Negli "Essays on Bioethics" (O. U. P. 1993), il filosofo analitico Richard Mervyn Hare tenta di applicare all'ambito della bioetica la sua particolare proposta normativa, un approccio sostanziato da una combinazione di elementi kantiani e utilitaristici. Tale approccio rivendica la bontà del consequenzialismo come prcedura decisionale e la sua compatibilità con i fondamenti deontologici di una morale basata su principi intuitivi, concepiti come universalmente vincolanti. I saggi affrontano argomenti diversi (la regolamentazione della prassi medica, la definizione della nozione di salute, la legittimità dei mezzi di controllo comportamentale, l'etica della sperimentazione, la questione degli interessi delle "persone possibili", la tutela delle risorse, i doveri nei confronti degli animali non umani, etc.); in ciascuno di tali contributi l'argomentazione di Hare si muove su due livelli di pensiero morale, insistendo sulla necessità di superare mediante un approccio critico utilitaristicamente orientato le intuizioni morali. D'altra parte, le conclusioni alle quali Hare perviene appaiono tutt'altro che capaci di salvare il moral code tradizionale dal rischio di erosione, almeno in ambito bioetico: il passaggio al livello critico di pensiero morale indebolisce senz'altro la credibilità dei principi comuni, proponendosi come un drastico correttivo per la loro generalità.
Gli "Essays on Bioethics" di R.M. Hare: una proposta di lettura
DI BIASE, Giuliana
2004-01-01
Abstract
Negli "Essays on Bioethics" (O. U. P. 1993), il filosofo analitico Richard Mervyn Hare tenta di applicare all'ambito della bioetica la sua particolare proposta normativa, un approccio sostanziato da una combinazione di elementi kantiani e utilitaristici. Tale approccio rivendica la bontà del consequenzialismo come prcedura decisionale e la sua compatibilità con i fondamenti deontologici di una morale basata su principi intuitivi, concepiti come universalmente vincolanti. I saggi affrontano argomenti diversi (la regolamentazione della prassi medica, la definizione della nozione di salute, la legittimità dei mezzi di controllo comportamentale, l'etica della sperimentazione, la questione degli interessi delle "persone possibili", la tutela delle risorse, i doveri nei confronti degli animali non umani, etc.); in ciascuno di tali contributi l'argomentazione di Hare si muove su due livelli di pensiero morale, insistendo sulla necessità di superare mediante un approccio critico utilitaristicamente orientato le intuizioni morali. D'altra parte, le conclusioni alle quali Hare perviene appaiono tutt'altro che capaci di salvare il moral code tradizionale dal rischio di erosione, almeno in ambito bioetico: il passaggio al livello critico di pensiero morale indebolisce senz'altro la credibilità dei principi comuni, proponendosi come un drastico correttivo per la loro generalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.