Un'area di antica civilizzazione come è quella me-diterranea, molti dei miti e delle leggende su eruzioni preistoriche sono stati cancellati da successive stratifi-cazioni culturali. in tutte le culture mediterranee esistono riferimenti a culti specifici correlabili a quello primordiale del fuoco sotterraneo. Certo è che i crateri infuocati dei vulcani mediterranei dovevano apparire ai naviganti an-tichi come altrettanti occhi fiammeggianti di esseri gi-ganteschi identificati, in epoca greco-romana, con i Ciclopi. presso i popoli italici esisteva un etimo Volcanus, Volkanus o Vulcanus, forse di origine indo-europea, as-sociato a una divinità messa in relazione al fuoco vulca-nico, se è vero che il suo culto aveva uno dei principali centri a pozzuoli, nei Campi flegrei (StrAbone, v, 246). i romani ereditarono questo culto dagli etruschi e finirono per identificare questa divinità con il dio greco Efesto, che impersonava pienamente la forza creatrice dei vulcani. Sembra che il culto di Efesto derivasse ai greci dai popoli dell'Asia minore e Cicladici e quindi abbia una sorgente diversa rispetto a quella del dio vulcano. Que-sto non fa molta differenza, perché certamente i popoli medio-orientali avevano avuto a che fare con le eru-zioni dei vulcani delle Cicladi e dell'Anatolia almeno quanto gli etruschi e gli altri popoli pre-romani con quelle dei vulcani italiani. il culto di Vulcano fu molto importante soprattutto durante la prima fase della storia della religione nell'an-tica roma. egli era associato con Maia, l'incarnazione della Madre Terra e con Vesta, la dea della terra. Vulcano era il padre di Caco cui era attribuita la paternità di Ser-vio tullio, re di roma. l'intrecciarsi di miti, nati da reminiscenze di vecchie eruzioni vulcaniche di diversa provenienza geografica e culturale, è verosimilmente anche alla base delle leg-gende più famose nell'area mediterranea: la distruzione di Atlantide; la guerra fra i Giganti e Zeus; Prometeo che ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini; il ciclope Polifemo ed Ulisse; la fucina di Vulcano, fabbro di Zeus; l'Averno e la porta degli Inferi. tra queste la più interessante, perché direttamente correlabile ad una eruzione identificabile, è quella rela-tiva alla scomparsa di Atlantide di cui riportano molte fonti intorno al v secolo a.C. Platone (c. 429-347 a.C.) nei suoi dialoghi di Timeo e Krizia presenta questa storia come raccontata a Kri-tias dal suo bisnonno, che l'aveva sentita da suo padre Dropides che l'aveva ascoltata dal saggio legislatore Solone (c. 640-560 a.C.), che a sua volta l'aveva appresa da al-cuni sacerdoti egizi ma riferita ad un violento terremoto o maremoto. dall'impianto narrativo è chiaro che l'intento plato-nico è di allontanare e confondere nel tempo le origini della stessa storia in modo da poterla presentare già come mezza realtà e mezza fantasia. nel mito, Atlante è il figlio maggiore della Ninfa Climene e di un Titano (oppure, nella versione egiziana del mito, di Poseidone). Uno dei suoi quattro fratelli era Prometeo, colui che rubò il fuoco agli dei per ridarlo agli uomini. la stirpe generata da Atlante, grande conosci-tore di tutti i segreti del mare, è un popolo marinaro che vive su di una terra situata oltre le Colonne d'Ercole, che si chiama Atlantide. Come in tutti i miti, i motivi della caduta di questo popolo immensamente ricco e virtuoso, sono di ordine morale. i Keftiù, il popolo che abitava la terra di Atlantide, si lasciarono un giorno vincere dalla crudeltà e dall'avidità, Il vulcanesimo. La preistoria: l'origine del mito Volcanism. The prehistory: origin of the myth

