La relazione si propone di mettere a fuoco in un contesto, qual’è quello aquilano, di grandi tradizioni musicali il quadro problematico che è a monte delle difficoltà che ormai da lungo tempo incontra in Italia la costruzione di nuovi spazi per la musica. Essa muove dalla considerazione che ancor prima di dire cosa fare sia opportuno capire perché fare, avere chiara cognizione di quale domanda oggi debba assumersi a riferimento. Quella emergente che proviene dal sociale del nostro tempo è individuata nel crescente interesse per l’arte musicale intesa come insieme di attività che include l’ascolto dal vivo, ma comprende la formazione, la produzione e la promozione di una cultura musicale aperta a più generi musicali e rivolta ad un ventaglio sempre più ampio di utenze variamente distribuite in forma diffusa sul territorio. Rispetto a questa nuova tipologia di domanda tendenziale la problematica è sviluppata per punti tematici articolati come segue: a) il desiderabile, inteso come risposta all’interrogativo che cosa fare rispetto alla nuova domanda. Non “macchine” perfette quali possono essere gli auditori tradizionalmente intesi, ma luoghi ad alto gradiente di attrattività sociale, polivalenti in grado di poter dare vita a esperienze musicali molteplici e adattivi alle esigenze acustiche e spaziali di più generi musicali e di più forme di eventi. Il desiderabile è nella dotazione di spazi ad assetto variabile pensati essenzialmente per educare all’ascolto e stimolare alla pratica dell’arte musicale da innestare nelle maglie dei sistemi insediativi, in special modo nelle aree “vive” con maggior presenza di utenze attive; b) il possibile, inteso come risposta all’interrogativo che cosa poter fare rispetto al desiderabile con i mezzi e le risorse materiali e tecniche oggi disponibili. L’interrogativo è essenzialmente riferito alla costruibilità e alla gestibilità di sistemi edilizi che abbiano la capacità di soddisfare il requisito della variabilità di assetto acustico e spaziale. La risposta è nell’enorme potenziale già da tempo disponibile delle tecnologie leggere e dei sistemi meccanici e elettronici di automazione che la scienza contemporanea continuamente ci propone. A tal riguardo sono portate ad esempio esperienze, cui poter fare riferimento sia pure per aspetti parziali, già realizzate e sperimentate in Europa (IRCAM a Parigi, Manuel De Falla a Granada, Teatro Olimpia a Madrid, Palais Finlandia a Helsinki); c) il fattibile, inteso come risposta all’interrogativo come poter fare rispetto al possibile oggi realizzabile con le risorse effettivamente disponibili nei contesti reali d’intervento secondo criteri di appropriatezza delle tecniche utilizzate e di sostenibilità ambientale ed economica. A fronte di un persistente stato di carenza delle risorse finanziarie pubbliche la realizzabilità degli spazi per la musica deve essere necessariamente concepita in forma integrata con quella di altre attrezzature per la collettività che veda coinvolti pubblico e privato in un’azione congiunta mirata ad un’equa condivisione degli oneri sia di costruzione che di gestione. Questo significa in termini programmatici pensare luoghi attrezzati con caratteristiche di polivalenza e adattività collocati in posizione strategica rispetto alle altre funzioni urbane. Sono citati esempi autorevoli già funzionanti in tal senso (centro musicale Vredenburg a Utrecht, centro per la danza a Londra, auditorio di Amsterdam). Al fine di poter conciliare la polivalenza con la diffusività dell’offerta la programmazione dovrà essere operata sulla base di un modello spaziale di organizzazione sistemica delle attività adeguatamente predisposto a scala urbana o territoriale che ne regoli la distribuzione “a rete” secondo criteri di complementarietà tra le aree d’intervento. Il modello è fondato sulla concezione sistemica di un modulo integrato di servizi articolato in un doppio ordine di sub componenti che hanno capacità d’interazione rispetto a tre ordini scalari del bacino d’utenza, da un minimo di 2.500 a un massimo di 10.000 abitanti. Esso consente di concepire interventi con carattere evolutivo a partire da un modulo funzionale minimo che può implementarsi nel tempo in relazione al modificarsi delladomanda e alla disponibilità delle risorse finanziarie.

