L’architettura del tempo della Corona d’Aragona iniziò a Napoli con la ricostruzione del Castelnuovo voluta da Alfonso il Magnanimo e realizzata soprattutto dall’architetto maiorchino Guillermo Sagrera. Altri maestri catalani, attivi nello stesso cantiere, diffusero elementi architettonici quali scale, logge, portali e finestre, dalle originali forme e decorazioni tardogotiche, nei centri urbani dell’entroterra della Campania e del basso Lazio, allora unito al Regno di Napoli. Si trattava di un gusto destinato ad essere gradualmente soppiantato da quello rinascimentale toscano che, dall’ultimo quarto del Quattrocento, si affermò a Napoli e, gradualmente, nelle regioni del Regno. La chiesa di S. Caterina a Formello, ispirata all’architettura di Francesco di Giorgio e la cappella Caracciolo di Vico aggregata alla chiesa di S. Giovanni a Carbonara, derivata da un’idea forse bramantesca, sono importanti opere del primo Cinquecento, periodo che, nell’architettura civile fu dominato dall’architetto Giovanni Mormando. Ma fu con Pedro da Toledo (1532-1553) che Napoli ebbe un vero rinnovamento: l’ampliamento dei Quartieri Spagnoli, la via Toledo, il nuovo Palazzo Vicereale, la chiesa e l’ospedale di S. Giacomo degli Spagnoli, il palazzo dei Tribunali e il forte di Sant’Elmo, opera dell’architetto Pier Luigi Scrivà che si occupò anche di altre fortificazioni del meridione d’Italia, sono le opere volute da questo viceré.

Il regno di Napoli

GHISETTI GIAVARINA, Adriano
2008-01-01

Abstract

L’architettura del tempo della Corona d’Aragona iniziò a Napoli con la ricostruzione del Castelnuovo voluta da Alfonso il Magnanimo e realizzata soprattutto dall’architetto maiorchino Guillermo Sagrera. Altri maestri catalani, attivi nello stesso cantiere, diffusero elementi architettonici quali scale, logge, portali e finestre, dalle originali forme e decorazioni tardogotiche, nei centri urbani dell’entroterra della Campania e del basso Lazio, allora unito al Regno di Napoli. Si trattava di un gusto destinato ad essere gradualmente soppiantato da quello rinascimentale toscano che, dall’ultimo quarto del Quattrocento, si affermò a Napoli e, gradualmente, nelle regioni del Regno. La chiesa di S. Caterina a Formello, ispirata all’architettura di Francesco di Giorgio e la cappella Caracciolo di Vico aggregata alla chiesa di S. Giovanni a Carbonara, derivata da un’idea forse bramantesca, sono importanti opere del primo Cinquecento, periodo che, nell’architettura civile fu dominato dall’architetto Giovanni Mormando. Ma fu con Pedro da Toledo (1532-1553) che Napoli ebbe un vero rinnovamento: l’ampliamento dei Quartieri Spagnoli, la via Toledo, il nuovo Palazzo Vicereale, la chiesa e l’ospedale di S. Giacomo degli Spagnoli, il palazzo dei Tribunali e il forte di Sant’Elmo, opera dell’architetto Pier Luigi Scrivà che si occupò anche di altre fortificazioni del meridione d’Italia, sono le opere volute da questo viceré.
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