In Alcione il tempo è come sospeso, trasfigurato, mitizzato. Nel proiettare la propria esistenza in una dimensione altra, fuori del tempo cronologico, d’Annunzio afferra uno per uno i singoli attimi dell’esistenza per renderli a loro volta immortali. Ha goduto in piena comunione di spirito con la natura, palpitante di fremiti sottili, impulsi vitalistici, indizi rivelatori: sono segni che acuiscono l’anelito rigenerante del poeta-vate, immerso nel magma panico della vita e nella società multanime del proprio tempo. Lo ricorda molto bene il memorialista delle Faville del maglio, rapito dal ricordo di una fase creativa irripetibile. Se è vero che il fermento lirico della stagione delle Laudi trova in Alcione un apice assoluto, è altrettanto vero che ciò è potuto accadere perché assoluta si è rivelata la compenetrazione con il paesaggio versiliano, e perché totale è stata l’intesa con Eleonora Duse: Ermione si rivela a intermittenza, invocata come un visiting angel che tutto ammanta, tutto avvolge, tutto scruta. La sua è una presenza continuamente intuita ed evocata, ma che non si lascia facilmente afferrare, perché la prerogativa vera di Ermione è di immergersi «nello spirto silvestre» e di vivere dell’«arborea vita» degli elementi regolata dalle leggi avite della natura. La poesia si configura allora come medium letterario lirico assoluto, sospeso tra introspezione e comunicazione.

D'Annunzio e il tempo di "Alcyone": note sul metamorfismo della parola

LOMBARDINILO, ANDREA
2011-01-01

Abstract

In Alcione il tempo è come sospeso, trasfigurato, mitizzato. Nel proiettare la propria esistenza in una dimensione altra, fuori del tempo cronologico, d’Annunzio afferra uno per uno i singoli attimi dell’esistenza per renderli a loro volta immortali. Ha goduto in piena comunione di spirito con la natura, palpitante di fremiti sottili, impulsi vitalistici, indizi rivelatori: sono segni che acuiscono l’anelito rigenerante del poeta-vate, immerso nel magma panico della vita e nella società multanime del proprio tempo. Lo ricorda molto bene il memorialista delle Faville del maglio, rapito dal ricordo di una fase creativa irripetibile. Se è vero che il fermento lirico della stagione delle Laudi trova in Alcione un apice assoluto, è altrettanto vero che ciò è potuto accadere perché assoluta si è rivelata la compenetrazione con il paesaggio versiliano, e perché totale è stata l’intesa con Eleonora Duse: Ermione si rivela a intermittenza, invocata come un visiting angel che tutto ammanta, tutto avvolge, tutto scruta. La sua è una presenza continuamente intuita ed evocata, ma che non si lascia facilmente afferrare, perché la prerogativa vera di Ermione è di immergersi «nello spirto silvestre» e di vivere dell’«arborea vita» degli elementi regolata dalle leggi avite della natura. La poesia si configura allora come medium letterario lirico assoluto, sospeso tra introspezione e comunicazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/177878
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