La concentrazione territoriale di attività agricole in aree geografiche favorevoli ha spesso portato allo sviluppo di agglomerati di imprese, in genere di piccole e medie dimensioni, riconosciute come cluster o distretti agroalimentari. I distretti agroalimentari sono storicamente caratterizzati dalla presenza di criticità ambientali legate alla coltivazione intesa in senso stretto (e.g. modalità d’uso e sfruttamento del terreno, emissioni di CO2 e gas climalteranti, consumi idrici, rilascio di residui di fertilizzanti e pesticidi); tuttavia, il progressivo cambiamento nelle tecniche e nei materiali utilizzati, sia nelle fasi agricole che non, e l’insediamento, negli stessi territori, di attività industriali complementari (evoluzione da cluster agroalimentari a agro-industriali) ha dato vita ad ulteriori fonti di criticità, ad esempio legate ad attività pre-impianto, di condizionamento-trasformazione e di supporto-logistiche. L’Ecologia Industriale propone approcci e soluzioni che, attraverso una gestione più efficiente dei flussi di materiali e di energia, consentono di ridurre i carichi e gli impatti ambientali all’interno di un sistema produttivo, migliorandone la competitività. Le maggiori applicazioni dei princìpi dell’Ecologia Industriale nel settore agroalimentare si focalizzano sulla valorizzazione di scarti e sottoprodotti di origine vegetale ed animale e sono spesso finalizzate alla realizzazione di c.d. Parchi Agro-Eco-Industriali. L’articolo descrive uno studio condotto in uno dei distretti agro-industriali più rappresentativi a livello nazionale per la produzione di prodotti orticoli, l’altopiano del Fucino in Abruzzo. Con una superficie di circa 15.000 ha, vede insediate oltre 2.200 aziende e rappresenta il 25% del PIL agricolo regionale. L’obiettivo è analizzare, in prospettiva eco-industriale, le peculiarità dell’insediamento e le potenziali fonti di criticità ambientali, derivanti da attività agricole e non, al fine di individuare soluzioni alternative e sostenibili per la loro gestione. I risultati mostrano alcuni interessanti spunti di riflessione, sia metodologica che operativa, e buone potenzialità di sviluppo di soluzioni basate su sinergie e forme di gestione collaborativa su base locale.
SOSTENIBILITA' DEI DISTRETTI AGRO-INDUSTRIALI: UN'ANALISI ECO-INDUSTRIALE DELL'ALTOPIANO DEL FUCINO
SIMBOLI, Alberto;TADDEO, RAFFAELLA;MORGANTE, Anna
2014-01-01
Abstract
La concentrazione territoriale di attività agricole in aree geografiche favorevoli ha spesso portato allo sviluppo di agglomerati di imprese, in genere di piccole e medie dimensioni, riconosciute come cluster o distretti agroalimentari. I distretti agroalimentari sono storicamente caratterizzati dalla presenza di criticità ambientali legate alla coltivazione intesa in senso stretto (e.g. modalità d’uso e sfruttamento del terreno, emissioni di CO2 e gas climalteranti, consumi idrici, rilascio di residui di fertilizzanti e pesticidi); tuttavia, il progressivo cambiamento nelle tecniche e nei materiali utilizzati, sia nelle fasi agricole che non, e l’insediamento, negli stessi territori, di attività industriali complementari (evoluzione da cluster agroalimentari a agro-industriali) ha dato vita ad ulteriori fonti di criticità, ad esempio legate ad attività pre-impianto, di condizionamento-trasformazione e di supporto-logistiche. L’Ecologia Industriale propone approcci e soluzioni che, attraverso una gestione più efficiente dei flussi di materiali e di energia, consentono di ridurre i carichi e gli impatti ambientali all’interno di un sistema produttivo, migliorandone la competitività. Le maggiori applicazioni dei princìpi dell’Ecologia Industriale nel settore agroalimentare si focalizzano sulla valorizzazione di scarti e sottoprodotti di origine vegetale ed animale e sono spesso finalizzate alla realizzazione di c.d. Parchi Agro-Eco-Industriali. L’articolo descrive uno studio condotto in uno dei distretti agro-industriali più rappresentativi a livello nazionale per la produzione di prodotti orticoli, l’altopiano del Fucino in Abruzzo. Con una superficie di circa 15.000 ha, vede insediate oltre 2.200 aziende e rappresenta il 25% del PIL agricolo regionale. L’obiettivo è analizzare, in prospettiva eco-industriale, le peculiarità dell’insediamento e le potenziali fonti di criticità ambientali, derivanti da attività agricole e non, al fine di individuare soluzioni alternative e sostenibili per la loro gestione. I risultati mostrano alcuni interessanti spunti di riflessione, sia metodologica che operativa, e buone potenzialità di sviluppo di soluzioni basate su sinergie e forme di gestione collaborativa su base locale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.