Le tesi di J. Grondin e di G. Figal che rilevano la presenza di elementi metafisici e fenomenologici nell’ermeneutica gadameriana confermano l’affermazione secondo cui appartiene alla natura profonda dell’ermeneutica gadameriana l’idea che il pensiero vero, il filosofare, sia pensiero unitariamente ‘fenomenologico-ermeneutico-metafisico’. L’atto ermeneutico, per Gadamer, è un atto fenomenologico e, anche, contemporaneamente, un atto ‘metafisico’ (ovvero ontologico): la vera interpretazione è disvelativa di fenomeni che consentono di giungere alla “cosa” ed è, ad un tempo, ontologicamente rilevante. E’ in questo contesto che Gadamer parla della Darstellung des Seins, concependo l’atto ermeneutico come un Zuwachs an Sein, come un Ereignis della lingua che realizza un accrescimento della “cosa” interpretata. Emilio Betti contrappone a questa tesi l’idea di ricostruzione oggettiva e di perfezione del testo. Egli rileva il difetto soggettivista e ‘antimetodico’ dell’ermeneutica gadameriana, tuttavia Betti marginalizza il tema assolutizzato da Gadamer non sottolineando abbastanza l’importanza dell’elemento applicativo (del Zuwachs, dell’accrescimento d’essere) che opera sempre in ogni atto interpretativo. L’opposizione fra le due correnti ermeneutiche oggi dominanti (ermeneutica postheideggeriana ed ermeneutica metodica) è netta. Tuttavia la distinzione bettiana fra Bedeutung e Bedeutsamkeit, Meaning e Significance, apre la strada ad una nuova riflessione ontologica sull’atto interpretativo che, muovendo anche dal concetto hegeliano di Darstellung, vuole tenere insieme le scoperte di entrambe le correnti ermeneutiche. Tale distinzione permette di evidenziare il fatto che l’aumento d’essere del significato che inevitabilmente accompagna ogni atto interpretativo è un aumento che non riguarda il (I) significato originario in sé, la Bedeutung del testo in quanto tale, ma soltanto la sua (II) rilevanza (Bedeutsamkeit). The theses of J. Grondin and G. Figal, which points out the presence of metaphysical and phenomenological elements in Gadamer’s hermeneutics, confirm the statement whereby the idea belongs to the deep nature of Gadamer’s hermeneutics that true thought, philosophizing, is unitarily “phenomenological-hermeneutic-metaphysical” thought. For Gadamer, the hermeneutic act is a phenomenological act and, at the same time, a “metaphysical” (or ontological) act: true interpretation reveals phenomena that make it possible to arrive at the “thing” and is, at the same time, ontologically important. It is in this context that Gadamer speaks about the Darstellung des Seins and conceives of the hermeneutic act as a Zuwachs an Sein, an Ereignis of language that brings about an increase of the “thing” interpreted. Against this thesis Emilio Betti sets the idea of objective reconstruction and perfection of the text. He points out the subjectivist and “anti-methodical” flaw of Gadamer’s hermeneutics. However, Betti marginalizes the theme absolutized by Gadamer by not emphasizing enough the importance of the applicative element (of the Zuwachs, the increase of being), which always takes place in every interpretative act. The opposition between the two prevailing hermeneutical currents today (post-Heideggerian hermeneutics and methodical hermeneutics) is clear. However, Betti’s distinction between Bedeutung and Bedeutsamkeit, Meaning and Significance, opens the way for a new ontological reflection on the interpretative act which by moving also from Hegel’s concept of Darstellung, wants to keep together the discoveries of both hermeneutical currents. This distinction makes it possible to highlight the fact that the increase of being of the meaning, which inevitably accompanies every interpretative act, is an increase that does not concern the (I) original meaning itself, the Bedeutung of the text as such, but only its (II) relevance (Bedeutsamkeit).
