L’ordine del terrore dei campi di sterminio ha un precedente letterario: Blocchi di Ferndinand Bordewijk. Un romanzo all’interno del quale viene descritta una città totalitaria fatta solo di scatole cubiche e strade che si incrociano ad angolo retto. Un incubo urbano in cui lo «Stato negava tutti valori individuali, in primo luogo il valore dell’individuo. L’individuo interessava allo Stato per una cosa soltanto: la sua pericolosità per lo Stato. Allora lo Stato vedeva in lui un uomo. L’uomo era per lo Stato nient’altro che un nemico» (F. Bordewijk). La condizione umana di Blocchi era angosciante. Per l’introversione della città. Per il fatto che la cultura era messa al bando. Per le pene atroci cui erano sottoposti coloro che si ribellavano al regime. Per l’efficienza e la funzionalità cui tutto era sottomesso. Una condizione che, per alcuni versi, ha molte analogie con la città contemporanea. L’uomo nella città è sempre di più recluso in ambiti circoscritti. Recintati. Introversi. Gli spazi entro cui si muove sono sotto controllo. E ogni movimento è soggetto a ispezione costante. Nulla sfugge all’occhio vigile delle telecamere a circuito chiuso. È così per molte delle tipologie contemporanee . Dal centro commerciale a quello direzionale. Dalla stazione ferroviaria all’aeroporto. Dai villaggi turistici alle grandi hall degli alberghi. È il segno tangibile della progressiva erosione dello spazio pubblico in favore di quello privato.

Inurbano, inumano

CLEMENTE, Antonio Alberto
2005-01-01

Abstract

L’ordine del terrore dei campi di sterminio ha un precedente letterario: Blocchi di Ferndinand Bordewijk. Un romanzo all’interno del quale viene descritta una città totalitaria fatta solo di scatole cubiche e strade che si incrociano ad angolo retto. Un incubo urbano in cui lo «Stato negava tutti valori individuali, in primo luogo il valore dell’individuo. L’individuo interessava allo Stato per una cosa soltanto: la sua pericolosità per lo Stato. Allora lo Stato vedeva in lui un uomo. L’uomo era per lo Stato nient’altro che un nemico» (F. Bordewijk). La condizione umana di Blocchi era angosciante. Per l’introversione della città. Per il fatto che la cultura era messa al bando. Per le pene atroci cui erano sottoposti coloro che si ribellavano al regime. Per l’efficienza e la funzionalità cui tutto era sottomesso. Una condizione che, per alcuni versi, ha molte analogie con la città contemporanea. L’uomo nella città è sempre di più recluso in ambiti circoscritti. Recintati. Introversi. Gli spazi entro cui si muove sono sotto controllo. E ogni movimento è soggetto a ispezione costante. Nulla sfugge all’occhio vigile delle telecamere a circuito chiuso. È così per molte delle tipologie contemporanee . Dal centro commerciale a quello direzionale. Dalla stazione ferroviaria all’aeroporto. Dai villaggi turistici alle grandi hall degli alberghi. È il segno tangibile della progressiva erosione dello spazio pubblico in favore di quello privato.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
2005_INURBANO INUMANO_Clemente.pdf

accesso aperto

Tipologia: PDF editoriale
Dimensione 1.61 MB
Formato Adobe PDF
1.61 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11564/660584
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact