L'approfondimento della dimensione scenica in riferimento ad una diatesi attuale, contemporanea e rivoluzionaria del fare spettacolo scaturisce dall’analisi di una questione originale legata alla danza: quello della “difesa dell’universalità del balletto classico” compiuta da Alicia Alonso, straordinaria danzatrice cubana oggi ultranovantenne, nata all’Avana nel 1921 e giunta alla maturità artistica nel periodo della Rivoluzione castrista (1959).La Alonso rivendica la dignità di esecuzione del genere al di là delle frontiere geografiche tradizionali, indicando quell'arte come patrimonio universale dell'umanità.La sua arte non è, come avviene di prassi in America Latina, una forma di espressione praticata con intenti di protesta politica, marchio di molte forme legate allo spettacolo d’area sudamericana, anzi proprio nell’esercizio reiterato della ligia applicazione dei più puri dettami accademici, intrinseci alla forma classica del balletto, la Alonso metaforicamente sembra riaffermare una composta adesione alla ratio governativa castrista e post-rivoluzionaria. A tal proposito giova citare la coeva ma opposta esperienza teatrale di Augusto Boal (Rio de Janeiro, 1931-2009) , animata, in Brasile, da finalità sovversive ed aspirazioni politico-legislative. Il Teatro dell’Oppresso di Boal, anti-classico per scelta, si sviluppa in pieno antagonismo rispetto al prototipo europeo di matrice greca e, deliberatamente, non intende soddisfare alcuna esigenza di natura intellettuale. Il TdO è una forma di spettacolo che alligna in un contesto ove l'analfabetismo è generalizzato e i bisogni di un pubblico oppresso dal regime militare, dalla negazione dei diritti basilari e dall’indigenza sono principalmente di natura legislativa e prescindono assolutamente da quelli letterari. La sua performance, infatti, sussiste senza partitura drammaturgica ed esclude la distinzione binaria, assioma del teatro classico occidentale, della contrapposizione netta tra attore e spettatore.

L’umanesimo universale della scena. Danza e teatro contemporanei in Alicia Alonso e Augusto Boal.

PASQUINI, Luciana
2013-01-01

Abstract

L'approfondimento della dimensione scenica in riferimento ad una diatesi attuale, contemporanea e rivoluzionaria del fare spettacolo scaturisce dall’analisi di una questione originale legata alla danza: quello della “difesa dell’universalità del balletto classico” compiuta da Alicia Alonso, straordinaria danzatrice cubana oggi ultranovantenne, nata all’Avana nel 1921 e giunta alla maturità artistica nel periodo della Rivoluzione castrista (1959).La Alonso rivendica la dignità di esecuzione del genere al di là delle frontiere geografiche tradizionali, indicando quell'arte come patrimonio universale dell'umanità.La sua arte non è, come avviene di prassi in America Latina, una forma di espressione praticata con intenti di protesta politica, marchio di molte forme legate allo spettacolo d’area sudamericana, anzi proprio nell’esercizio reiterato della ligia applicazione dei più puri dettami accademici, intrinseci alla forma classica del balletto, la Alonso metaforicamente sembra riaffermare una composta adesione alla ratio governativa castrista e post-rivoluzionaria. A tal proposito giova citare la coeva ma opposta esperienza teatrale di Augusto Boal (Rio de Janeiro, 1931-2009) , animata, in Brasile, da finalità sovversive ed aspirazioni politico-legislative. Il Teatro dell’Oppresso di Boal, anti-classico per scelta, si sviluppa in pieno antagonismo rispetto al prototipo europeo di matrice greca e, deliberatamente, non intende soddisfare alcuna esigenza di natura intellettuale. Il TdO è una forma di spettacolo che alligna in un contesto ove l'analfabetismo è generalizzato e i bisogni di un pubblico oppresso dal regime militare, dalla negazione dei diritti basilari e dall’indigenza sono principalmente di natura legislativa e prescindono assolutamente da quelli letterari. La sua performance, infatti, sussiste senza partitura drammaturgica ed esclude la distinzione binaria, assioma del teatro classico occidentale, della contrapposizione netta tra attore e spettatore.
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