Il paper che si intende presentare è il risultato del progetto “PAR.I. – Partecipazione per l’Integrazione" (FEI 2007-2013), coordinato dalla Prefettura UTG di Chieti e realizzato in rete con i comuni della provincia. Il progetto PAR.I. si proponeva di individuare strategie condivise con gli enti locali per favorire la partecipazione dei migranti alla vita pubblica privilegiando il coinvolgimento degli stessi nei processi di analisi dei fabbisogni territoriali (ricerca partecipata) e nella programmazione integrata dei servizi (documento di proposta). Le azioni principali sono state: 1) Indagine di ricerca per rilevare lo stato di rappresentanza degli immigrati (soprattutto di seconda generazione) nei comuni della Provincia di Chieti, nonché la loro partecipazione alla programmazione dei servizi e alla vita pubblica; 2) La creazione della “task force G2”, un gruppo di esperti autoctoni e migranti di seconda generazione, che continua a lavorare quale organismo consultivo del consiglio territoriale per l’immigrazione, facendosi portavoce dei bisogni e promotore di proposte per migliorare la qualità dell’integrazione a livello provinciale. La ricerca ha rilevato che l’associazionismo dei/per migranti nei Comuni della provincia sembra colpito da pesante disaffezione. Le principali criticità riguardano: la percezione del disimpegno dei Comuni nei confronti degli immigrati, rafforzato anche dalla scarsità dei finanziamenti erogati a supporto della loro attività; la gestione delle associazioni, spesso affidata ad un unico soggetto; la mancanza sia di un piano di coordinamento regionale, sia di un referente sulle politiche migratorie presso la Regione. Tuttavia, gli elementi virtuosi non mancano, dato che alcune associazioni, quantunque non sostenute dagli Enti locali, svolgono attività di supporto all’inserimento dei cittadini stranieri, facendo perno su forme di autofinanziamento. Di particolare interesse risulta anche l’analisi dei dati relativi agli strumenti di rappresentanza e partecipazione degli stranieri alla vita pubblica. Gli strumenti generalmente utilizzati dalle amministrazioni locali per dare voce alle rappresentanze degli stranieri regolarmente presenti sul territorio sono le seguenti: - i tavoli di concertazione (58,3%) in cui vengono invitate le associazioni degli stranieri, in occasione della programmazione dei piani di zona; - le consulte di volontariato (16,6%) in cui partecipano anche le associazioni di/per gli stranieri e le consulte giovanili in cui ci sono membri di origine non italiana; - l’osservatorio locale (16,6%). I dati dimostrano che le consulte di volontariato sono presenti nel 45,5% dei Comuni della provincia di Chieti e vi sono esponenti di origine straniera nell’80% dei casi, mentre le consulte giovanili sono presenti nel 60% dei Comuni e solo la metà vede la partecipazione di esponenti di origine straniera. Nella fase dell’analisi dei bisogni e la successiva programmazione dei piani di zona (o altri servizi dedicati) vengono coinvolti in primo luogo le associazioni di/per stranieri (53,3%), quindi i mediatori culturali (26,6%) e i cittadini stranieri (20%). In riferimento ai consiglieri aggiunti, al momento della rilevazione (febbraio – maggio 2014), tale figura era prevista solo nel consiglio comunale di Lanciano ma non era presente neanche in questo comune. Nel consiglio comunale di Chieti, invece, sono presenti consiglieri di origine non italiana. Nel corso di attuazione del progetto “PAR.I” solo due comuni hanno comunicato la loro volontà di istituire la figura del consigliere aggiunto nei propri consigli comunali. Si tratta di un risultato importante pur non trascurando le criticità che contraddistinguono la reale capacità di rappresentanza dei consiglieri aggiunti. Da questo punto di vista, si potrebbe affermare che in provincia di Chieti, la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale - intendendo per partecipazione quel complesso di azioni volte ad incidere sulle decisioni che riguardano i partecipanti - assume, ad ogni evidenza, un carattere meramente simbolico. Il focus sulla realtà dell’associazionismo straniero (che potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel processo di promozione sociale e culturale dei migranti nella società che li ospita) ha messo in evidenza la marginalità di cui questo soggetto sociale soffre in termini di risorse economiche, di rappresentanza istituzionale, di partecipazione nei processi decisionali, di riconoscimento politico. In particolare, ha consentito di precisare la radicalizzazione dell’idea che legge il migrante come soggetto passivo e destinatario passivo di politiche pensate ed attuate da altri per lui, salvo rare eccezioni (per esempio, quando le istituzioni locali cooptano le associazioni stesse nella loro struttura). Per converso, proprio il decentramento e l’autonomia dei poteri locali potrebbe veder semplificata e alleggerita la propria azione negli ambiti specifici rivolti agli stranieri, riconoscendo alle associazioni il ruolo di mediazione fra le istituzioni e le comunità che rappresentano. Ma il fatto che ciò non avvenga (o avvenga in modo sporadico ed episodico) documenta che quest’area è ancora restia a promuovere relazioni fra vecchi e nuovi residenti e, pur non escludendo l’apertura a prassi che mescolano insieme preclusioni e concordanze, frizioni e distensioni non sembra ancora riconoscere il ruolo formativo e non solo aggiuntivo o oppositivo delle presenze straniere.

