Lo scopo di questo articolo è quello di collocare storicamente il più importante e famoso contributo di Frederick W. Taylor, «Principles of Scientific Management» (tradotto in italiano come «L’Organizzazione Scientifica del Lavoro») un secolo dopo la sua prima pubblicazione nel 1911. La comprensione del contesto tardo-positivista dell’ "Era del Progresso" e dei nuovi processi di industrializzazione configurano lo sviluppo della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e la nascente Scienza del Management. Originariamente si configura uno stretto, costruttivo e originale rapporto tra lo sviluppo dello Scientific Management e della nascente psicologia applicata, ma anche delle nuove scienze collegate al lavoro come la sociologia, l’economia e la stessa ingegneria. In uno scenario più ampio si evidenzia anche come Taylor, al pari di molti altri intellettuali americani dell’epoca, sentisse la responsabilità sociale di offrire modelli e teorie caratterizzati da una dimensione etica ed orientati al benessere e all’utilità collettivi. Taylor nel suo volume sostiene un doppio livello, scientifico ed etico-politico, per cui l’ordinamento scientifico è costituito da una combinazione di fattori che può essere riassunta come "relazione tra scienza ed armonia, cooperazione, non individualismo. Tutto ciò permette la massima produzione, invece di una produzione ristretta e lo sviluppo di ogni uomo al suo maggiore grado di efficienza e di prosperità". Il modello di gestione d’impresa proposto da Taylor ha ben rappresentato la concezione più ampia dell’ utilità collettiva e del "bene della nazione", mentre il suo excursus personale e professionale (Copley, 1923; Kanigel, 1997; Nelson, 1980) ha permesso che di lui se ne potesse fare una indiscutibile icona del tempo. Tutto ciò ha però anche indotto nel corso degli anni, o meglio dei decenni successivi alla sua morte l’uso strumentale e ideologico del suo pensiero che le diverse parti sociali - padronato, sindacati, partiti politici, governi, Istituzioni - ne hanno fatto. Naturalmente anche la questione più propriamente scientifica ha parallelamente animato e divaricato gli studiosi del secolo scorso. Spesso si è poco differenziato tra Taylor, taylorismo, allievi di Taylor, Ford, fordismo, accorpando approssimativamente un periodo storico che si sviluppa nell’arco di 30-40 anni del novecento quando invece il modello tayloriano è figlio nella sostanza della fine dell’ottocento e della prima decade del novecento. Riproporre una riflessione analitica del "contesto" e sul testo che rappresenta l’opera più famosa e politicamente più rilevante della storia del management, ci sembra storiograficamente interessante ma anche utile in chiave di una attualità scientifica e culturale che propone spesso tecnicalità decontestualizzate e senza evidenziarne le implicazioni più ampie.

Lo "Spirito del tempo" del volume "Principles of Scientific Management" di Frederick Winslow Taylor. Ideologia e scienza.

ZUFFO, Riccardo Giorgio
2013-01-01

Abstract

Lo scopo di questo articolo è quello di collocare storicamente il più importante e famoso contributo di Frederick W. Taylor, «Principles of Scientific Management» (tradotto in italiano come «L’Organizzazione Scientifica del Lavoro») un secolo dopo la sua prima pubblicazione nel 1911. La comprensione del contesto tardo-positivista dell’ "Era del Progresso" e dei nuovi processi di industrializzazione configurano lo sviluppo della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e la nascente Scienza del Management. Originariamente si configura uno stretto, costruttivo e originale rapporto tra lo sviluppo dello Scientific Management e della nascente psicologia applicata, ma anche delle nuove scienze collegate al lavoro come la sociologia, l’economia e la stessa ingegneria. In uno scenario più ampio si evidenzia anche come Taylor, al pari di molti altri intellettuali americani dell’epoca, sentisse la responsabilità sociale di offrire modelli e teorie caratterizzati da una dimensione etica ed orientati al benessere e all’utilità collettivi. Taylor nel suo volume sostiene un doppio livello, scientifico ed etico-politico, per cui l’ordinamento scientifico è costituito da una combinazione di fattori che può essere riassunta come "relazione tra scienza ed armonia, cooperazione, non individualismo. Tutto ciò permette la massima produzione, invece di una produzione ristretta e lo sviluppo di ogni uomo al suo maggiore grado di efficienza e di prosperità". Il modello di gestione d’impresa proposto da Taylor ha ben rappresentato la concezione più ampia dell’ utilità collettiva e del "bene della nazione", mentre il suo excursus personale e professionale (Copley, 1923; Kanigel, 1997; Nelson, 1980) ha permesso che di lui se ne potesse fare una indiscutibile icona del tempo. Tutto ciò ha però anche indotto nel corso degli anni, o meglio dei decenni successivi alla sua morte l’uso strumentale e ideologico del suo pensiero che le diverse parti sociali - padronato, sindacati, partiti politici, governi, Istituzioni - ne hanno fatto. Naturalmente anche la questione più propriamente scientifica ha parallelamente animato e divaricato gli studiosi del secolo scorso. Spesso si è poco differenziato tra Taylor, taylorismo, allievi di Taylor, Ford, fordismo, accorpando approssimativamente un periodo storico che si sviluppa nell’arco di 30-40 anni del novecento quando invece il modello tayloriano è figlio nella sostanza della fine dell’ottocento e della prima decade del novecento. Riproporre una riflessione analitica del "contesto" e sul testo che rappresenta l’opera più famosa e politicamente più rilevante della storia del management, ci sembra storiograficamente interessante ma anche utile in chiave di una attualità scientifica e culturale che propone spesso tecnicalità decontestualizzate e senza evidenziarne le implicazioni più ampie.
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