Se esiste un settore delle scienze psicologiche in cui la comunicazione delle idee dall'interno all'esterno della disciplina è particolarmente limitata, soprattutto nel nostro paese, questa è la psicologia comparata. Diciamoci la verità: pochi tra i colleghi sarebbero pronti a scommettere che lo studio della mente di specie diverse da quella umana possa illuminare faccende così complesse come il linguaggio, il ragionamento o la coscienza. Si può legittimamente sospettare che la causa di questa situazione sia l'accezione negativa che è rimasta associata alla tradizione comportamentista, tuttora erroneamente identificata tout court con la psicologia sperimentale animale. In tempi recenti, tuttavia, lo sviluppo della cosiddetta comparative cognition ha progressivamente cominciato a sovvertire questa imbarazzante condizione d'isolamento intellettuale. Di questo nuovo scenario possiamo identificare tre ordini di ragioni. Il primo che i concetti di rappresentazione e di processo mentale si sono conquistati oggi il crisma dell'universalità psicologica: possiamo tranquillamente parlare di rappresentazione mentale del numero o di processi di memoria visuo-spaziale anche riferendoci ad una cornacchia o ad un opossum. Gallistel (1990) è probabilmente il sostenitore più autorevole dell'approccio computazionale/rappresentazionale allo studio della cognizione animale. Il concetto di "rappresentazione" è centrale nelle moderne scienze cognitive. Almeno in teoria, esso dovrebbe essere inteso con lo stesso significato che ha in matematica: quello cioè di un isomorfismo funzionale tra sistemi differenti. Dire che c' è un isomorfismo tra due sistemi significa che è stata stabilita una corrispondenza formale tale per cui è possibile condurre operazioni in un sistema che consentono di trarre conclusioni valide riguardo all'altro sistema. In pratica, nel caso dei processi cognitivi, l'analogia dovrebbe essere tradotta più o meno in questi termini: una rappresentazione mentale è un isomorfismo tra certi processi nel cervello e certi aspetti dell'ambiente ai quali tali processi provvedono ad adattare il comportamento di un organismo (Gallistel, 1990). Tale definizione convoglia qualcosa di pi ù della semplice idea che nel cervello vi siano delle attività che 'stanno per' eventi ed oggetti dell'ambiente. Questa è ovviamente una condizione necessaria alla formazione di una rappresentazione, ma non è sufficiente.

La cognizione animale: due principi, un corollario e un problema aperto nello studio delle "altre" menti

TOMMASI, Luca
2001-01-01

Abstract

Se esiste un settore delle scienze psicologiche in cui la comunicazione delle idee dall'interno all'esterno della disciplina è particolarmente limitata, soprattutto nel nostro paese, questa è la psicologia comparata. Diciamoci la verità: pochi tra i colleghi sarebbero pronti a scommettere che lo studio della mente di specie diverse da quella umana possa illuminare faccende così complesse come il linguaggio, il ragionamento o la coscienza. Si può legittimamente sospettare che la causa di questa situazione sia l'accezione negativa che è rimasta associata alla tradizione comportamentista, tuttora erroneamente identificata tout court con la psicologia sperimentale animale. In tempi recenti, tuttavia, lo sviluppo della cosiddetta comparative cognition ha progressivamente cominciato a sovvertire questa imbarazzante condizione d'isolamento intellettuale. Di questo nuovo scenario possiamo identificare tre ordini di ragioni. Il primo che i concetti di rappresentazione e di processo mentale si sono conquistati oggi il crisma dell'universalità psicologica: possiamo tranquillamente parlare di rappresentazione mentale del numero o di processi di memoria visuo-spaziale anche riferendoci ad una cornacchia o ad un opossum. Gallistel (1990) è probabilmente il sostenitore più autorevole dell'approccio computazionale/rappresentazionale allo studio della cognizione animale. Il concetto di "rappresentazione" è centrale nelle moderne scienze cognitive. Almeno in teoria, esso dovrebbe essere inteso con lo stesso significato che ha in matematica: quello cioè di un isomorfismo funzionale tra sistemi differenti. Dire che c' è un isomorfismo tra due sistemi significa che è stata stabilita una corrispondenza formale tale per cui è possibile condurre operazioni in un sistema che consentono di trarre conclusioni valide riguardo all'altro sistema. In pratica, nel caso dei processi cognitivi, l'analogia dovrebbe essere tradotta più o meno in questi termini: una rappresentazione mentale è un isomorfismo tra certi processi nel cervello e certi aspetti dell'ambiente ai quali tali processi provvedono ad adattare il comportamento di un organismo (Gallistel, 1990). Tale definizione convoglia qualcosa di pi ù della semplice idea che nel cervello vi siano delle attività che 'stanno per' eventi ed oggetti dell'ambiente. Questa è ovviamente una condizione necessaria alla formazione di una rappresentazione, ma non è sufficiente.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/111265
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact