Un’antologia non è mai la mera descrizione della realtà ma il tentativo di individuare, all’interno della realtà stessa, un possibile itinerario di senso. La scelta dei brani verte sulla figura del “fuori scala”. Come porsi di fronte ad essa? Come identificare alcuni fra i possibili temi che il “fuori scala” pone alla progettazione urbana e territoriale? Tra l’esplorazione degli «orizzonti del post-urbano» all’interno dei quali Françoise Choay vede la città come «un oggetto anacronistico appartenente al passato» e il riconoscimento del fatto che «in questa fin de siecle i programmi gravitano opportunisticamente intorno al sito che offre il maggior numero di interconnessioni» come sostiene Rem Koolhaas, esiste una terza via. Ludovico Quaroni indicava come possibile alternativa rispetto al «cambiamento di scala operato nella nostra vita e nella scena urbana», la pianificazione architettonica. Seguendo questa chiave di lettura, i criteri discriminanti dei testi faranno riferimento a quattro itinerari: 1. Gli spazi abbandonati; 2. Gli spazi aperti; 3. Gli spazi delle infrastrutture; 4. Gli spazi virtuali. Evidentemente questi quattro itinerari proposti non hanno confini precisi, quanto piuttosto un’area di frontiera all’interno della quale sono possibili una pluralità di sovrapposizioni. Caratteristica comune a tutti gli spazi descritti nei testi è che essi appartengono, non solo ad un determinato luogo della città, ma anche, in quanto nodi di una rete, ad un fenomeno che travalica il locale.

Il fuori scala

BILO', Federico;CLEMENTE, Antonio Alberto
1999-01-01

Abstract

Un’antologia non è mai la mera descrizione della realtà ma il tentativo di individuare, all’interno della realtà stessa, un possibile itinerario di senso. La scelta dei brani verte sulla figura del “fuori scala”. Come porsi di fronte ad essa? Come identificare alcuni fra i possibili temi che il “fuori scala” pone alla progettazione urbana e territoriale? Tra l’esplorazione degli «orizzonti del post-urbano» all’interno dei quali Françoise Choay vede la città come «un oggetto anacronistico appartenente al passato» e il riconoscimento del fatto che «in questa fin de siecle i programmi gravitano opportunisticamente intorno al sito che offre il maggior numero di interconnessioni» come sostiene Rem Koolhaas, esiste una terza via. Ludovico Quaroni indicava come possibile alternativa rispetto al «cambiamento di scala operato nella nostra vita e nella scena urbana», la pianificazione architettonica. Seguendo questa chiave di lettura, i criteri discriminanti dei testi faranno riferimento a quattro itinerari: 1. Gli spazi abbandonati; 2. Gli spazi aperti; 3. Gli spazi delle infrastrutture; 4. Gli spazi virtuali. Evidentemente questi quattro itinerari proposti non hanno confini precisi, quanto piuttosto un’area di frontiera all’interno della quale sono possibili una pluralità di sovrapposizioni. Caratteristica comune a tutti gli spazi descritti nei testi è che essi appartengono, non solo ad un determinato luogo della città, ma anche, in quanto nodi di una rete, ad un fenomeno che travalica il locale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/368355
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