quest'ultima, pur presentando varianti sicuramente autentiche, non fu oggetto da parte di Petrarca di una revisione accurata né, tanto meno, in più tempi, come si ricava sia dal confronto intratestuale delle due redazioni sia dal dato extratestuale cronologico (fra la stesura dell'invettiva anti-francese, che cominciò all'inizio del 1373, e la morte dell'autore, che avvenne nel luglio del 1374, trascorsero appena un anno e pochi mesi).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/110268
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