Anche di recente, Jürgen Habermas ha rivolto i propri interessi di ricerca allo sviluppo della teoria dell’agire comunicativo, che com’è noto riveste un ruolo preminente nell’ambito della sua produzione scientifica: un impegno dettato dall’istanza sempre più pressante di fare i conti con i cambiamenti inarrestabili del nostro tempo, caratterizzato da una globalizzazione che non conosce soluzioni di continuità. Un processo di rinnovamento che naturalmente investe non solo l’aggiornamento e l’evoluzione dei saperi, ma anche la loro diffusione, agevolata da un uso sempre più intensivo dei mass media e della rete. Già, perché accanto a radio, tv e giornali sono i portali on-line e i social network a caratterizzare i cambiamenti in atto nel mondo dell’informazione. Si registra così un doppio deficit di comunicazione in senso verticale: dagli organi di governo europei a quelli nazionali, e da questi ultimi alla società civile, cui giunge soltanto una parte (nel migliore dei casi) dei flussi informativi di natura pubblica. Il deficit comunicativo a livello verticale determina la limitatezza o la mancata efficienza dei processi comunicativi che caratterizzano l’interazione sociale, con conseguenze dirette tanto sul piano dell’aggiornamento delle conoscenze, quanto su quello della maturazione di una sfera pubblica attiva, in grado cioè di tramutarsi in opinione pubblica capace di incidere in sede deliberativa.

Jürgen Habermas e la costruzione della sfera pubblica europea

LOMBARDINILO, ANDREA
2012-01-01

Abstract

Anche di recente, Jürgen Habermas ha rivolto i propri interessi di ricerca allo sviluppo della teoria dell’agire comunicativo, che com’è noto riveste un ruolo preminente nell’ambito della sua produzione scientifica: un impegno dettato dall’istanza sempre più pressante di fare i conti con i cambiamenti inarrestabili del nostro tempo, caratterizzato da una globalizzazione che non conosce soluzioni di continuità. Un processo di rinnovamento che naturalmente investe non solo l’aggiornamento e l’evoluzione dei saperi, ma anche la loro diffusione, agevolata da un uso sempre più intensivo dei mass media e della rete. Già, perché accanto a radio, tv e giornali sono i portali on-line e i social network a caratterizzare i cambiamenti in atto nel mondo dell’informazione. Si registra così un doppio deficit di comunicazione in senso verticale: dagli organi di governo europei a quelli nazionali, e da questi ultimi alla società civile, cui giunge soltanto una parte (nel migliore dei casi) dei flussi informativi di natura pubblica. Il deficit comunicativo a livello verticale determina la limitatezza o la mancata efficienza dei processi comunicativi che caratterizzano l’interazione sociale, con conseguenze dirette tanto sul piano dell’aggiornamento delle conoscenze, quanto su quello della maturazione di una sfera pubblica attiva, in grado cioè di tramutarsi in opinione pubblica capace di incidere in sede deliberativa.
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