La nuova legge di riforma del sistema universitario, la numero 240 del 30 dicembre 2010, meglio nota come “legge Gelmini”, introduce una serie importanti di novità, che quest’articolo di propone di analizzare: in primis, la revisione del sistema di governo degli atenei, che prevede la creazione del direttore generale e una più netta distinzione di poteri tra senato accademico e consiglio d’amministrazione; la scomparsa del ricercatore a tempo indeterminato, sostituita dal ricercatore a tempo determinato in regime di tenure track; il limite imposto ai mandati dei rettori, che potranno rimanere incarica per un massimo di otto anni; l’introduzione dell’abilitazione nazionale per diventare professori ordinari e associati; la riduzione del numero delle facoltà (non più di 12 per ateneo) e dei corsi di laurea; la possibilità per gli atenei vicini di federarsi. E ancora: la presenza di elementi esterni all’accademia nel Consiglio di amministrazione; l’impossibilità per gli atenei di indebitarsi, pena il commissariamento; il potenziamento dei nuclei interni di valutazione; l’istituzione di un fondo speciale per il merito, finalizzato a promuovere l’eccellenza tra gli studenti. Sono soltanto alcune delle novità che attendono le nostre Università, chiamate a rispettare parametri di qualità, efficienza, razionalizzazione, anche grazie al lavoro che sarà svolto dalla neonata Agenzia nazionale di valutazione, che si preannuncia particolarmente delicato.

La riforma dell'Universita': le prospettive di scenario e il nodo dei ricercatori

LOMBARDINILO, ANDREA
2010-01-01

Abstract

La nuova legge di riforma del sistema universitario, la numero 240 del 30 dicembre 2010, meglio nota come “legge Gelmini”, introduce una serie importanti di novità, che quest’articolo di propone di analizzare: in primis, la revisione del sistema di governo degli atenei, che prevede la creazione del direttore generale e una più netta distinzione di poteri tra senato accademico e consiglio d’amministrazione; la scomparsa del ricercatore a tempo indeterminato, sostituita dal ricercatore a tempo determinato in regime di tenure track; il limite imposto ai mandati dei rettori, che potranno rimanere incarica per un massimo di otto anni; l’introduzione dell’abilitazione nazionale per diventare professori ordinari e associati; la riduzione del numero delle facoltà (non più di 12 per ateneo) e dei corsi di laurea; la possibilità per gli atenei vicini di federarsi. E ancora: la presenza di elementi esterni all’accademia nel Consiglio di amministrazione; l’impossibilità per gli atenei di indebitarsi, pena il commissariamento; il potenziamento dei nuclei interni di valutazione; l’istituzione di un fondo speciale per il merito, finalizzato a promuovere l’eccellenza tra gli studenti. Sono soltanto alcune delle novità che attendono le nostre Università, chiamate a rispettare parametri di qualità, efficienza, razionalizzazione, anche grazie al lavoro che sarà svolto dalla neonata Agenzia nazionale di valutazione, che si preannuncia particolarmente delicato.
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