Il saggio esplora la proposta di Richard Mervyn Hare, il principale esponente, nel contesto della filosofia morale analitica, del prescrittivismo universalistico, di conciliare l'utilitarismo e la morale kantiana e di colmare le lacune di entrambi gli approcci mediante una teoria a due livelli, intuitivo e critico, del pensiero morale. Più volte, a partire dall'opera "The Language of Morals", Hare ha insistito sulla fisionomia kantiana della propria teoria morale, individuando nel formalismo e nell'universalizzabilità i punti di contatto; nel più recente "Moral Thinking" e poi in "Sorting out Ethics" tale rivendicazione si trasforma in un più esigente tentativo di conciliazione tra utilitarismo e kantismo, attuato mediante una riformulazione del primo nei termini di una massimizzazione delle sole preferenze razionali o perfettamente prudenti. Il risultato non convince: Hare deforma tanto l'utilitarismo quanto la teoria kantiana, epurando il primo da elementi contingenti e interpretando la seconda come approccio morale intuitivo, sempre soverchiabile da una riflessione critica utilitaristicamente orientata.
Razionalità pratica e utilitarismo: il kantismo nell'etica prescrittiva di R. M. Hare
DI BIASE, Giuliana
2002-01-01
Abstract
Il saggio esplora la proposta di Richard Mervyn Hare, il principale esponente, nel contesto della filosofia morale analitica, del prescrittivismo universalistico, di conciliare l'utilitarismo e la morale kantiana e di colmare le lacune di entrambi gli approcci mediante una teoria a due livelli, intuitivo e critico, del pensiero morale. Più volte, a partire dall'opera "The Language of Morals", Hare ha insistito sulla fisionomia kantiana della propria teoria morale, individuando nel formalismo e nell'universalizzabilità i punti di contatto; nel più recente "Moral Thinking" e poi in "Sorting out Ethics" tale rivendicazione si trasforma in un più esigente tentativo di conciliazione tra utilitarismo e kantismo, attuato mediante una riformulazione del primo nei termini di una massimizzazione delle sole preferenze razionali o perfettamente prudenti. Il risultato non convince: Hare deforma tanto l'utilitarismo quanto la teoria kantiana, epurando il primo da elementi contingenti e interpretando la seconda come approccio morale intuitivo, sempre soverchiabile da una riflessione critica utilitaristicamente orientata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.