Nel Corso al College de France degli anni 1981-82, Michel Foucault attualizza l’insegnamento dell’etica antica, insistendo sull’importanza della cura di sé per la difesa e l’allargamento delle pratiche di libertà: proprio nella figura prescrittiva del ritorno a sé andrebbe rintracciato per Foucault l’elemento chiave per la ricostituzione di un’etica del sé, un compito urgente e «politicamente indispensabile» in quanto «non esiste un altro punto, originario e finale, di resistenza al potere politico, che non stia nel rapporto di sé con sé». È evidente qui il significato politico che Foucault attribuisce alla cura sui, individuandovi il tratto di unione indispensabile tra soggetto etico e soggetto politico: soltanto il buon cittadino, avendo cura di sé, sarà capace di opporre resistenza al potere politico perché capace di governare se stesso e dunque gli altri. D'altra parte, l'approccio di Foucault sembra risentire della freddezza del modello, uno stoicismo che premia soprattutto l’autocontrollo nell’ambito delle passioni; ne viene fuori l’immagine di un cittadino che può essere sì solidale, ma solo in quanto, di fatto, condivide con gli altri una soggezione («siamo tutti governati»), non in quanto emotivamente coinvolto nella vita della sua comunità. Questa carenza può risultare ancora più discutibile quando si tiene conto dell’accresciuta importanza che le emozioni rivestono nella vita politica attuale, vuoi per l’amplificazione assicurata loro dai media, vuoi per la velocità dei cambiamenti, vuoi soprattutto perché la globalizzazione stessa mostra di avere una dimensione emozionale. Le interdipendenze da essa create comportano avvicinamenti e unificazioni alle quali gli individui rispondono non solo ricercando nuove appartenenze ma anche accentuando le identità personali, il che chiama in causa le emozioni come elemento massimamente identitario.

Ethos pubblico e ars vivendi: la cura di sé può plasmare un buon cittadino?

DI BIASE, Giuliana
2010-01-01

Abstract

Nel Corso al College de France degli anni 1981-82, Michel Foucault attualizza l’insegnamento dell’etica antica, insistendo sull’importanza della cura di sé per la difesa e l’allargamento delle pratiche di libertà: proprio nella figura prescrittiva del ritorno a sé andrebbe rintracciato per Foucault l’elemento chiave per la ricostituzione di un’etica del sé, un compito urgente e «politicamente indispensabile» in quanto «non esiste un altro punto, originario e finale, di resistenza al potere politico, che non stia nel rapporto di sé con sé». È evidente qui il significato politico che Foucault attribuisce alla cura sui, individuandovi il tratto di unione indispensabile tra soggetto etico e soggetto politico: soltanto il buon cittadino, avendo cura di sé, sarà capace di opporre resistenza al potere politico perché capace di governare se stesso e dunque gli altri. D'altra parte, l'approccio di Foucault sembra risentire della freddezza del modello, uno stoicismo che premia soprattutto l’autocontrollo nell’ambito delle passioni; ne viene fuori l’immagine di un cittadino che può essere sì solidale, ma solo in quanto, di fatto, condivide con gli altri una soggezione («siamo tutti governati»), non in quanto emotivamente coinvolto nella vita della sua comunità. Questa carenza può risultare ancora più discutibile quando si tiene conto dell’accresciuta importanza che le emozioni rivestono nella vita politica attuale, vuoi per l’amplificazione assicurata loro dai media, vuoi per la velocità dei cambiamenti, vuoi soprattutto perché la globalizzazione stessa mostra di avere una dimensione emozionale. Le interdipendenze da essa create comportano avvicinamenti e unificazioni alle quali gli individui rispondono non solo ricercando nuove appartenenze ma anche accentuando le identità personali, il che chiama in causa le emozioni come elemento massimamente identitario.
2010
Intersezioni
9788882327729
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