Il contributo, nell'affranto lo studio sulle tecniche costruttive murarie relative all'area della Maiella, con il massiccio montuoso e le valli circostanti comprese nelle provincie di Pescara e Chieti, si orienta sull'analisi e la classificazione di quelle relative all'edilizia minore, che rappresenta in Abruzzo, come in molti centri d'Italia, il nucleo più consistente del patrimonio architettonico. La presenza di materiale lapideo resistente differenzia tale fascia interna dell'Abruzzo marittimo, dove domina invece l'uso del mattone, confezionato sfruttando i grandi materiali argillosi della zona. La scelta dei materiali lapidei utilizzati nella costruzione degli apparecchi murari in Abruzzo rispecchia una prassi consueta nel campo dell’edilizia storica, sempre condizionata dalla natura geologica del suolo e segnata, soprattutto nelle zone interne, dall’egemonia, di una pietra calcare compatta. Questa rappresenta, infatti, in ragione della sua diffusione prevalente e capillare, uno degli elementi naturali maggiormente distintivi della regione in esame. Si ricorda, tuttavia, che pur essendo dominato dal calcare compatto, il panorama geologico dell’Abruzzo vede anche la presenza, più puntuale e circoscritta, di altri litoidi, tutti di minore durezza, che caratterizzano il volto dell’edilizia storica diffusa nelle diverse sub-aree: in qualche caso dando vita, con il calcare compatto, a strutture murarie costituite da materiale lapideo misto; in altri sostituendosi completamente ad esso, specialmente lì dove il calcare compatto risulta assente o difficilmente reperibile. Il quadro geologico dell’area di studio ha evidenziato anche la presenza di arenaria e travertino, specie nella sua variante ben stratificata estratta dai banchi superficiali, più raro il caso di tufo. Le ricadute sull’edilizia storica sono evidenti in tutti i siti indagati. Il calcare compatto o pietra della Maiella, nota in ambito locale, anche, come ‘pietra gentile’, è presente infatti, da solo o misto ad altre pietre, in più della metà (circa il 60%) del totale dei casi esaminati. Minore risulta la presenza di arenaria nelle strutture; ancora inferiore quella del travertino. L’esame diretto di molte fabbriche mostra che in Abruzzo gli apparecchi murari sono caratterizzati in prevalenza dalla presenza di blocchi di calcare appena lavorati (sfaldati o spaccati), bozze, scapoli e scaglie, ciottoli di fiume, materiale erratico, ma anche frammenti di laterizi, cocci, mattoni e tegole. La posa in opera è solitamente irregolare e la tessitura della cortina varia di caso in caso. Schematizzando le informazioni raccolte analiticamente sul territorio, si possono quindi avanzare alcune considerazioni conclusive. In primo luogo, la netta prevalenza degli apparecchi murari in pietra non lavorata, diffusi sul territorio, secondo le diverse modalità di realizzazione, in senso diacronico e sincronico, rispetto agli apparecchi murari in pietra semilavorata e lavorata. Dal punto di vista cronologico, le murature in sole bozze hanno trovato un impiego continuo e ininterrotto nel corso dei secoli, con una più alta concentrazione fra il XIII e XV secolo e, successivamente, dal XVII secolo in poi; le murature in pietra semilavorata risultano impiegate prevalentemente tra il XVII e XVIII secolo; le murature in pietra lavorata si riscontrano sia nel XIII secolo che dal XVI secolo in poi.

Architetture in pietra in Abruzzo Citra

VERAZZO, CLARA
2009-01-01

Abstract

Il contributo, nell'affranto lo studio sulle tecniche costruttive murarie relative all'area della Maiella, con il massiccio montuoso e le valli circostanti comprese nelle provincie di Pescara e Chieti, si orienta sull'analisi e la classificazione di quelle relative all'edilizia minore, che rappresenta in Abruzzo, come in molti centri d'Italia, il nucleo più consistente del patrimonio architettonico. La presenza di materiale lapideo resistente differenzia tale fascia interna dell'Abruzzo marittimo, dove domina invece l'uso del mattone, confezionato sfruttando i grandi materiali argillosi della zona. La scelta dei materiali lapidei utilizzati nella costruzione degli apparecchi murari in Abruzzo rispecchia una prassi consueta nel campo dell’edilizia storica, sempre condizionata dalla natura geologica del suolo e segnata, soprattutto nelle zone interne, dall’egemonia, di una pietra calcare compatta. Questa rappresenta, infatti, in ragione della sua diffusione prevalente e capillare, uno degli elementi naturali maggiormente distintivi della regione in esame. Si ricorda, tuttavia, che pur essendo dominato dal calcare compatto, il panorama geologico dell’Abruzzo vede anche la presenza, più puntuale e circoscritta, di altri litoidi, tutti di minore durezza, che caratterizzano il volto dell’edilizia storica diffusa nelle diverse sub-aree: in qualche caso dando vita, con il calcare compatto, a strutture murarie costituite da materiale lapideo misto; in altri sostituendosi completamente ad esso, specialmente lì dove il calcare compatto risulta assente o difficilmente reperibile. Il quadro geologico dell’area di studio ha evidenziato anche la presenza di arenaria e travertino, specie nella sua variante ben stratificata estratta dai banchi superficiali, più raro il caso di tufo. Le ricadute sull’edilizia storica sono evidenti in tutti i siti indagati. Il calcare compatto o pietra della Maiella, nota in ambito locale, anche, come ‘pietra gentile’, è presente infatti, da solo o misto ad altre pietre, in più della metà (circa il 60%) del totale dei casi esaminati. Minore risulta la presenza di arenaria nelle strutture; ancora inferiore quella del travertino. L’esame diretto di molte fabbriche mostra che in Abruzzo gli apparecchi murari sono caratterizzati in prevalenza dalla presenza di blocchi di calcare appena lavorati (sfaldati o spaccati), bozze, scapoli e scaglie, ciottoli di fiume, materiale erratico, ma anche frammenti di laterizi, cocci, mattoni e tegole. La posa in opera è solitamente irregolare e la tessitura della cortina varia di caso in caso. Schematizzando le informazioni raccolte analiticamente sul territorio, si possono quindi avanzare alcune considerazioni conclusive. In primo luogo, la netta prevalenza degli apparecchi murari in pietra non lavorata, diffusi sul territorio, secondo le diverse modalità di realizzazione, in senso diacronico e sincronico, rispetto agli apparecchi murari in pietra semilavorata e lavorata. Dal punto di vista cronologico, le murature in sole bozze hanno trovato un impiego continuo e ininterrotto nel corso dei secoli, con una più alta concentrazione fra il XIII e XV secolo e, successivamente, dal XVII secolo in poi; le murature in pietra semilavorata risultano impiegate prevalentemente tra il XVII e XVIII secolo; le murature in pietra lavorata si riscontrano sia nel XIII secolo che dal XVI secolo in poi.
2009
978-88-6055-480-2
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