Le molteplici dimensioni urbane in cui prendono vita le relazioni umane sono fatte di strade, piazze ed edifici, ma anche di muri, cartelloni pubblicitarie bidonville autocostruite. Lo spazio urbano è sinonimo di vitalità e dinamismo grazie ai continui mutamenti delle sue qualità formali e simboliche e alla sua capacità di attirare e accogliere funzioni e desideri. Tuttavia, negli ultimi anni e in modo pressoché diffuso e generalizzato, assistiamo a un graduale e inarrestabile ridimensionamento degli ambiti e delle qualità caratteristiche dell’ambiente urbano: da spazio essenziale per l’esistenza collettiva attraverso cui le diverse forze sociali s’incontrano e dialogano anche in maniera conflittuale, si è trasformato in un agglomerato di enclave autoescludenti. L’invadenza dei veicoli, il ridimensionamento della sfera comune, la scomparsa di politiche per le residenze sociali e l’affermazione di un’edilizia privata puramente speculativa, hanno aggravato ed esteso le condizioni di degrado di molte periferie cittadine. Il fenomeno del graffitismo e della street art si inserisce con forza in questo complesso magma di forze opposte. Combattuto in quanto ritenuto atto vandalico, è ora studiato come espressione artistica consolidata in grado di innescare dinamiche positive. Le reazioni contrastanti che il graffito genera nell’opinione pubblica sono specchio di scontri profondi che vedono contrapporsi istanze differenti quali controllo sociale ed emancipazione individuale, comunicazione commerciale e controcultura, per arrivare alla famosa dialettica evidenziata da De Certeau tra strategie e tattiche. Le opere di street art, soprattutto quando partono dal basso e sfruttano la dirompente forza simbolica del colore, rappresentano una prassi straordinaria e poetica attraverso cui la collettività affronta le disuguaglianze e proietta nello spazio la ricerca di una propria identità culturale e sociale. L’architettura della città, invasa dai colori degli artisti di strada, dimostra come possa superare i problemi funzionali o superficialmente estetici per innescare invece un confronto sociale aperto e stimolante. Il saggio si muove alla scoperta delle forme d’uso spontaneo dell’ambiente collettivo e delle azioni informali attraverso cui i cittadini si riappropriano dello spazio. Un percorso che punta a individuare alcune delle migliori esperienze in campo internazionale come l’ambizioso Favela Painting Project presso la comunità di Santa Marta a Rio de Janeiro, l’accesa colorazione di strade e case di Vila Brasilanda a San Paolo e l’intervento cromatico di riconversione dei vecchi blocchi abitativi a Tirana. Questi interventi ci consentono di comprendere come il colore, attraverso azioni effimere e sistemi apparentemente deboli di trasformazione, possa agire in modo proficuo e innovativo sulla riqualificazione dello spazio urbano degradato.

Colori nelle città: street art e riqualificazione urbana

CAFFIO, Giovanni
2013-01-01

Abstract

Le molteplici dimensioni urbane in cui prendono vita le relazioni umane sono fatte di strade, piazze ed edifici, ma anche di muri, cartelloni pubblicitarie bidonville autocostruite. Lo spazio urbano è sinonimo di vitalità e dinamismo grazie ai continui mutamenti delle sue qualità formali e simboliche e alla sua capacità di attirare e accogliere funzioni e desideri. Tuttavia, negli ultimi anni e in modo pressoché diffuso e generalizzato, assistiamo a un graduale e inarrestabile ridimensionamento degli ambiti e delle qualità caratteristiche dell’ambiente urbano: da spazio essenziale per l’esistenza collettiva attraverso cui le diverse forze sociali s’incontrano e dialogano anche in maniera conflittuale, si è trasformato in un agglomerato di enclave autoescludenti. L’invadenza dei veicoli, il ridimensionamento della sfera comune, la scomparsa di politiche per le residenze sociali e l’affermazione di un’edilizia privata puramente speculativa, hanno aggravato ed esteso le condizioni di degrado di molte periferie cittadine. Il fenomeno del graffitismo e della street art si inserisce con forza in questo complesso magma di forze opposte. Combattuto in quanto ritenuto atto vandalico, è ora studiato come espressione artistica consolidata in grado di innescare dinamiche positive. Le reazioni contrastanti che il graffito genera nell’opinione pubblica sono specchio di scontri profondi che vedono contrapporsi istanze differenti quali controllo sociale ed emancipazione individuale, comunicazione commerciale e controcultura, per arrivare alla famosa dialettica evidenziata da De Certeau tra strategie e tattiche. Le opere di street art, soprattutto quando partono dal basso e sfruttano la dirompente forza simbolica del colore, rappresentano una prassi straordinaria e poetica attraverso cui la collettività affronta le disuguaglianze e proietta nello spazio la ricerca di una propria identità culturale e sociale. L’architettura della città, invasa dai colori degli artisti di strada, dimostra come possa superare i problemi funzionali o superficialmente estetici per innescare invece un confronto sociale aperto e stimolante. Il saggio si muove alla scoperta delle forme d’uso spontaneo dell’ambiente collettivo e delle azioni informali attraverso cui i cittadini si riappropriano dello spazio. Un percorso che punta a individuare alcune delle migliori esperienze in campo internazionale come l’ambizioso Favela Painting Project presso la comunità di Santa Marta a Rio de Janeiro, l’accesa colorazione di strade e case di Vila Brasilanda a San Paolo e l’intervento cromatico di riconversione dei vecchi blocchi abitativi a Tirana. Questi interventi ci consentono di comprendere come il colore, attraverso azioni effimere e sistemi apparentemente deboli di trasformazione, possa agire in modo proficuo e innovativo sulla riqualificazione dello spazio urbano degradato.
2013
978-88-387-6241-3
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