Queste tre città sono state fondate tra il 1470 e il 1535; i loro nomi si riferiscono, nel caso di Giulianova e di Acaya, ai rispettivi fondatori, Giulio Antonio Acquaviva e Gian Giacomo dell’Acaya, mentre fu probabilmente Federico d’Aragona che dedicò la città di Ferrandina alla memoria del padre Ferrante. In tutti e tre i casi può trovarsi un collegamento con i sovrani di Napoli: l’Acquaviva fu un condottiero vicino ad Alfonso duca di Calabria, Federico d’Aragona fu anche re di Napoli, l’Acaya fu comandante e ingegnere militare al servizio di Carlo V. Il programma della fondazione di Giulianova fu ideato nel 1462, messo in opera a partire dal 1470 e continuato almeno sino alla morte di Giulio Antonio Acquaviva (1481) mentre le opere difensive furono terminate da Alfonso duca di Calabria entro il 1484-1485. Lo schema del disegno urbano si può riferire ad esempi toscani del Due-Trecento, come S. Giovanni Valdarno o Terranova Bracciolini, ma anche agli impianti regolari fondati in età angioina ai confini nord-occidentali del Regno, come Cittaducale o Amatrice. La fondazione si collega, soprattutto per l’anno di ideazione e per la scelta del nome, all’intervento di Pienza, di cui, almeno in parte, riprende lo schema di un asse principale lungo circa trecento metri con due piazze tra loro complementari. Le piazze sono a metà del corso, dove esso si flette, collegate da due strade ortogonali. Ferrandina fu fondata per trasferirvi gli abitanti del borgo di Uggiano, abbandonato probabilmente in conseguenza di un terremoto. Il suo impianto regolare, dai lunghi isolati disposti su un pendio in cui sono tracciate strade parallele, ricorda quello della trecentesca città nuova di Pietrasanta in Toscana. Ma soltanto ipotesi possono formularsi sulle fonti di questo tracciato: richiamare gli studi che Fra’ Giocondo potrebbe aver compiuto negli anni di permanenza a Napoli sul tracciato greco di quella città, di cui sembra affiorare il ricordo nella sua edizione di Vitruvio del 1511, è sicuramente suggestivo. E una simile ipotesi potrebbe anche spiegare il tramandarsi a Ferrandina di una tipologia edilizia rappresentata da semplici case a schiera con tetti a due falde, tema che sembra caratterizzare diversi studi del frate veronese. Dopo la fortificazione di Firenzuola, degli anni 1495-1499, prima applicazione del sistema bastionato a scala urbana dovuta ad Antonio da Sangallo il Vecchio, il successivo intervento documentato di questo genere è quello di Acaya, il cui abitato fu fondato e provvisto di una cinta bastionata a fianchi ritirati tra il 1531 e il 1535. Il tracciato urbano, disegnato dal feudatario architetto Gian Giacomo dell’Acaya, presentava in origine isolati rettangolari allineati lungo tre decumani e separati da sei cardines. E non solo per questo, ma anche per le proporzioni di 5 a 1 della maggior parte delle insulae, tale impianto è vicino al tracciato greco di Napoli, che potrebbe esserne stata la principale fonte di ispirazione. Gian Giacomo era infatti nato a Napoli, e suo padre era stato un personaggio in vista negli ambienti della corte aragonese. In conclusione, se il caso di Giulianova si direbbe una precoce applicazione dei dettami vitruviani, Ferrandina e Acaya, benché sorte a distanza di diversi decenni, potrebbero essere entrambe ricondotte all’ambiente culturale della corte aragonese e agli anni immediatamente successivi a quelli della permanenza napoletana di Fra’ Giocondo. I rapporti tra i rispettivi impianti urbani con il tracciato greco di Napoli e con l’edizione di Vitruvio del 1511 pongono le due piccole città tra i possibili esempi dell’influenza esercitata dall’autorità del dotto frate. Mentre la cinta bastionata di Acaya evidenzia come questo centro sia stato all’avanguardia anche riguardo agli aspetti difensivi.
