Lo studio del paesaggio con le sue mutevoli sembianze cromatiche e percettive, richiede una serie di letture indirizzate da diversi parametri, di tipo figurativo, estetico, naturalistico, geografico e antropologico, che conducono verso le possibili rappresentazioni. I colori attraverso le loro specifiche prerogative, cromatico-visive, spaziali ed emozionali, costruiscono un elemento essenziale, un filtro per la visualizzazione dei molteplici aspetti che definiscono la percezione di situazioni ambientali e urbane. Le variazioni della luce nelle diverse ore del giorno insieme ai cambiamenti climatici e stagionali, producono una sequenza filmica d’immagini riferibili a diversi spazi di tempo, da considerare per arrivare a definire, attraverso screening selettivi, le connotazioni di alcune viste identificative del luogo. Le rappresentazioni bloccano così dei fotogrammi restituendo, attraverso le specifiche componenti del colore: tonalità, luminosità e saturazione con i suoi effetti psicologici e spaziali, i differenti scenari ambientali. Non è un caso che gli artisti del passato, avvalendosi delle prerogative del colore con l’ausilio della cosiddetta “prospettiva atmosferica” -secondo la quale tra l’osservatore e l’oggetto si sovrappongono diversi strati di “pulviscolo atmosferico” che fanno apparire i colori sempre più chiari e i contorni meno nitidi- riuscivano a rappresentare gli effetti spaziali, della distanza e della profondità, negli sfondi e nelle vedute di paesaggi. Altri accorgimenti percettivi derivanti da studi di ottica indicano, inoltre, che l’aria è più densa verso il suolo, mentre diventa “trasparente” con l’altitudine, per questo motivo nella rappresentazione degli oggetti che si sviluppano in altezza, si avrà una maggiore definizione e nitidezza nella parte superiore rispetto all’alveo. Secondo tale effetto ottico, il cielo appare più chiaro in prossimità dell’orizzonte risultando più intenso man mano che si alza lo sguardo, analogamente le montagne sembrano sfumate verso la base per l’effetto dell’aria che è più densa in prossimità del suolo. Riconsiderando le cognizioni teoriche sul colore e i relativi effetti percettivi, applicabili nella rappresentazione del paesaggio e rivisitando analiticamente le raffigurazioni di diverse epoche in cui essi sono stati suggestivamente impiegati, si propone un progetto di lettura che attraverso le diverse tecniche di rappresentazione, pittoriche, cartogafiche e fotografiche, esamini un caso di studio. Nello specifico, mediante un percorso di apprendimento analitico a più scale: macroscala, mesoscala e microscala, sarà preso in considerazione il contesto ambientale del Gran Sasso con alcuni dei suoi borghi.
Le sfumature del paesaggio, letture cromatiche e percettive nella rappresentazione di contesti ambientali
PALESTINI, Caterina
2012-01-01
Abstract
Lo studio del paesaggio con le sue mutevoli sembianze cromatiche e percettive, richiede una serie di letture indirizzate da diversi parametri, di tipo figurativo, estetico, naturalistico, geografico e antropologico, che conducono verso le possibili rappresentazioni. I colori attraverso le loro specifiche prerogative, cromatico-visive, spaziali ed emozionali, costruiscono un elemento essenziale, un filtro per la visualizzazione dei molteplici aspetti che definiscono la percezione di situazioni ambientali e urbane. Le variazioni della luce nelle diverse ore del giorno insieme ai cambiamenti climatici e stagionali, producono una sequenza filmica d’immagini riferibili a diversi spazi di tempo, da considerare per arrivare a definire, attraverso screening selettivi, le connotazioni di alcune viste identificative del luogo. Le rappresentazioni bloccano così dei fotogrammi restituendo, attraverso le specifiche componenti del colore: tonalità, luminosità e saturazione con i suoi effetti psicologici e spaziali, i differenti scenari ambientali. Non è un caso che gli artisti del passato, avvalendosi delle prerogative del colore con l’ausilio della cosiddetta “prospettiva atmosferica” -secondo la quale tra l’osservatore e l’oggetto si sovrappongono diversi strati di “pulviscolo atmosferico” che fanno apparire i colori sempre più chiari e i contorni meno nitidi- riuscivano a rappresentare gli effetti spaziali, della distanza e della profondità, negli sfondi e nelle vedute di paesaggi. Altri accorgimenti percettivi derivanti da studi di ottica indicano, inoltre, che l’aria è più densa verso il suolo, mentre diventa “trasparente” con l’altitudine, per questo motivo nella rappresentazione degli oggetti che si sviluppano in altezza, si avrà una maggiore definizione e nitidezza nella parte superiore rispetto all’alveo. Secondo tale effetto ottico, il cielo appare più chiaro in prossimità dell’orizzonte risultando più intenso man mano che si alza lo sguardo, analogamente le montagne sembrano sfumate verso la base per l’effetto dell’aria che è più densa in prossimità del suolo. Riconsiderando le cognizioni teoriche sul colore e i relativi effetti percettivi, applicabili nella rappresentazione del paesaggio e rivisitando analiticamente le raffigurazioni di diverse epoche in cui essi sono stati suggestivamente impiegati, si propone un progetto di lettura che attraverso le diverse tecniche di rappresentazione, pittoriche, cartogafiche e fotografiche, esamini un caso di studio. Nello specifico, mediante un percorso di apprendimento analitico a più scale: macroscala, mesoscala e microscala, sarà preso in considerazione il contesto ambientale del Gran Sasso con alcuni dei suoi borghi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.