Il vulcanesimo. La preistoria: l’origine del mito

STOPPA, Francesco
2014-01-01

Abstract

Un'area di antica civilizzazione come è quella me-diterranea, molti dei miti e delle leggende su eruzioni preistoriche sono stati cancellati da successive stratifi-cazioni culturali. in tutte le culture mediterranee esistono riferimenti a culti specifici correlabili a quello primordiale del fuoco sotterraneo. Certo è che i crateri infuocati dei vulcani mediterranei dovevano apparire ai naviganti an-tichi come altrettanti occhi fiammeggianti di esseri gi-ganteschi identificati, in epoca greco-romana, con i Ciclopi. presso i popoli italici esisteva un etimo Volcanus, Volkanus o Vulcanus, forse di origine indo-europea, as-sociato a una divinità messa in relazione al fuoco vulca-nico, se è vero che il suo culto aveva uno dei principali centri a pozzuoli, nei Campi flegrei (StrAbone, v, 246). i romani ereditarono questo culto dagli etruschi e finirono per identificare questa divinità con il dio greco Efesto, che impersonava pienamente la forza creatrice dei vulcani. Sembra che il culto di Efesto derivasse ai greci dai popoli dell'Asia minore e Cicladici e quindi abbia una sorgente diversa rispetto a quella del dio vulcano. Que-sto non fa molta differenza, perché certamente i popoli medio-orientali avevano avuto a che fare con le eru-zioni dei vulcani delle Cicladi e dell'Anatolia almeno quanto gli etruschi e gli altri popoli pre-romani con quelle dei vulcani italiani. il culto di Vulcano fu molto importante soprattutto durante la prima fase della storia della religione nell'an-tica roma. egli era associato con Maia, l'incarnazione della Madre Terra e con Vesta, la dea della terra. Vulcano era il padre di Caco cui era attribuita la paternità di Ser-vio tullio, re di roma. l'intrecciarsi di miti, nati da reminiscenze di vecchie eruzioni vulcaniche di diversa provenienza geografica e culturale, è verosimilmente anche alla base delle leg-gende più famose nell'area mediterranea: la distruzione di Atlantide; la guerra fra i Giganti e Zeus; Prometeo che ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini; il ciclope Polifemo ed Ulisse; la fucina di Vulcano, fabbro di Zeus; l'Averno e la porta degli Inferi. tra queste la più interessante, perché direttamente correlabile ad una eruzione identificabile, è quella rela-tiva alla scomparsa di Atlantide di cui riportano molte fonti intorno al v secolo a.C. Platone (c. 429-347 a.C.) nei suoi dialoghi di Timeo e Krizia presenta questa storia come raccontata a Kri-tias dal suo bisnonno, che l'aveva sentita da suo padre Dropides che l'aveva ascoltata dal saggio legislatore Solone (c. 640-560 a.C.), che a sua volta l'aveva appresa da al-cuni sacerdoti egizi ma riferita ad un violento terremoto o maremoto. dall'impianto narrativo è chiaro che l'intento plato-nico è di allontanare e confondere nel tempo le origini della stessa storia in modo da poterla presentare già come mezza realtà e mezza fantasia. nel mito, Atlante è il figlio maggiore della Ninfa Climene e di un Titano (oppure, nella versione egiziana del mito, di Poseidone). Uno dei suoi quattro fratelli era Prometeo, colui che rubò il fuoco agli dei per ridarlo agli uomini. la stirpe generata da Atlante, grande conosci-tore di tutti i segreti del mare, è un popolo marinaro che vive su di una terra situata oltre le Colonne d'Ercole, che si chiama Atlantide. Come in tutti i miti, i motivi della caduta di questo popolo immensamente ricco e virtuoso, sono di ordine morale. i Keftiù, il popolo che abitava la terra di Atlantide, si lasciarono un giorno vincere dalla crudeltà e dall'avidità, Il vulcanesimo. La preistoria: l'origine del mito Volcanism. The prehistory: origin of the myth
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/600916
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