RIASSUNTO — Ripercorrendo specialmente gli studi del periodo tedesco di Lewin – importanti perché vi troviamo sia le basi epistemologiche di tutta la sua opera, sia le fondamentali intuizioni sulla ‘struttura della mente’ – l’autore evidenzia una serie di difficoltà, insite nella sua stessa impostazione originale. Tali difficoltà spiegano per altro come il grandioso programma lewiniano di scientificizzazione della psicologia, more mathematico-galilaeiano, sia stato dopo di lui abbandonato. In effetti, se la rilettura del Lewin epistemologo mostra un insospettato debito al modello meccanico, la disamina attenta della sua, per altro feconda, nozione di campo mostra come egli non riesca a far fruttare con coerenza la sua concezione fenomenologica del campo quale «spazio di vita», né a rapportarsi adeguatamente al soggetto umano tramite il mero metodo sperimentale. In effetti, la coraggiosa impresa di coniugare due modelli – quello fenomenologico e quello sperimentale-oggettivistico-matematizzante – dà luogo a un’ambiguità di fondo, non tanto per i limiti di Lewin, quanto per l’epocale scontro di questi due veri e propri archetipi gnoseologici e metodologici. Tuttavia gli elementi di debolezza dell’approccio ‘dinamico’ lewiniano non paiono di per se´ pregiudicare la successiva sua psicologia sociale; piuttosto, alla luce altresı` della recente storiografia, si riapre la questione del nesso tra i diversi momenti della sua opera. ABSTRACT — By reviewing especially Lewin’s researches from his German period – which are important insofar as they exhibit the epistemological grounds of his whole work, as well as his fundamental insights into the ‘‘structure of mind’’ – the Author points out a series of difficulties inherent in Lewin’s original approach. Such difficulties also explain why Lewin’s grandiose program to develop a scientific psychology, more mathematico-galilaeiano, was after his time abandoned. Indeed, if on the one hand a rereading of Lewin’s epistemology reveals the unexpected debt he pays to the mechanical model of thought, yet, on the other hand, a careful analysis of his notion of ‘‘field,’’ otherwise fruitful, shows that he can neither consistently exploit his phenomenological view of the field as a ‘‘space of life,’’ nor adequately deal with the human subject by the mere experimental method. As a matter of fact, the brave effort to join the two patterns together – the phenomenological and the experimental- objectivistic-mathematical one – produces a basic ambiguity, owing not so much to Lewin’s limitations as to the epochal clash between two patterns that are actual gnoseological and methodological archetypes. Nevertheless, some weakness in Lewin’s ‘‘dynamic’’ approach does not seem by itself to prejudge his later social psychology; rather, also in the light of recent historiography, the question of the link between these different moments of his work should be reconsidered.

La psicologia dinamica di Kurt Lewin. Il problematico intreccio di meccanica e fenomenologia

FORNARO, Mauro
2005-01-01

Abstract

RIASSUNTO — Ripercorrendo specialmente gli studi del periodo tedesco di Lewin – importanti perché vi troviamo sia le basi epistemologiche di tutta la sua opera, sia le fondamentali intuizioni sulla ‘struttura della mente’ – l’autore evidenzia una serie di difficoltà, insite nella sua stessa impostazione originale. Tali difficoltà spiegano per altro come il grandioso programma lewiniano di scientificizzazione della psicologia, more mathematico-galilaeiano, sia stato dopo di lui abbandonato. In effetti, se la rilettura del Lewin epistemologo mostra un insospettato debito al modello meccanico, la disamina attenta della sua, per altro feconda, nozione di campo mostra come egli non riesca a far fruttare con coerenza la sua concezione fenomenologica del campo quale «spazio di vita», né a rapportarsi adeguatamente al soggetto umano tramite il mero metodo sperimentale. In effetti, la coraggiosa impresa di coniugare due modelli – quello fenomenologico e quello sperimentale-oggettivistico-matematizzante – dà luogo a un’ambiguità di fondo, non tanto per i limiti di Lewin, quanto per l’epocale scontro di questi due veri e propri archetipi gnoseologici e metodologici. Tuttavia gli elementi di debolezza dell’approccio ‘dinamico’ lewiniano non paiono di per se´ pregiudicare la successiva sua psicologia sociale; piuttosto, alla luce altresı` della recente storiografia, si riapre la questione del nesso tra i diversi momenti della sua opera. ABSTRACT — By reviewing especially Lewin’s researches from his German period – which are important insofar as they exhibit the epistemological grounds of his whole work, as well as his fundamental insights into the ‘‘structure of mind’’ – the Author points out a series of difficulties inherent in Lewin’s original approach. Such difficulties also explain why Lewin’s grandiose program to develop a scientific psychology, more mathematico-galilaeiano, was after his time abandoned. Indeed, if on the one hand a rereading of Lewin’s epistemology reveals the unexpected debt he pays to the mechanical model of thought, yet, on the other hand, a careful analysis of his notion of ‘‘field,’’ otherwise fruitful, shows that he can neither consistently exploit his phenomenological view of the field as a ‘‘space of life,’’ nor adequately deal with the human subject by the mere experimental method. As a matter of fact, the brave effort to join the two patterns together – the phenomenological and the experimental- objectivistic-mathematical one – produces a basic ambiguity, owing not so much to Lewin’s limitations as to the epochal clash between two patterns that are actual gnoseological and methodological archetypes. Nevertheless, some weakness in Lewin’s ‘‘dynamic’’ approach does not seem by itself to prejudge his later social psychology; rather, also in the light of recent historiography, the question of the link between these different moments of his work should be reconsidered.
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