Gadamer, Betti e il futuro dell’ermeneutica, in “Paradigmi. Rivista di critica filosofica”, 2008, fasc. 3: Il cammino filosofico di Hans-Georg Gadamer, a cura di M. Failla,
TUOZZOLO, CLAUDIO
2008-01-01
Abstract
Le tesi di J. Grondin e di G. Figal che rilevano la presenza di elementi metafisici e fenomenologici nell’ermeneutica gadameriana confermano l’affermazione secondo cui appartiene alla natura profonda dell’ermeneutica gadameriana l’idea che il pensiero vero, il filosofare, sia pensiero unitariamente ‘fenomenologico-ermeneutico-metafisico’. L’atto ermeneutico, per Gadamer, è un atto fenomenologico e, anche, contemporaneamente, un atto ‘metafisico’ (ovvero ontologico): la vera interpretazione è disvelativa di fenomeni che consentono di giungere alla “cosa” ed è, ad un tempo, ontologicamente rilevante. E’ in questo contesto che Gadamer parla della Darstellung des Seins, concependo l’atto ermeneutico come un Zuwachs an Sein, come un Ereignis della lingua che realizza un accrescimento della “cosa” interpretata. Emilio Betti contrappone a questa tesi l’idea di ricostruzione oggettiva e di perfezione del testo. Egli rileva il difetto soggettivista e ‘antimetodico’ dell’ermeneutica gadameriana, tuttavia Betti marginalizza il tema assolutizzato da Gadamer non sottolineando abbastanza l’importanza dell’elemento applicativo (del Zuwachs, dell’accrescimento d’essere) che opera sempre in ogni atto interpretativo. L’opposizione fra le due correnti ermeneutiche oggi dominanti (ermeneutica postheideggeriana ed ermeneutica metodica) è netta. Tuttavia la distinzione bettiana fra Bedeutung e Bedeutsamkeit, Meaning e Significance, apre la strada ad una nuova riflessione ontologica sull’atto interpretativo che, muovendo anche dal concetto hegeliano di Darstellung, vuole tenere insieme le scoperte di entrambe le correnti ermeneutiche. Tale distinzione permette di evidenziare il fatto che l’aumento d’essere del significato che inevitabilmente accompagna ogni atto interpretativo è un aumento che non riguarda il (I) significato originario in sé, la Bedeutung del testo in quanto tale, ma soltanto la sua (II) rilevanza (Bedeutsamkeit). The theses of J. Grondin and G. Figal, which points out the presence of metaphysical and phenomenological elements in Gadamer’s hermeneutics, confirm the statement whereby the idea belongs to the deep nature of Gadamer’s hermeneutics that true thought, philosophizing, is unitarily “phenomenological-hermeneutic-metaphysical” thought. For Gadamer, the hermeneutic act is a phenomenological act and, at the same time, a “metaphysical” (or ontological) act: true interpretation reveals phenomena that make it possible to arrive at the “thing” and is, at the same time, ontologically important. It is in this context that Gadamer speaks about the Darstellung des Seins and conceives of the hermeneutic act as a Zuwachs an Sein, an Ereignis of language that brings about an increase of the “thing” interpreted. Against this thesis Emilio Betti sets the idea of objective reconstruction and perfection of the text. He points out the subjectivist and “anti-methodical” flaw of Gadamer’s hermeneutics. However, Betti marginalizes the theme absolutized by Gadamer by not emphasizing enough the importance of the applicative element (of the Zuwachs, the increase of being), which always takes place in every interpretative act. The opposition between the two prevailing hermeneutical currents today (post-Heideggerian hermeneutics and methodical hermeneutics) is clear. However, Betti’s distinction between Bedeutung and Bedeutsamkeit, Meaning and Significance, opens the way for a new ontological reflection on the interpretative act which by moving also from Hegel’s concept of Darstellung, wants to keep together the discoveries of both hermeneutical currents. This distinction makes it possible to highlight the fact that the increase of being of the meaning, which inevitably accompanies every interpretative act, is an increase that does not concern the (I) original meaning itself, the Bedeutung of the text as such, but only its (II) relevance (Bedeutsamkeit).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.