La consapevolezza che il rischio è connesso alla progettazione di ogni tipo di opera ingegneristica è stato esplicitamente affermato sin dal 1964 da Casagrande. Tuttavia tale evidenza necessita della sensibilità necessaria per poter essere tenuta in conto come un’altra variabile progettuale da “stimare”. Nel campo dell’ingegneria geotecnica, la presenza da un lato di materiali naturali e dall’altro l’esposizione ad eventi naturali solo approssimativamente prevedibili crea difficoltà nel calcolare il rischio in termini quantitativi per cui si ricorre spesso a metodologie qualitative o semiquantitative. Per quanto riguarda gli effetti dei terremoti, molto importante può risultare la valutazione, per gli ammassi sabbiosi sotto falda, del rischio liquefazione. L’insorgenza di fenomeni di liquefazione nei depositi naturali ed artificiali durante i terremoti è legata alle relazioni che si stabiliscono tra caratteristiche delle vibrazioni sismiche, proprietà geotecniche dei terreni e fattori ambientali. Diversi metodi sono stati proposti negli anni, sempre più valicati e/o modificati dal riscontro in sito. Nella presente nota sono passate in rassegna alcune metodologie per la valutazione del potenziale di liquefazione calcolato come rapporto tra la capacità del suolo di resistere alle azioni cicliche (CSR) e le azioni cicliche registrate (CRR). Una delle procedure semplificate adottabili è basata sui valori delle prove SPT sulla base dei quali si determina il valore del CRR. Tali valori di CRR determinati mostrano un’elevata dispersione al variare dei valori di (N1)60CS. Tuttavia è opportuno, prima dell’applicazione di metodologie probabilistiche, appurare la capacità predittiva delle metodologie disponibili in letteratura confrontando i risultati a cui pervengono, nell’ottica di stabilire in via preliminare la sicurezza alla liquefazione di depositi sabbiosi saturi. Nello studio che si presenta sono state effettuate alcune applicazioni degli approcci citati e si riporta un interessante esempio riguardante le sabbie della fascia Ionica della Basilicata.
Un approccio alla stima del rischio liquefazione
VESSIA, Giovanna
2003-01-01
Abstract
La consapevolezza che il rischio è connesso alla progettazione di ogni tipo di opera ingegneristica è stato esplicitamente affermato sin dal 1964 da Casagrande. Tuttavia tale evidenza necessita della sensibilità necessaria per poter essere tenuta in conto come un’altra variabile progettuale da “stimare”. Nel campo dell’ingegneria geotecnica, la presenza da un lato di materiali naturali e dall’altro l’esposizione ad eventi naturali solo approssimativamente prevedibili crea difficoltà nel calcolare il rischio in termini quantitativi per cui si ricorre spesso a metodologie qualitative o semiquantitative. Per quanto riguarda gli effetti dei terremoti, molto importante può risultare la valutazione, per gli ammassi sabbiosi sotto falda, del rischio liquefazione. L’insorgenza di fenomeni di liquefazione nei depositi naturali ed artificiali durante i terremoti è legata alle relazioni che si stabiliscono tra caratteristiche delle vibrazioni sismiche, proprietà geotecniche dei terreni e fattori ambientali. Diversi metodi sono stati proposti negli anni, sempre più valicati e/o modificati dal riscontro in sito. Nella presente nota sono passate in rassegna alcune metodologie per la valutazione del potenziale di liquefazione calcolato come rapporto tra la capacità del suolo di resistere alle azioni cicliche (CSR) e le azioni cicliche registrate (CRR). Una delle procedure semplificate adottabili è basata sui valori delle prove SPT sulla base dei quali si determina il valore del CRR. Tali valori di CRR determinati mostrano un’elevata dispersione al variare dei valori di (N1)60CS. Tuttavia è opportuno, prima dell’applicazione di metodologie probabilistiche, appurare la capacità predittiva delle metodologie disponibili in letteratura confrontando i risultati a cui pervengono, nell’ottica di stabilire in via preliminare la sicurezza alla liquefazione di depositi sabbiosi saturi. Nello studio che si presenta sono state effettuate alcune applicazioni degli approcci citati e si riporta un interessante esempio riguardante le sabbie della fascia Ionica della Basilicata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.