Fondazioni rinascimentali nel Regno di Napoli. Giulianova, Ferrandina, Acaya
GHISETTI GIAVARINA, Adriano
2012-01-01
Abstract
Queste tre città sono state fondate tra il 1470 e il 1535; i loro nomi si riferiscono, nel caso di Giulianova e di Acaya, ai rispettivi fondatori, Giulio Antonio Acquaviva e Gian Giacomo dell’Acaya, mentre fu probabilmente Federico d’Aragona che dedicò la città di Ferrandina alla memoria del padre Ferrante. In tutti e tre i casi può trovarsi un collegamento con i sovrani di Napoli: l’Acquaviva fu un condottiero vicino ad Alfonso duca di Calabria, Federico d’Aragona fu anche re di Napoli, l’Acaya fu comandante e ingegnere militare al servizio di Carlo V. Il programma della fondazione di Giulianova fu ideato nel 1462, messo in opera a partire dal 1470 e continuato almeno sino alla morte di Giulio Antonio Acquaviva (1481) mentre le opere difensive furono terminate da Alfonso duca di Calabria entro il 1484-1485. Lo schema del disegno urbano si può riferire ad esempi toscani del Due-Trecento, come S. Giovanni Valdarno o Terranova Bracciolini, ma anche agli impianti regolari fondati in età angioina ai confini nord-occidentali del Regno, come Cittaducale o Amatrice. La fondazione si collega, soprattutto per l’anno di ideazione e per la scelta del nome, all’intervento di Pienza, di cui, almeno in parte, riprende lo schema di un asse principale lungo circa trecento metri con due piazze tra loro complementari. Le piazze sono a metà del corso, dove esso si flette, collegate da due strade ortogonali. Ferrandina fu fondata per trasferirvi gli abitanti del borgo di Uggiano, abbandonato probabilmente in conseguenza di un terremoto. Il suo impianto regolare, dai lunghi isolati disposti su un pendio in cui sono tracciate strade parallele, ricorda quello della trecentesca città nuova di Pietrasanta in Toscana. Ma soltanto ipotesi possono formularsi sulle fonti di questo tracciato: richiamare gli studi che Fra’ Giocondo potrebbe aver compiuto negli anni di permanenza a Napoli sul tracciato greco di quella città, di cui sembra affiorare il ricordo nella sua edizione di Vitruvio del 1511, è sicuramente suggestivo. E una simile ipotesi potrebbe anche spiegare il tramandarsi a Ferrandina di una tipologia edilizia rappresentata da semplici case a schiera con tetti a due falde, tema che sembra caratterizzare diversi studi del frate veronese. Dopo la fortificazione di Firenzuola, degli anni 1495-1499, prima applicazione del sistema bastionato a scala urbana dovuta ad Antonio da Sangallo il Vecchio, il successivo intervento documentato di questo genere è quello di Acaya, il cui abitato fu fondato e provvisto di una cinta bastionata a fianchi ritirati tra il 1531 e il 1535. Il tracciato urbano, disegnato dal feudatario architetto Gian Giacomo dell’Acaya, presentava in origine isolati rettangolari allineati lungo tre decumani e separati da sei cardines. E non solo per questo, ma anche per le proporzioni di 5 a 1 della maggior parte delle insulae, tale impianto è vicino al tracciato greco di Napoli, che potrebbe esserne stata la principale fonte di ispirazione. Gian Giacomo era infatti nato a Napoli, e suo padre era stato un personaggio in vista negli ambienti della corte aragonese. In conclusione, se il caso di Giulianova si direbbe una precoce applicazione dei dettami vitruviani, Ferrandina e Acaya, benché sorte a distanza di diversi decenni, potrebbero essere entrambe ricondotte all’ambiente culturale della corte aragonese e agli anni immediatamente successivi a quelli della permanenza napoletana di Fra’ Giocondo. I rapporti tra i rispettivi impianti urbani con il tracciato greco di Napoli e con l’edizione di Vitruvio del 1511 pongono le due piccole città tra i possibili esempi dell’influenza esercitata dall’autorità del dotto frate. Mentre la cinta bastionata di Acaya evidenzia come questo centro sia stato all’avanguardia anche riguardo agli aspetti difensivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.