Polivalenza e adattività per un sistema sostenibile di spazi per la musica

FALASCA, Carmine
2009-01-01

Abstract

La relazione si propone di mettere a fuoco in un contesto, qual’è quello aquilano, di grandi tradizioni musicali il quadro problematico che è a monte delle difficoltà che ormai da lungo tempo incontra in Italia la costruzione di nuovi spazi per la musica. Essa muove dalla considerazione che ancor prima di dire cosa fare sia opportuno capire perché fare, avere chiara cognizione di quale domanda oggi debba assumersi a riferimento. Quella emergente che proviene dal sociale del nostro tempo è individuata nel crescente interesse per l’arte musicale intesa come insieme di attività che include l’ascolto dal vivo, ma comprende la formazione, la produzione e la promozione di una cultura musicale aperta a più generi musicali e rivolta ad un ventaglio sempre più ampio di utenze variamente distribuite in forma diffusa sul territorio. Rispetto a questa nuova tipologia di domanda tendenziale la problematica è sviluppata per punti tematici articolati come segue: a) il desiderabile, inteso come risposta all’interrogativo che cosa fare rispetto alla nuova domanda. Non “macchine” perfette quali possono essere gli auditori tradizionalmente intesi, ma luoghi ad alto gradiente di attrattività sociale, polivalenti in grado di poter dare vita a esperienze musicali molteplici e adattivi alle esigenze acustiche e spaziali di più generi musicali e di più forme di eventi. Il desiderabile è nella dotazione di spazi ad assetto variabile pensati essenzialmente per educare all’ascolto e stimolare alla pratica dell’arte musicale da innestare nelle maglie dei sistemi insediativi, in special modo nelle aree “vive” con maggior presenza di utenze attive; b) il possibile, inteso come risposta all’interrogativo che cosa poter fare rispetto al desiderabile con i mezzi e le risorse materiali e tecniche oggi disponibili. L’interrogativo è essenzialmente riferito alla costruibilità e alla gestibilità di sistemi edilizi che abbiano la capacità di soddisfare il requisito della variabilità di assetto acustico e spaziale. La risposta è nell’enorme potenziale già da tempo disponibile delle tecnologie leggere e dei sistemi meccanici e elettronici di automazione che la scienza contemporanea continuamente ci propone. A tal riguardo sono portate ad esempio esperienze, cui poter fare riferimento sia pure per aspetti parziali, già realizzate e sperimentate in Europa (IRCAM a Parigi, Manuel De Falla a Granada, Teatro Olimpia a Madrid, Palais Finlandia a Helsinki); c) il fattibile, inteso come risposta all’interrogativo come poter fare rispetto al possibile oggi realizzabile con le risorse effettivamente disponibili nei contesti reali d’intervento secondo criteri di appropriatezza delle tecniche utilizzate e di sostenibilità ambientale ed economica. A fronte di un persistente stato di carenza delle risorse finanziarie pubbliche la realizzabilità degli spazi per la musica deve essere necessariamente concepita in forma integrata con quella di altre attrezzature per la collettività che veda coinvolti pubblico e privato in un’azione congiunta mirata ad un’equa condivisione degli oneri sia di costruzione che di gestione. Questo significa in termini programmatici pensare luoghi attrezzati con caratteristiche di polivalenza e adattività collocati in posizione strategica rispetto alle altre funzioni urbane. Sono citati esempi autorevoli già funzionanti in tal senso (centro musicale Vredenburg a Utrecht, centro per la danza a Londra, auditorio di Amsterdam). Al fine di poter conciliare la polivalenza con la diffusività dell’offerta la programmazione dovrà essere operata sulla base di un modello spaziale di organizzazione sistemica delle attività adeguatamente predisposto a scala urbana o territoriale che ne regoli la distribuzione “a rete” secondo criteri di complementarietà tra le aree d’intervento. Il modello è fondato sulla concezione sistemica di un modulo integrato di servizi articolato in un doppio ordine di sub componenti che hanno capacità d’interazione rispetto a tre ordini scalari del bacino d’utenza, da un minimo di 2.500 a un massimo di 10.000 abitanti. Esso consente di concepire interventi con carattere evolutivo a partire da un modulo funzionale minimo che può implementarsi nel tempo in relazione al modificarsi delladomanda e alla disponibilità delle risorse finanziarie.
2009
8889675055
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/171133
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