Partecipazione sì, partecipazione no: lo scarso grado di coinvolgimento degli immigrati alle decisioni della vita pubblica in provincia di Chieti

LANNUTTI, VITTORIO;
2015-01-01

Abstract

Il paper che si intende presentare è il risultato del progetto “PAR.I. – Partecipazione per l’Integrazione" (FEI 2007-2013), coordinato dalla Prefettura UTG di Chieti e realizzato in rete con i comuni della provincia. Il progetto PAR.I. si proponeva di individuare strategie condivise con gli enti locali per favorire la partecipazione dei migranti alla vita pubblica privilegiando il coinvolgimento degli stessi nei processi di analisi dei fabbisogni territoriali (ricerca partecipata) e nella programmazione integrata dei servizi (documento di proposta). Le azioni principali sono state: 1) Indagine di ricerca per rilevare lo stato di rappresentanza degli immigrati (soprattutto di seconda generazione) nei comuni della Provincia di Chieti, nonché la loro partecipazione alla programmazione dei servizi e alla vita pubblica; 2) La creazione della “task force G2”, un gruppo di esperti autoctoni e migranti di seconda generazione, che continua a lavorare quale organismo consultivo del consiglio territoriale per l’immigrazione, facendosi portavoce dei bisogni e promotore di proposte per migliorare la qualità dell’integrazione a livello provinciale. La ricerca ha rilevato che l’associazionismo dei/per migranti nei Comuni della provincia sembra colpito da pesante disaffezione. Le principali criticità riguardano: la percezione del disimpegno dei Comuni nei confronti degli immigrati, rafforzato anche dalla scarsità dei finanziamenti erogati a supporto della loro attività; la gestione delle associazioni, spesso affidata ad un unico soggetto; la mancanza sia di un piano di coordinamento regionale, sia di un referente sulle politiche migratorie presso la Regione. Tuttavia, gli elementi virtuosi non mancano, dato che alcune associazioni, quantunque non sostenute dagli Enti locali, svolgono attività di supporto all’inserimento dei cittadini stranieri, facendo perno su forme di autofinanziamento. Di particolare interesse risulta anche l’analisi dei dati relativi agli strumenti di rappresentanza e partecipazione degli stranieri alla vita pubblica. Gli strumenti generalmente utilizzati dalle amministrazioni locali per dare voce alle rappresentanze degli stranieri regolarmente presenti sul territorio sono le seguenti: - i tavoli di concertazione (58,3%) in cui vengono invitate le associazioni degli stranieri, in occasione della programmazione dei piani di zona; - le consulte di volontariato (16,6%) in cui partecipano anche le associazioni di/per gli stranieri e le consulte giovanili in cui ci sono membri di origine non italiana; - l’osservatorio locale (16,6%). I dati dimostrano che le consulte di volontariato sono presenti nel 45,5% dei Comuni della provincia di Chieti e vi sono esponenti di origine straniera nell’80% dei casi, mentre le consulte giovanili sono presenti nel 60% dei Comuni e solo la metà vede la partecipazione di esponenti di origine straniera. Nella fase dell’analisi dei bisogni e la successiva programmazione dei piani di zona (o altri servizi dedicati) vengono coinvolti in primo luogo le associazioni di/per stranieri (53,3%), quindi i mediatori culturali (26,6%) e i cittadini stranieri (20%). In riferimento ai consiglieri aggiunti, al momento della rilevazione (febbraio – maggio 2014), tale figura era prevista solo nel consiglio comunale di Lanciano ma non era presente neanche in questo comune. Nel consiglio comunale di Chieti, invece, sono presenti consiglieri di origine non italiana. Nel corso di attuazione del progetto “PAR.I” solo due comuni hanno comunicato la loro volontà di istituire la figura del consigliere aggiunto nei propri consigli comunali. Si tratta di un risultato importante pur non trascurando le criticità che contraddistinguono la reale capacità di rappresentanza dei consiglieri aggiunti. Da questo punto di vista, si potrebbe affermare che in provincia di Chieti, la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale - intendendo per partecipazione quel complesso di azioni volte ad incidere sulle decisioni che riguardano i partecipanti - assume, ad ogni evidenza, un carattere meramente simbolico. Il focus sulla realtà dell’associazionismo straniero (che potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel processo di promozione sociale e culturale dei migranti nella società che li ospita) ha messo in evidenza la marginalità di cui questo soggetto sociale soffre in termini di risorse economiche, di rappresentanza istituzionale, di partecipazione nei processi decisionali, di riconoscimento politico. In particolare, ha consentito di precisare la radicalizzazione dell’idea che legge il migrante come soggetto passivo e destinatario passivo di politiche pensate ed attuate da altri per lui, salvo rare eccezioni (per esempio, quando le istituzioni locali cooptano le associazioni stesse nella loro struttura). Per converso, proprio il decentramento e l’autonomia dei poteri locali potrebbe veder semplificata e alleggerita la propria azione negli ambiti specifici rivolti agli stranieri, riconoscendo alle associazioni il ruolo di mediazione fra le istituzioni e le comunità che rappresentano. Ma il fatto che ciò non avvenga (o avvenga in modo sporadico ed episodico) documenta che quest’area è ancora restia a promuovere relazioni fra vecchi e nuovi residenti e, pur non escludendo l’apertura a prassi che mescolano insieme preclusioni e concordanze, frizioni e distensioni non sembra ancora riconoscere il ruolo formativo e non solo aggiuntivo o oppositivo delle presenze straniere.
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