C’è una trama culturale che unisce il lavoro di Giancarlo De Carlo: i suoi schizzi, i disegni, i progetti, le realizzazioni, i piani, i programmi, i video e gli scritti sono tutte opere relazionali. Accuratamente relazionali. Che vanno ben oltre la nozione di contesto come attenzione allo spazio di prossimità, alla topologia, al radicamento e al genius loci. Ogni atto progettuale deve rispondere ad un fondamento etico preciso: aver cura del territorio e delle persone che lo abitano come aspetti strettamente connessi; e che non devono essere trattati separatamente. Pena l’ineffettualità di ogni progetto. L’aver cura è un orientamento all’azione che De Carlo ha praticato durante tutta la sua vita professionale. I suoi percorsi conoscitivi sono basati su traiettorie del pensiero, itinerari di riflessione, idee allo stato nascente piuttosto che su teorie vere e proprie: «raramente le mie riflessioni sono state teoriche. Semmai ho cercato di estrarre frammenti di teoria - o di modelli, piuttosto - dalla sperimentazione che conducevo progettando» (Giancarlo De Carlo). Ed è proprio questo il motivo per cui, per ricostruire una linea di ricerca, coerente e continua nel tempo, occorre un’opera di selezione nell’ambito di questi “frammenti di teoria”. Un’opera che sappia identificare le principali famiglie di concetti chiave che tengano insieme l’aver cura del territorio e delle persone che lo abitano. In tal senso molte sono le possibili direzioni dell’indagine. Tre le principali. La prima: non c’è luogo senza lettura del territorio. Un’altra riguarda il superamento della dimensione urbana come campo privilegiato della riflessione progettuale. La terza concerne il ruolo e le responsabilità dell’architetto.

Contesto e cura del territorio

CLEMENTE, Antonio Alberto
2010-01-01

Abstract

C’è una trama culturale che unisce il lavoro di Giancarlo De Carlo: i suoi schizzi, i disegni, i progetti, le realizzazioni, i piani, i programmi, i video e gli scritti sono tutte opere relazionali. Accuratamente relazionali. Che vanno ben oltre la nozione di contesto come attenzione allo spazio di prossimità, alla topologia, al radicamento e al genius loci. Ogni atto progettuale deve rispondere ad un fondamento etico preciso: aver cura del territorio e delle persone che lo abitano come aspetti strettamente connessi; e che non devono essere trattati separatamente. Pena l’ineffettualità di ogni progetto. L’aver cura è un orientamento all’azione che De Carlo ha praticato durante tutta la sua vita professionale. I suoi percorsi conoscitivi sono basati su traiettorie del pensiero, itinerari di riflessione, idee allo stato nascente piuttosto che su teorie vere e proprie: «raramente le mie riflessioni sono state teoriche. Semmai ho cercato di estrarre frammenti di teoria - o di modelli, piuttosto - dalla sperimentazione che conducevo progettando» (Giancarlo De Carlo). Ed è proprio questo il motivo per cui, per ricostruire una linea di ricerca, coerente e continua nel tempo, occorre un’opera di selezione nell’ambito di questi “frammenti di teoria”. Un’opera che sappia identificare le principali famiglie di concetti chiave che tengano insieme l’aver cura del territorio e delle persone che lo abitano. In tal senso molte sono le possibili direzioni dell’indagine. Tre le principali. La prima: non c’è luogo senza lettura del territorio. Un’altra riguarda il superamento della dimensione urbana come campo privilegiato della riflessione progettuale. La terza concerne il ruolo e le responsabilità dell’architetto.
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